venerdì 25 settembre 2015

pc 25 settembre - Renzi, i gufi e la crisi: una fissazione condita da tweet scemi

Un episodio, tra i tantissimi forniti quotidianamente dalla cronaca di questa lunghissima crisi “economica”, conferma il dato di fondo riconosciuto oramai a livello mondiale, che invece l’attuale primo ministro del governo italiano Renzi fa finta di non vedere, anzi, ad ogni zero virgola positivo di qualche cosa nell’economia italiana, imita, se possibile in peggio, il suo predecessore, Letta che ha inaugurato i messaggini tweet per farsi i complimenti da solo.

Quello di ieri di Renzi, che oramai a proposito o a sproposito tira in ballo i “gufi”, riguarda il presunto miglioramento degli ordinativi delle industrie (che, sia detto di passaggio, adesso subiranno un altro tracollo a causa dello “scandalo” Volkswagen, visto che l’unica industria che “tira” in Italia in questo momento è quella delle auto e dei mezzi di trasporto!) che secondo i dati riportati da Renzi
sarebbero aumentati a luglio del 10,4%, mentre quelli completi riportati dai mezzi di informazione economica parlano di un fatturato industriale in calo dell’1,1% e una diminuzione sul mercato interno del 1,7%.

La consolante menzogna quotidiana di Renzi come abbiamo detto viene smentita dall’episodio cui abbiamo accennato all’inizio che riguarda un’azienda gigante mondiale della produzione dei mezzi di movimento terra conosciuta da tutti, almeno di nome, la Caterpillar, che ha deciso di ridimensionare i propri affari e licenziare 10.000 operai come annuncia il Sole 24 Ore di oggi che è una specie di compendio dello stato di crisi: “Caterpillar dal 2012 aveva già eliminato 31.000 posti di lavoro. Ora ha annunciato altri diecimila esuberi nel giro dei prossimi tre anni, cinquemila entro la fine del 2016. E la chiusura del suo “spazio manifatturiero”. Esito di prospettive di business drammaticamente peggiorate: l’azienda ha tagliato le attese per l’anno in corso e previsto che il fatturato scivolerà del 5% il prossimo, facendo registrare per la prima volta in 90 anni di storia del gruppo quattro declini annuali consecutivi. 
"Dal picco di tre anni fa il giro d’affari è ormai sceso di quasi il 30 per cento. Il colosso delle macchine e tecnologie movimento terra è diventato così il simbolo dello shock alle imprese internazionali che arriva dalle continue turbolenze economiche e finanziarie. È vulnerabile davanti alla lunga crisi del settore energetico e minerario, con i crolli dei prezzi del petrolio e delle materie prime. Ed è particolarmente esposto alla Cina, dove genera il 10% delle vendite: la crescita della potenza asiatica oggi delude e la sua economia affronta una difficile transizione da una dipendenza dall’industria pesante e dalle infrastrutture a un’espansione fatta di consumi e servizi."

Come si vede non c'è alcun bisogno di "gufare", l'economia mondiale, e quella italiana al suo interno, stanno già malissimo per i fatti loro...

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