I giudici del tribunale di Torino, a porte chiuse,
hanno rimandato alla Corte Costituzionale la decisione se questo
processo ai padroni assassini dell’Eternit si potrà o meno fare.
Quali le “motivazioni” della giudici torinesi: “non si possono
processare due volte per lo stesso reato”. In termini tecnici si
potrebbe non eccepire, ma nella sostanza i giudici, metà Ponzio
Pilato e metà paladini di Schmidheini, sanciscono che anche per i
morti di amianto dopo la sentenza della Cassazione del 2014, circa 94
casi, non vi è nessun colpevole. Di fatto sia per i tempi di
pronunciamento della Corte Costituzionale, circa un anno, sia come
precedente, si mette una pietra tombale non solo per i morti di
Casale, ma anche su tutti i processi per amianto. Molto lo sconforto
e la rabbia tra i parenti e le associazioni presenti fuori dall’aula.
Come Rete Nazionale Sicurezza sul Lavoro e Territorio Nodo/MI-BG,
riteniamo questa decisione come una sorta di dichiarazione di guerra
alla Sete e al Diritto di Giustizia dei famigliari dei tanti morti di
Casale Monferrato. A cui non ci si può né rassegnare né accettare.
Per queste ragioni oggi, sia con striscioni sia discutendo con alcuni
dei familiari, abbiamo lanciato la parola d’ordine che:
“DALL’ETERNIT ALL’ILVA, LA LOTTA PER LA GIUSTIZIA E’ LA
STESSA!”, dando appuntamento a Taranto per il 20 ottobre l’apertura del
Processo Ilva.
Rete Nazionale Sicurezza
sul Lavoro e Territori Nodo MI-BG
retesicurezzamilano@gmail.com
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