martedì 10 aprile 2012

pc 10 aprile - Il piano segreto per Termini Imerese, la Regione in società con Dr Motor

Mentre gli operai ex Fiat e non ancora Dr Motor oltre l’inverno hanno anche visto la primavera senza lavoro, senza pensione e senza stipendio il presidente della Regione, Lombardo, attualmente sotto inchiesta per scambio di voto mafioso, con una forte operazione di immagine, prova a raccogliere voti tra tutti i settori compreso quello degli operai, reinventandosi “investimenti produttivi” che fino a qualche tempo era tabù solo parlarne. Ma nei momenti di necessità i politici (e i padroni) sanno come andare “in deroga”…

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ENZO Emanuele, ex ragioniere generale della Regione e neopresidente dell'Irfis, ammette: «Al momento è un'ipotesi, ma esiste». E l'ipotesi, da sola, porta a uno scenario del tutto nuovo per la soluzione della vertenza Fiat-Dr Motor, che tiene in ansia 1.600 lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese rimasti senza impiego: un ingresso della Regione nel capitale dell'azienda molisana in difficoltà economica.

Un'operazione complessa, quella allo studio dei tecnici di Palazzo d'Orleans e dell'assessorato all'Economia, che vede al centro una delle società partecipate della Regione, forse la più discussa: la Cape Regione Siciliana di Simone Cimino, il finanziere agrigentino che aveva già presentato un piano per rilevare la fabbrica di Termini, dove avrebbe voluto produrre auto elettriche. I progetti di Cimino sono naufragati nella scorsa primavera, con l'arresto dell'imprenditore, definito il principe del "private equity".

Ora la Regione, proprio attraverso l'Irfis, è pronta a rilevare le quote in mano a Cimino (il 51 per cento). «C'è già un atto preliminare di vendita», conferma Emanuele. Ma ci sarebbe un ostacolo, nella procedura di cessione delle quote: la Cape spa, la società attraverso cui Cimino controlla la partecipata siciliana, è attualmente sotto commissariamento da parte di Bankitalia. In ogni caso la trattativa è in stato avanzato, dice il presidente di Irfis. A dispetto del piano di dismissione e ridimensionamento delle società regionali varato dalla giunta.

Il fatto è che, con la Cape interamente di proprietà della Regione, Palazzo d'Orleans sarebbe libera di "puntellare" la Dr Motor di Di Risio, l'azienda chiamata a subentrare alla Fiat a Termini Imerese alle prese con una crisi che oggi mette a rischio anche il pagamento degli stipendi. Il passaggio di testimone tarda, e i sindacati esprimono sempre maggiore preoccupazione. La Dr Motor potrebbe trarre giovamento da nuovi investimenti, come fatto notare dieci giorni fa dall'amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri, che in visita a Palermo ha accennato all'esistenza «di soci minori interessati a un ingresso nel capitale della società».

Cape Sicilia, in pratica, potrebbe sostenere lo sbarco di Dr Motor a Termini attraverso la costituzione di un nuovo fondo mobiliare, sul modello di quello che ha permesso negli anni scorsi una serie di investimenti nell'Isola, in realtà poco fortunati: da T-link, la società che ha sospeso i collegamenti marittimi nel Tirreno, ad Ice Cube (produzione di ghiaccio nel territorio termitano). Emanuele dice che questa soluzione, per Termini, «è stata suggerita a Roma», confermando che è stata oggetto di discussione al tavolo ministeriale cui partecipano anche Invitalia e la Regione, e che tornerà a incontrarsi lunedì prossimo. Ma lo stesso Emanuele si mostra molto cauto: «Più che capitali pubblici, servirebbero risorse private».

Le perplessità, in realtà, avrebbero ragioni più profonde, che il presidente dell'Irfis ha messo nero su bianco rivolgendosi al presidente della Regione Raffaele Lombardo. Il governatore non sarebbe contrario a un intervento regionale per dare una mano a Dr Motor. Ma il dubbio è che un'operazione di tal fatta, che per alcuni osservatori meno giovani farebbe dell'Irfis una Sofis del Terzo millennio - rilanciando a sorpresa il ruolo della Regione imprenditrice - cozzerebbe con i divieti dell'Ue sugli aiuti di Stato. Potrebbe configurarsi, insomma, una violazione delle norme sulla libera concorrenza.
L'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, dice di saperne poco: «Sì, ho sentito parlare di quest'ipotesi ma onestamente non sono molto informato». Parole che la dicono lunga sul suo grado di condivisione di questa strategia: «Beh, qualche perplessità ce l'ho», taglia corto Venturi.

da repubblica/palermo 28 marzo 2012

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