Il terrorismo colpisce a Sousse-Tunisia
Dopo il Bardo, il terrorismo colpisce
a Sousse e la carneficina lascia dietro di sè 38 morti e altrettanti
feriti di cui la maggior parte sono turisti inglesi.
Le anime pie sono scioccate da questo
atto barbaro, altri puntano il dito contro le autorità, denunciano
l’incapacità della polizia e la noncuranza dei soccorsi. Infatti,
il kamikaze ha agito con comodo, per più di mezz’ora prima che i
poliziotti arrivassero, lo stesso ministro degli interni non era al
corrente poichè, secondo le sue dichiarazioni, è la direttrice
dell'hôtel che lo ha informato (Aicha Driss, parlamentare di Nidaa
Tounes, partito del presidente) .
Oltre al fragile sistema di sicurezza,
gli esperti accusano la polizia parallela e la complicità latente
dei "fratelli musulmani" senza alcuna distinzione
(Ennahdha, eltahrir-partito salafita- Ansar al-Charia-partigiani
della legge coranica ecc…), l'opinione publica contesta la versione
ufficiale dei fatti soprattutto, le testimonianze oculari e alcuni
video contraddicono le informazioni avanzate dal ministero degli
interni. E indipendentemente dalla verità di questa o quella
versione, il terrorismo è radicato, esso porta con sè la barbarie
come la nube la tempesta.
Fratelli musulmani, fonte di
terrorismo.
Enahdha, filiale locale dei fratelli
musulmani, era maggioritaria in seno all'assemblea costituente, ha
governato sotto forma di troika per più di tre anni e ha piazzato
tutte le sue pedine, puntelli dell'imperialismo in tutti i posti
chiave dello stato, nei dipartimenti regionali e locali, è sempre al
governo e al parlamento poichè anche dopo le elezioni legislative e
presidenziali, vinte da Nidaa Tounes, ritorna al potere in seguito
alle direttive imperialiste che raccomandano la coabitazione fra i
due partiti: Enahdha–Nidaa Tounes, progetto elaborato in comune
accordo con le sfere imperialiste durante la riunione a Parigi poi ad
Algeri anche prima delle elezioni, boicottate da più della metà
degli elettori ( su 7 milioni e mezzo di elettori, 3 milioni e 100
mila hanno partecipato: Nidaa ha fatto man bassa di 1 milione e 300
mila voti, Enahdha ha ricevuto 992 mila voti, il fronte popolare
riformista: 123,400voti). E malgrado gli ordini dei suoi padroni
negli USA, in Europa e nel golfo. Così tutte le istanze dello stato
sono infiltrate dai fratelli musulmani che prestano man forte ai
terroristi con mezzi indiretti e le dichiarazioni dei loro leaders
sono inequivocabili: " appello al jihad in circa 5000 moschee,
ripristino della legge coranica e del 6° Califfato, difesa dei
salafisti considerati come figli della patria, finanziamento delle
associazioni caritatevoli che pullulano nel paese, associazioni
utilizzate come copertura per riciclaggio di denaro e traffico di
ogni tipo, invio di giovani tunisini in Siria e in Libia…)
Il terrorismo, una carta per
distogliere l’attenzione dalle lotte sociali
La crisi del sistema è al suo
culmine: le casse sono vuote, il paese è sull’orlo del fallimento,
indebitato, al soldo del FMI, è obbligato a sottomettersi alle
esigenze dei suoi creditori senza nessuna alternativa, tranne
obbedire agli ordini imperialisti e far pagare il conto alle masse
popolari, già allo stremo dopo tanti anni di sacrifici.
Di fronte all’aumento delle proteste
sociali in tutti i settori, il moltiplicarsi degli scioperi detti
selvaggi, poichè non riconosciuti dal principale sindacato (UGTT)
che ha sempre operato per il cosìddetto "dialogo sociale"
contro gli interessi delle classi lavoratrici , il potere attuale:
Nidaa-Ennahdha fa balenare il pericolo del terrorismo e minaccia
d'instaurare lo stato d'emergenza che vieterebbe ogni forma di
protesta e non cessa di chiamare alla pretesa "unità nazionale"
per salvare la pelle e continuare a vendere il paese al migliore
offerente e sfruttare i più indigenti.
Le classi al potere, elette da una
minoranza, grazie al denaro sporco, non sono adatte, vista la loro
natura (compradori, feudatari e burocrati corrotti fino al midollo) a
sventare i piani dei terroristi fondamentalisti, solo le masse
popolari possono far fronte a questo flagello che l'impérialismo
alimenta attraverso i suoi lacchè per realizzare il suo progetto
del Grande Medio Oriente. Ma da sole le masse possono scatenare mille
e una insurrezione come quella del 17 dicembre 2010 ma senza fare
la rivoluzione fintanto che non saranno organizzate e dirette da un
partito rivoluzionario che mostrerà la bandiera della rivoluzione
nazionale democratica con una prospettiva socialista.
Tutte le condizioni oggettive sono
propizie per la rivoluzione, ma manca l’anello forte della catena
poichè la sinistra da salotto; il fronte popolare e i suoi derivati
macchinano con le classi al potere, la burocrazia sindacale e la
società civile finanziata da freedom house, frederic hebert, georges
Soros etc… e la sinistra detta rivoluzionaria è in letargo, vacilla
fra un discorso di sinistra e una pratica di destra, rimanendo per il
momento incapace di presentarsi come alternativa.
Nel frattempo la marea nera continua
ad avanzare, sostenuta dagli imperialisti e i lacchè locali in Irak,
Siria, Libia, Yémen, Tunisia, e più tardi Algéria. Per questo, è
tempo che le forze rivoluzionarie si facciano carico della loro
responsabilità storica, si sbarazzino delle loro catene e
organizzino in comune dei comitati di difesa popolare che siano
capaci di continuare la lotta e di sventare i piani reazionari nella
regione.
H B, militante Tunisino
Tunisi, 30 giugno 2015
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