"Pur di bloccare le ambizioni dei curdi di creare un proprio
territorio autonomo nel Nord della Siria, il presidente turco Recep
Tayyip Erdogan ora è determinato addirittura ad allearsi con la filiale
siriana di Al Qaeda". E’ l’accusa lanciata da Mustafa Bali, portavoce
delle Unità a Difesa del Popolo (Ypg), la milizia curda che lotta contro
lo Stato Islamico e gli altri gruppi islamisti sunniti nel nord della
Siria, il quale condanna i piani di Ankara di creare una safe zone, una
"zona di sicurezza" nel Nord della Siria.
A intervistare Bali, che si trova a Kobane, città a maggioranza curda liberata a gennaio scorso dopo un lungo assedio dei jihadisti dell'Isis e più volte colpita in seguito dalle autobomba e dagli attacchi dei fondamentalisti, è l’agenzia Askanews.
Le operazioni militari appena lanciate dall'esercito turco contro le milizie jihadiste dello Stato Islamico (Isis) oltre il confine con la Siria sono "una farsa turca" che hanno obiettivi assai diversi rispetto a quelli dichiarati: in primis "colpire i curdi", afferma Bali, che non cita le mire territoriali turche in Siria e l’obiettivo di sostituire il governo Assad con uno più collaborativo.
Il vero obiettivo sarebbe bloccare la creazione di un territorio autonomo dei curdi siriani, separando due cantoni del Rojava da loro controllate. La zona indicata per la creazione della cosiddetto "zona cuscinetto" voluta da Ankara è lunga alcune decine di chilometri, parte da Kobane a Est e arriva ad Afrin a Ovest. "Si tratta di una zona mista controllata dall'Isis e abitata da curdi, arabi e turcomanni", afferma Bali, secondo cui finora l'esercito turco ha "bombardato solamente villaggi curdi".
"Dopo aver capito che l'Isis non è un partner vincente - prosegue il portavoce di Ypg, che accusa senza mezzi termini Ankara di connivenza con l'Isis - Erdogan punta ora sulla carta dei qaedisti, definendoli 'opposizione moderata'" al regime di Bashar al Assad. Un quadro che non corrisponde a realtà, secondo l'esponente curdo. "Intanto non esiste un'opposizione moderata, basti pensare che gli Usa dopo tre anni non sono riusciti a reclutare più di 60 combattenti da addestrare contro Damasco", argomenta Bali, spiegando che "oggi la cosiddetta opposizione moderata è composta da soli gruppi terroristi di stampo islamista come il Fronte al Nusra, Jeish al Fatah, Beit al Islam e Ahrar al Sham". Insomma gruppi islamisti "che in comune con Erdogan hanno l'avversione per i curdi".
Quindi "non capiamo la politica di Washington", che pare tacitamente assecondare il piano di Ankara per la creazione della zona cuscinetto, afferma il portavoce delle Ypg, sottolineando che "sarà difficile che gli americani possano accettare un'alleanza con terroristi islamici camuffati da opposizione siriana". In realtà – Bali non può non saperlo - Washington lo ha fatto nella prima fase della destabilizzazione della Siria e dell’Iraq, sostenendo, finanziando e armando alcuni gruppi fondamentalisti nel tentativo di disarcionare il regime di Damasco e tollerando la crescita dell’allora Isil, prima che prendesse forma un Califfato eccessivamente ingombrante e autonomo rispetto agli interessi di Washington nell’area.
Tuttavia, "le forze curde non cambiano strategia: noi combattiamo i terroristi a prescindere dal nome che portano, che sia Isis o al Qaida. In fondo il Fronte al Nusra ha cominciato a sgozzare la gente prima di quelli del Califfato nero" ricorda il portavoce delle milizie popolari curde.
A intervistare Bali, che si trova a Kobane, città a maggioranza curda liberata a gennaio scorso dopo un lungo assedio dei jihadisti dell'Isis e più volte colpita in seguito dalle autobomba e dagli attacchi dei fondamentalisti, è l’agenzia Askanews.
Le operazioni militari appena lanciate dall'esercito turco contro le milizie jihadiste dello Stato Islamico (Isis) oltre il confine con la Siria sono "una farsa turca" che hanno obiettivi assai diversi rispetto a quelli dichiarati: in primis "colpire i curdi", afferma Bali, che non cita le mire territoriali turche in Siria e l’obiettivo di sostituire il governo Assad con uno più collaborativo.
Il vero obiettivo sarebbe bloccare la creazione di un territorio autonomo dei curdi siriani, separando due cantoni del Rojava da loro controllate. La zona indicata per la creazione della cosiddetto "zona cuscinetto" voluta da Ankara è lunga alcune decine di chilometri, parte da Kobane a Est e arriva ad Afrin a Ovest. "Si tratta di una zona mista controllata dall'Isis e abitata da curdi, arabi e turcomanni", afferma Bali, secondo cui finora l'esercito turco ha "bombardato solamente villaggi curdi".
"Dopo aver capito che l'Isis non è un partner vincente - prosegue il portavoce di Ypg, che accusa senza mezzi termini Ankara di connivenza con l'Isis - Erdogan punta ora sulla carta dei qaedisti, definendoli 'opposizione moderata'" al regime di Bashar al Assad. Un quadro che non corrisponde a realtà, secondo l'esponente curdo. "Intanto non esiste un'opposizione moderata, basti pensare che gli Usa dopo tre anni non sono riusciti a reclutare più di 60 combattenti da addestrare contro Damasco", argomenta Bali, spiegando che "oggi la cosiddetta opposizione moderata è composta da soli gruppi terroristi di stampo islamista come il Fronte al Nusra, Jeish al Fatah, Beit al Islam e Ahrar al Sham". Insomma gruppi islamisti "che in comune con Erdogan hanno l'avversione per i curdi".
Quindi "non capiamo la politica di Washington", che pare tacitamente assecondare il piano di Ankara per la creazione della zona cuscinetto, afferma il portavoce delle Ypg, sottolineando che "sarà difficile che gli americani possano accettare un'alleanza con terroristi islamici camuffati da opposizione siriana". In realtà – Bali non può non saperlo - Washington lo ha fatto nella prima fase della destabilizzazione della Siria e dell’Iraq, sostenendo, finanziando e armando alcuni gruppi fondamentalisti nel tentativo di disarcionare il regime di Damasco e tollerando la crescita dell’allora Isil, prima che prendesse forma un Califfato eccessivamente ingombrante e autonomo rispetto agli interessi di Washington nell’area.
Tuttavia, "le forze curde non cambiano strategia: noi combattiamo i terroristi a prescindere dal nome che portano, che sia Isis o al Qaida. In fondo il Fronte al Nusra ha cominciato a sgozzare la gente prima di quelli del Califfato nero" ricorda il portavoce delle milizie popolari curde.
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