Non era facile superare Berlusconi, quando nel 2010 andò a
Gerusalemme a prostrarsi in adorazione davanti ai nazisti sionisti
accolto dalle ovazioni della Knesset, il parlamento israeliano. Non era
facile, ma cinque anni dopo il nuovo duce Matteo Renzi ci è riuscito
abbondantemente, con la sua visita di Stato di due giorni in Israele, la
prima di un capo di Stato dopo la firma dell'accordo con l'Iran sul
nucleare. Una visita per rassicurare il boia Netanyahu che malgrado
quell'accordo che egli considera “un patto col diavolo” l'Occidente sta
sempre dalla parte di Israele e lo difenderà in eterno come parte
integrante di se stesso. Ma soprattutto per confermare e rafforzare il
“legame speciale” tra Israele e l'Italia a tutti i livelli – politico,
militare e commerciale – già stretto da Berlusconi, consolidato dai
governi Letta e Monti e da oggi innalzato da Renzi a vera e propria
religione di Stato dell'Italia imperialista, con la sua dichiarazione
d'amore incondizionato a Israele e al suo duce Netanyahu che ha fatto il
22 luglio davanti alla Knesset, ricevendone non a caso in cambio
ovazioni raramente tributate ad altri capi di Stato.
E non è esagerato parlare di religione, dato che è proprio con immagini e
riferimenti religiosi che il premier italiano ha esordito rivolgendosi
al parlamento sionista, parlando di Gerusalemme, “che evoca emozioni e
brividi solo a nominarla”, e del “salmo che ci trasmette l'immagine
delle tribù che salgono verso il Tempio cantando la gioia di avvicinarsi
nella città santa e lodando il nome del Signore”; della Bibbia, che
“sottolinea anche come a Gerusalemme fossero posti 'i seggi del
giudizio, i seggi della casa di Davide'”; e quindi del suo
“pellegrinaggio” a Gerusalemme, che è “anche un pellegrinaggio laico”,
quello che “si compie visitando la Vostra assemblea”: con ciò sposando
surrettiziamente, senza averne nessun mandato del parlamento italiano, e
in pieno contrasto con tutte le risoluzioni dell'Onu, la tesi
annessionista del governo di Tel Aviv che rivendica Gerusalemme occupata
con la guerra del 1967 come la capitale storica di Israele fino dai
tempi del re Davide.
Renzi esalta il mito dell'“eterno Israele”
E che questa non sia un'interpretazione azzardata delle sue parole lo
conferma un altro passaggio del suo discorso, quando proclamando la sua
adesione al progetto “Due Stati per Due popoli”, e rivendicando in
questo ambito “il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale”
(mentre per quello palestinese, significativamente, ha concesso solo
“il diritto all'autodeterminazione”), Renzi ha proferito queste parole
che hanno scatenato un tifo da stadio nella sala: “L'esistenza dello
Stato d'Israele non è una gentile concessione della comunità
internazionale dopo la Shoah. L'esistenza di Israele precede di secoli
ogni accordo internazionale. E lo Stato Israele esiste nonostante
l'Olocausto”. Il che non è altro che la tesi da sempre sostenuta dai sionisti per giustificare l'invasione della Palestina - strappata con la forza alle popolazioni arabe colà residenti da secoli per fondare lo Stato illegale di Israele - secondo la quale quei territori spetterebbero di diritto divino solo agli ebrei in quanto donati loro direttamente da Dio millenni fa.
l'Olocausto”. Il che non è altro che la tesi da sempre sostenuta dai sionisti per giustificare l'invasione della Palestina - strappata con la forza alle popolazioni arabe colà residenti da secoli per fondare lo Stato illegale di Israele - secondo la quale quei territori spetterebbero di diritto divino solo agli ebrei in quanto donati loro direttamente da Dio millenni fa.
Con ciò Renzi, quindi, fa suo e proclama a tutto il mondo il mito
sionista dell' “eterno Israele”, che è sempre esistito e sempre esisterà
al di là della storia e dei tempi. Nemmeno Berlusconi si era spinto
tanto oltre, e anche in questo, come in tante altre cose, l'allievo di
Rignano sull'Arno dimostra di aver superato il suo stesso maestro di
Arcore. Tant'è vero che, trascinato dalla sua stessa retorica
messianica, si è spinto fino a tirare addirittura in ballo la propria
famiglia, legandone il destino a quello dello Stato sionista: “Qualcuno –
ha proseguito infatti il premier - oggi prova ancora a mettere in
dubbio il diritto all'esistenza di questo Stato. Per tutto quello che ci
siamo detti fino ad adesso appare chiaro a tutti e a ciascuno che voi
non avete semplicemente il diritto a esistere. Voi avete il DOVERE di
esistere. Il dovere di esistere, il dovere di resistere, il dovere di
tramandare ai vostri figli, ma anche ai miei tre figli. Francesco,
Emanuele, Ester. E noi saremo sempre al vostro fianco in questa sfida”.
A sottolineare questo destino messianico di Israele, e per legarlo
storicamente all'Italia in modo da giustificare il “rapporto speciale”
che lo stesso Netanyahu ha voluto rimarcare (chiamato familiarmente
“dear Bibi” da Renzi, mentre costui lo ricambiava con ripetuti “caro
Matteo”), il nuovo duce si è perfino reinventato la storia del nostro
Paese, e in particolare quella della lotta di Liberazione dal
nazifascismo, coll'esaltare il presunto contributo alla Resistenza della
fantomatica “brigata ebraica” (quella che cerca sempre di entrare
provocatoriamente nei cortei del 25 Aprile inalberando la bandiera
sionista), e omaggiando con un colpo ad effetto uno dei suoi vecchi
reduci fatto venire appositamente in aula, inchinandosi a lui per essere
venuto “a combattere in Italia per liberarci” e per aver deciso di
“rischiare la vita – ciò che ha di più prezioso – per la libertà di
persone sconosciute: mio nonno, di mio padre, la mia libertà, quella dei
miei figli e dei figli dei miei figli”. Stando alla sua retorica da
imbonitore da fiera, insomma, l'Italia non è stata liberata dai
partigiani e dal popolo in armi, ma nientemeno che dalla “brigata
ebraica”!
Renzi: “Basta con il boicottaggio di Israele”
Il “rapporto speciale” tra i due Paesi esaltato da Renzi e Netanyahu si
traduce naturalmente anche in una quantità di accordi, palesi o
segreti, di tipo commerciale, militare e di ricerca scientifica
(militare inclusa) che il premier italiano è venuto a rafforzare,
visitando l'Università di Tel Aviv ed esaltando nel suo discorso gli
accordi tra le università israeliane e quelle italiane. In questo
quadro, per rispondere a pappagallo all'invettiva del premier israeliano
che aveva detto (in italiano) “basta con il boicottaggio”, in
riferimento alla campagna internazionale di boicottaggio dei prodotti
israeliani, il nuovo duce ha richiamato un altro applauso a scena aperta
della sala sentenziando: “Sono stato accolto dalla firma di accordi di
cooperazione con alcune università italiane e ho assistito a un bel
dibattito dal titolo 'I Cube: Italy, Israel, Innovation. From knowledge
to growth'. Anche per questo dico che chi pensa di boicottare Israele
non si rende conto di boicottare se stesso. Possiamo avere opinioni
legittimamente diverse su singoli eventi o specifici accadimenti, è
accaduto e sicuramente continuerà ad accadere come è normale nella
storia quotidiana di un'amicizia, ma sappia la Knesset che l'Italia sarà
sempre in prima linea per la collaborazione, mai per il boicottaggio”.
Ma dove Renzi ha toccato l'apice del suo diluvio di sviolinate alle
orecchie dei nazisti sionisti della Knesset è stato sul tema del “nemico
comune” rappresentato dal “terrorismo”, con in prima fila lo Stato
islamico, ma includente anche organizzazioni armate antisioniste come i
palestinesi di Hamas e i libanesi di Hezbolla. In questo quadro Renzi ha
esaltato le truppe italiane, che “sono impegnate giorno dopo giorno in
Libano, in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo e lo saranno ovunque si
renderà necessario partecipare insieme alla coalizione internazionale in
operazioni finalizzate a fermare la barbarie. Perché di questo si
tratta: una lotta contro la barbarie, uno scontro senza quartiere tra
una minoranza di estremisti violenti e la stragrande maggioranza di
quanti credono nei valori del dialogo e della civiltà”. E ha promesso ai
nazisti di Tel Aviv che (noi italiani, ndr) “non smetteremo mai, un
solo istante, di combattere dalla parte giusta. Insieme a voi,
naturalmente. Insieme ai nostri storici alleati e amici Stati Uniti
d'America, punto di riferimento indispensabile per intere generazioni
negli sforzi di pace del mondo”.
In questa guerra santa alla “barbarie” ha reclutato anche i “vostri
vicini arabi, in particolar modo quelli moderati”, come Giordania ed
Egitto: “Noi siamo ancora più a fianco del governo egiziano per
affrontare le sfide che ci attendono”, ha aggiunto a questo proposito
rammentando il recente attentato islamico all'ambasciata italiana del
Cairo ed esaltando implicitamente il suo asse privilegiato col dittatore
egiziano Al Sisi, alleato anche di Israele.
Italia e Occidente sempre al fianco di Israele
Quanto al recente accordo con l'Iran, che pure ha dovuto difendere,
visto il ruolo svolto dalla Mogherini nelle trattative e gli interessi
commerciali dell'Italia in gioco in quel Paese, Renzi si è affrettato a
rassicurare il governo e il parlamento sionisti che “Insieme agli Stati
Uniti d'America noi riteniamo che questo accordo possa costituire un
compromesso utile a rendere meno insicura la regione. Vorrei essere
molto chiaro: non sarà mai possibile alcun compromesso in ordine al
futuro di Israele. E non lo facciamo per un atto di rispetto o di
generosità. Dobbiamo essere molto chiari e espliciti: la vostra
sicurezza è anche la nostra sicurezza”.
Anzi, citando il David di Michelangelo (simbolo della “vostra cultura
che è la nostra cultura”) a emblema della comune lotta contro il Golia
del “terrorismo islamico”, Renzi ha terminato il suo discorso tra gli
applausi dell'assemblea sionista ribadendo solennemente che “noi, popolo
italiano, governo italiano, abbiamo affetto riconoscenza e stima nei
vostri confronti, e vi diciamo anche, a testa alta, che se in alcune
circostanze non abbiamo le stesse opinioni su tutto, abbiamo la stessa
opinione su un fattore fondamentale: il vostro destino è il nostro
destino, la vostra sicurezza è la nostra sicurezza, insieme costruiremo
un mondo più giusto, più bello, più uguale”.
29 luglio 2015
Nessun commento:
Posta un commento