Alla Bridgestone di Modugno (Bari) c'era già stato un accordo capestro nel 2013, dove i lavoratori erano stati costretti a rinunciare ad alcuni voci del salario: mensa, mini-quattordicesima, premi di anzianità e zero infortuni, e incentivi sulla produttività a cottimo”. Su un salario medio gli operai avevano già perso 400 euro. In base al nuovo piano presentato dalla multinazionale giapponese Bridgestone , adesso dovranno rinunciare, a seconda dei casi, anche ad ulteriori 200/300 euro.
“Ci stanno togliendo tutti i diritti – gridano nell’assemblea tenutasi ai cancelli della fabbrica – in alternativa possiamo andare via, in maniera incentivata: siamo perennemente sotto ricatto”. Non solo. Sono stati confermati 187 esuberi (196 secondo altre fonti).
Nel 2013 nello stabilimento di Modugno, c’erano 950
lavoratori. Dopo l’accordo un centinaio hanno accettato gli incentivi
proposti dall’azienda e sono usciti dall’organico entro il dicembre
2013, altri 200 sono andati via entro il dicembre 2014. Un prassi che
viene definita “mobilità volontaria incentivata” ed è stata applicata
per i lavoratori Bridgestone di Modugno di anno in anno fino al 2015,
data in cui l’intesa, come abbiamo visto, è stata ridiscussa. Entro
l’anno la multinazionale giapponese conta di aver ridotto i lavoratori a
sole 377 unità.
I sindacati stanno in queste ore definendo i
dettagli logistici e l'organizzazione del voto per un referendum su
questo ennesimo accordo-capestro. La protesta operaia è esplosa
nell’assemblea di ieri, quando si vengono a conoscere i dettagli del
piano della Bridgestone per ridurre ulteriormente i costi del lavoro.
L'azienda pretende ancora tagli agli stipendi con l'eliminazione degli
scatti di anzianità, dei superminimi, delle maggiorazioni sui turn
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