mercoledì 17 giugno 2015
pc 17 giugno - Ancora sulla aggressione fascista a Firenze - Collettivo scienze politiche
Aggressione fascista: alcune precisazioni su antifascismo e ipocrisie della "sinistra"
Collettivo Scienze Politiche Firenze
Mentre Susanna Camusso si faceva intervistare dal direttore del quotidiano di Confindustria Il Sole24Ore, quattro studenti tra i 15 e i 21 anni, militanti della Rete degli Studenti Medi e dell’Unione degli Universitari, venivano aggrediti in pieno centro da un gruppo di fascisti.
Non possiamo non esprimere piena solidarietà agli studenti vittime di questo ennesimo episodio di violenza squadrista nella nostra città, che non solo testimonia la vigliaccheria dei suoi autori ma, mai come in questo caso, evidenzia almeno due questioni politiche sulle quali, al netto di polemiche e strumentalizzazioni, è bene prendere chiaramente posizione.
1. L’antifascismo non si delega.
Questa aggressione, come le altre che l’hanno preceduta, è il risultato diretto della presenza di ben tre covi fascisti a Firenze: il sedicente “centro sociale di destra” Casaggì, la sede politica dei “fascisti del terzo millennio” di Casapound, camuffata da innocua libreria di quartiere e, infine, la sede del gruppo
neonazista La Fenice, anch’essa mascherata da circolo culturale.
Una presenza evidentemente più che tollerata dalle istituzioni – democraticamente impegnate a garantire il diritto di espressione anche a gruppi dichiaratamente fascisti – ma accettata anche da una certa “sinistra democratica” che ha abbandonato, ormai da tempo, il terreno dell’antifascismo. Emblematico è il commento di uno dei ragazzi aggrediti, stupito perché a Firenze «di solito queste cose non accadono», dimenticando forse che nel 2011, proprio nella nostra città, il militante di Casapound Gianluca Casseri sparava e uccideva Samb Modou e Diop Mor, ferendo altri due lavoratori senegalesi. Una strage ricca di interrogativi ancora irrisolti a causa del pronto insabbiamento dell’inchiesta giudiziaria e del rifiuto da parte delle autorità di riconoscere la chiara e diretta responsabilità politica di Casapound. Forse non ci accorgiamo che gesta di questo tenore sono all’ordine del giorno a Firenze come in tutta Italia. Probabilmente ce ne accorgeremmo, se solo si avesse il coraggio di guardare oltre le anguste mura di certezze illusorie dentro cui ci rinchiudono i media ufficiali. Si pensi, inoltre, a quanto accaduto il 9 maggio 2013 quando un gruppo di compagni fu aggredito in piazza della Repubblica dai partecipanti a un’iniziativa indetta sempre da Casapound.
Ai fascisti viene garantita protezione, impunità ed un’ampia agibilità politica; come è emerso dalle inchieste romane, questo avviene spesso oltrepassando anche i canoni, già disgustosi, del sodalizio meramente politico con le forze parlamentari, arrivando a creare un substrato mafioso – l’ormai famoso “mondo di sotto” – capace di ritagliarsi spazi di profitto pilotando gli appalti pubblici e orchestrando la gestione dei migranti/carne-da-macello in campagna elettorale, incassando cifre a parecchi zeri nei conti correnti grazie alla speculazione sull’accoglienza. La “sinistra” istituzionale si limita a vuote celebrazioni di facciata, asserragliandosi dietro la retorica degli opposti estremismi e della difesa della legalità pur di non prendere posizione, mentre alcuni suoi esponenti di spicco partecipano al luculliano banchetto a base di mazzette, favori e promesse.
Invece, chi pensa alla lotta contro il fascismo come una pratica militante quotidiana, mobilitandosi concretamente per la chiusura dei loro covi, subisce la gogna della criminalizzazione, le denunce, i processi e le cariche della polizia. Non è un caso che proprio in occasione della contestazione da parte dei collettivi studenteschi autorganizzati all’ex magistrato Giancarlo Caselli – ospite di un’iniziativa elettorale di Udu-Sinistra Universitaria al Polo di Novoli – il Direttore della Scuola di Giurisprudenza prof. Paolo Cappellini abbia dichiarato che in democrazia anche il capo di Casapound deve avere la possibilità di esprimersi in un’aula universitaria (vedi:
HTTP://VIDEO.CORRIEREFIORENTINO.CORRIERE.IT/CASELLI-NOVOLI-PROTESTE-BAVAGLI/89BA9F8A-C801-11E4-B977-76E0FF11FC6E
). Ecco, la violenza squadrista per le strade è anche responsabilità di chi intende tollerare gli intolleranti in virtù di un illuminismo del tutto fuori luogo. Noi non ascoltiamo questi cattivi maestri e crediamo che sia necessario negare con ogni mezzo necessario qualsiasi agibilità politica a chi predica violenza, razzismo e odio contro il diverso.
2. Antifascismo è anticapitalismo.
Il ruolo storico del fascismo, oggi come ieri, è quello di braccio armato della classe dominante. A maggior ragione in un contesto di crisi come quello attuale, concedere agibilità politica ai fascisti risulta particolarmente utile per aggredire i movimenti sociali e per depistare la rabbia delle classi popolari contro il falso nemico del lavoratore immigrato, trascinandole in una guerra tra poveri a tutto vantaggio delle politiche di macelleria sociale volute dai padroni. Pertanto, non è pensabile combattere il fascismo senza fare una netta scelta di campo anticapitalista. Ed è proprio su questo terreno che le contraddizioni, le ambiguità e i nodi della “sinistra” istituzionale vengono al pettine. Proprio mentre i suoi militanti di base subivano la vile aggressione, la Camusso strizzava l’occhio a Confindustria, mostrandosi disponibile a trattare un nuovo modello contrattuale basato sul famigerato “Modello Marchionne” (vedi:
HTTP://SINDACATOUNALTRACOSA.ORG/2015/06/15/LA-CGIL-DICE-SI-A-SQUINZI/
). Non bastavano i due precedenti Accordi di Rappresentanza, con cui le dirigenze dei sindacati confederali già avallavano nella sostanza tale modello, impedendo ai lavoratori di scegliere i propri rappresentanti sul posto di lavoro, limitando il diritto di sciopero ed emarginando il sindacalismo di base con la sua alternativa conflittuale. Non bastava la totale assenza di un’opposizione reale, nonostante le pressioni dal basso degli iscritti al sindacato, contro le riforme del lavoro e la macelleria sociale in questi lunghi anni di crisi, austerità, disoccupazione e precarizzazione. Né bastava, evidentemente, l’avallo sindacale della vergogna del contratto di lavoro gratuito ad Expo 2015.
Infine, come si può non ricollegare l’aggressione di domenica con un altro episodio di squadrismo ben più grave, avvenuto il 19 maggio, quando il picchetto dei facchini iscritti al S.I. Cobas, in sciopero davanti ai cancelli dell’SDA di Roma, è stato attaccato a colpi di spranghe, caschi e bottiglie da una squadraccia capeggiata da alcuni caporali e dirigenti aziendali, con la complicità delle forze di polizia presenti. La reazione dei dirigenti confederali (FILT-CGIL, FIT-CISL e UIL Trasporti) di giustificare l’accaduto, bollando come «atto squadrista» non l’aggressione a mano armata ma il picchetto degli iscritti ad un sindacato “rivale”, è paradossale solo in apparenza (vedi:
HTTP://CLASHCITYWORKERS.ORG/DOCUMENTI/ANALISI/2009-SDA-ROMA-FASCISMO-SINDACATO.HTML
).
Infatti, dopo decenni di concertazione, le burocrazie dei sindacati confederali hanno preferito barattare la difesa dei diritti del lavoro e dei propri iscritti con la gestione di sacche residue di potere burocratico, ritagliandosi un ruolo di cinghia di trasmissione delle politiche padronali. Non stupisce, allora, che gli ospiti d’onore delle “Giornate del Lavoro” fiorentine fossero personaggi del calibro di Oscar Farinetti e del ministro Poletti… Un altro passo in avanti verso la costruzione di un sindacato autoritario e neo-corporativo, che trova proprio nel ventennio fascista il suo precedente storico.
Appaiono, allora, sterili e vuoti gli accorati appelli a «mantenere alta la bandiera dell’antifascismo» da parte di chi, nei fatti, opera per dividere la classe lavoratrice e per avallare l’autoritarismo e il fascismo che avanza nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni e nella società tutta. Al contrario, nel ribadire la nostra solidarietà agli studenti aggrediti domenica, così come a tutte le vittime della violenza squadrista, invitiamo tutti a mantenere alta la vigilanza su questi problemi, con la consapevolezza che per sconfiggere il fascismo è necessario lottare contro il sistema economico e sociale che lo ha generato.
COLLETTIVO POLITICO SCIENZE POLITICHE
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