Il referendum in Grecia ha
sancito il NO della maggioranza delle masse greche ai diktat-ricatto
dei governi imperialisti europei, capeggiati dalla Germania e delle
Istituzioni finanziarie internazionali rappresentate dalla cosiddetta
“troika”.
Il NO ha vinto molto
nettamente. nonostante la sfrenata campagna 'terroristica' dei fautori del Si a livello internazionale e nazionale suffragata dal
blocco delle banche.
Hanno detto NO nella grandi città come, cosa
importante, nelle città minori, nelle campagne che un tempo erano alternativamente basi di massa della destra governativa greca o della socialdemocrazia
asservita ai governi imperialisti e alla borghesia greca. Hanno detto
NO i giovani, sensibili alle istanze della democrazia e della libertà
pesantemente attaccate e al 'No future' prospettato dall'Europa
imperialista a guida tedesca,
Il NO è stato il frutto
dell'onda lunga dei movimenti di lotta, scioperi generali,
manifestazioni, assedi, ribellioni, scontri che hanno caratterizzato
la Grecia degli ultimi anni; del voto a Syriza che per una parte
rilevante della masse greche è stato una continuazione di quella
lotta; e infine è stato il frutto dell'ulteriore salto di qualità dei
governi imperialisti a guida tedesca, operato nelle ultime settimane e alla vigilia del voto, avente l'obiettivo esplicito del rovesciamento del
governo Tsipras, della creazione di un governo di unità nazionale
che rappresentasse questo rovesciamento della situazione e che creasse un clima di sfiducia ed abbandono da parte delle
masse, tale che le riportasse integralmente sotto il tallone di ferro
dell'Europa imperialista e della Troika 'tedesca'.
Si può quindi dire
senz'altro che la vittoria del NO, che anche noi avevamo auspicato nel
nostro comunicato precedente al voto – posizione, quindi,
differente da quella del PCG ml e KKE – ha rappresentato una
risposta, parziale ma positiva, all'attacco in corso.
Detto questo, non cambia
la sostanza dello scontro in atto.
Sotto questo punto di
vista, il referendum è un rilancio e un “bluff” di Syriza, ma
riuscito sul piano tattico. Perchè Syriza ferma temporaneamente i
progetti di sua sostituzione e torna al Tavolo come interlocutore non
sostituibile, cosa che con il Sì non ci poteva essere. Syriza rimanda
quello che noi avevamo chiamato “suicidio in diretta” - forse da parte nostra, con una
visione pessimistica e eccessivamente immediatistica della partita e
degli esiti del referendum.
Torniamo alla sostanza
però.
Non è vero che tra le proposte economiche di Syriza e quelle della
Troika ci sia tanta grande distanza. L'accordo sarebbe possibile se
si guarda ai dati economici.
Nello stesso tempo non è vero che le
proposte di Syriza e l'eventuale nuovo accordo difendano le condizioni di
vita e di lavoro dei proletari e delle masse popolari greche. Nessun
governo espressione di elezioni parlamentari in Grecia è in grado di
fermare lo scaricamento della crisi sui proletari e le masse greche.
In questo senso noi siamo
integralmente dalla parte di chi lotta nella Grecia di Syriza, contro
lo stesso governo Syriza; dalla parte di quelle forze politiche e
sindacali, della gioventù ribelle che non affidano a Syriza e ai
suoi referendum la difesa immediata delle condizioni di vita e di
lavoro, dei diritti, della libertà, della democrazia e il futuro
dell'alternativa all'imperialismo, alla borghesia greca.
In questo senso la
situazione non è cambiata. Guai a trasformare il NO in rinnovata
fiducia nella trattativa e nell'attuale governo, e non invece in un
ulteriore incoraggiamento alla lotta attraverso scioperi generali,
rivolta popolare che facciano tremare realmente l'Europa imperialista
e i suoi governi, verso una prospettiva rivoluzionaria per il
socialismo.
Prospettiva rivoluzionaria
per il socialismo a cui non sono certo attrezzati gli stessi partiti
che si chiamano comunisti che perseguono la via elettorale, né i
grilli parlanti troskisti. Queste sono forze tutte che comunque perseguono
la via pacifica e parlamentare che non può essere il centro dello scontro in
atto in Grecia e nello scenario europeo.
Le posizioni “fuori
dall'euro”, “fuori dall'Europa”, nel contesto dell'attuale
sistema imperialista e con le vie permesse dall'attuale sistema (elezioni,
referendum, ecc.) sono posizioni o cavalcate dalla destra o impotenti a cambiare realmente le condizioni di vita e di lavoro dei proletari e delle masse greche.
Le posizioni che fanno affidamento sulle
contraddizioni interimperialiste esistenti sia nel blocco occidentale - gli Usa
non condividono certo geopoliticamente la linea dura
dell'imperialismo tedesco, perchè gli Usa hanno interessi economici,
politici, strategici più importanti che il duello euro/dracma; sia originate dal ruolo di Russia e Cina che pure evidentemente agiscono in questa
contesa per interessi propri - ma anche Russia e Cina e le loro classi dominanti imperialiste e socialimperialiste fanno parte comunque dello stesso
sistema mondiale economico e finanziario che non vuole una
riproposizione e un ulteriore accentuazione della devastante crisi
che il fallimento greco, ecc. potrebbe comportare, sono sbagliate e impotenti.
Affidarsi quindi a
queste contraddizioni come “alleate” è una via che non porta a
nessun risultato tangibile per i proletari e le masse greche.
prima parte
9 luglio 2015
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