"Dichiarare
una militanza rivoluzionaria non vuol dire “confessare” dei reati, ma
significa predisporsi a gestire un processo secondo un’ottica
politica... Non significa soltanto “non fare nomi”... ma significa
rivendicare fino in fondo la propria identità politica, e opporsi a un
procedimento che ha come scopo non quello di condannare dei reati
penali, ma di processare e impedire un’ipotesi rivoluzionaria,
un’istanza e necessità politica e sociale, cosa che nessun tribunale del
mondo riuscirà mai a fare, per quanti secoli di galera riusciranno a
infliggere!
Per questo io al processo non sarò sola e non vi parteciperò solo come Diana Blefari, ma come militante rivoluzionaria per la costruzione del Partito comunista combattente".
Per questo io al processo non sarò sola e non vi parteciperò solo come Diana Blefari, ma come militante rivoluzionaria per la costruzione del Partito comunista combattente".
E' l'8 settembre 1974. Renato Curcio e Alberto Franceschini vengono arrestati. Margherita non si perde d'animo:
"Cari genitori, vi scrivo per dirvi che non dovete preoccuparmi troppo per me. Ora tocca a me e ai tanti compagni che vogliono combattere questo potere borghese ormai marcio continuare la lotta. Non pensate per favore che io sia un’incosciente. Grazie a voi sono cresciuta istruita, intelligente e soprattutto forte. E questa forza in questo momento me la sento tutta. È giusto e sacrosanto quello che sto facendo, la storia mi dà ragione come l’ha data alla Resistenza nel ’45. Ma voi direte, sono questi i mezzi da usare? Credetemi non ce ne sono altri. Questo stato di polizia si regge sulla forza delle armi e chi lo vuol combattere si deve mettere sullo stesso piano.
"Cari genitori, vi scrivo per dirvi che non dovete preoccuparmi troppo per me. Ora tocca a me e ai tanti compagni che vogliono combattere questo potere borghese ormai marcio continuare la lotta. Non pensate per favore che io sia un’incosciente. Grazie a voi sono cresciuta istruita, intelligente e soprattutto forte. E questa forza in questo momento me la sento tutta. È giusto e sacrosanto quello che sto facendo, la storia mi dà ragione come l’ha data alla Resistenza nel ’45. Ma voi direte, sono questi i mezzi da usare? Credetemi non ce ne sono altri. Questo stato di polizia si regge sulla forza delle armi e chi lo vuol combattere si deve mettere sullo stesso piano.
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