sabato 25 luglio 2015

pc 25 luglio - La catena dei padroni assassini alla Tirreno power - centinaia di morti - coinvolge politici e istituzioni colluse e corrotte - il ministro Guidi e la lurida carogna uomo di Renzi De Vincenti se ne devono andare

Dalla Curia ai politici, la rete per far riaprire Tirreno Power

Dalla Curia ai politici, la rete per far riaprire Tirreno Power   di MARCO PREVELa centrale elettrica Tirreno Power

Savona, il pressing dei dirigenti per il dissequestro. “La Guidi ha chiesto un consiglio a Clini, che è con noi”
GENOVA - C'era chi si rivolgeva al viceministro, chi ai politici amici del Pd, e chi anche al clero. Il deposito degli atti relativi all'inchiesta sulla centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, racconta, secondo la procura di Savona, i tentativi dell'azienda di ottenere dal Ministero dell'Ambiente e dalla Regione procedure di favore per poter così scavalcare i provvedimenti di sequestro dei gruppi a carbone disposti dal gip su richiesta dei pm. Nell'inchiesta sono indagati a vario titolo per disastro ambientale, omicidio colposo ed abuso d'ufficio, 87 persone: politici, tecnici, funzionari ministeriali, sindaci ed altri amministratori, e una quarantina di manager di Tp che all'epoca delle contestazioni rivestivano cariche anche in Sorgenia (società da cui a marzo è uscita la Cir della famiglia De Benedetti), azionista di riferimento di Energia Italiana che, insieme a Gdf-Gaz de France controlla la centrale.

IL VICEMINISTRO
Claudio De Vincenti, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio e fino a pochi mesi fa viceministro dello Sviluppo Economico ha frequenti contatti telefonici con Andrea Mangoni già ad di Sorgenia e consigliere di Tp.

Mangoni nel luglio 2014 al telefono alla sua segreteria annuncia una "mail di Claudio (De Vincenti, ndr) che è ... spunti per velocizzare...".

Pochi giorni dopo De Vincenti parla con Mangoni della centrale: "Come siamo messi con

Tirreno Power fammi capire?". E Mangoni "eh male...". I due fissano un appuntamento per parlare. Che non va benissimo visto che ai primi di agosto Mangoni confida ad un interlocutore: "Abbiamo avuto uno scazzo... una discussione come dire... molto virile". Ma il giorno stesso manda a De Vincenti un sms conciliante: "Abbiamo bisogno di regole certe, se puoi fai uscire il provvedimento quanto prima. Ps: prova a riposarti". La risposta arriva a settembre. De Vincenti scrive: "Scusa il ritardo... confido nella tua amicizia... so che stanno emanando l'Aia. Sentiamoci".
Pochi giorni dopo Mangoni parla con un altro indagato, Francesco Dini, all'epoca direttore generale della Cir e oggi nei cda di Gruppo Espresso ed Ansa per informarlo che "De Vincenti ha fissato una riunione col ministero della Salute e il ministero dell'Ambiente che c'è questo studio dell'Istituto Superiore di Sanità che diciamo... fortemente critico verso le perizie (della procura, ndr ) e le invalida... e a quel punto il Ministero dell'Ambiente ne tenga conto". Una perizia che secondo la procura di Savona verrà "ripudiata" dagli stessi firmatari che ascoltati come testi spiegano di non aver potuto visionare tutta la consulenza della procura. Nel maggio del 2014 un pranzo al ristorante tra Mangoni, il direttore generale della centrale Massimiliano Salvi e lo stesso De Vincenti, per gli inquirenti potrebbe nascondere "un'attività corruttiva". La procura vorrebbe monitorare con delle "cimici" il colloquio ma il gip non ritiene vi siano sufficienti elementi a sostegno di un'accusa di corruzione e nega l'autorizzazione ad installare le microspie nel ristorante.

Quanto a Dini compare in un'altra intercettazione in cui spiega ad un dirigente di Tp che "ho finito adesso di parlare con Clini (Corrado ex ministro dell'Ambiente poi tornato al ministero come dirigente, ndr ) e si era già mossa con lui la Guidi (ministro dello sviluppo economico, ndr ) per chiedergli un consiglio... hanno una riunione lunedì. Lui è assolutamente d'accordo che la soluzione migliore sia quella che abbiamo proposto noi". Era il 22 maggio del 2014 e pochi giorni dopo Clini finiva agli arresti domiciliari per peculato.

IL SOSTEGNO DEL PD
La procura evidenzia anche il nome di Rossana Revello, contitolare di un agenzia di pubbliche relazioni "in relazione ai contatti che la stessa ha con il direttore generale di Tp Giovanni Gosio, e poi anche con il successore Massimiliano Salvi. I contatti sono volti alla facilitazione degli incontri tra azienda e istituzioni soprattutto a livello locale con il presidente della Regione Claudio Burlando, con l'assessore all'ambiente Renzo Guccinelli (entrambi Pd, ndr )... capacità di relazione determinate dalla conoscenza confidenziale con il deputato del Pd Anna Giacobbe... al fine di agevolare l'azienda nell'ottenimento delle autorizzazioni necessarie".

LA CURIA
Ma c'è anche chi cerca sostegno nel clero. La moglie di Pasquale D'elia ex capo della centrale racconta ad un'amica suora di aver chiesto un appuntamento (che otterrà) per suo marito con il vescovo di Savona Vittorio Lupi: "È un'idea nata su due piedi, abbiamo un'amica che conosce bene la segretaria del vescovo, Pasquale ci vuole andare a titolo personale... per affrontare questa battaglia lavorativa da buon cristiano".

La perizia che incastra Tirreno Power. L’accusa: «Centinaia di morti»



Savona - Il perno dell’inchiesta su Tirreno Power, la perizia dei consulenti della Procura per la quale centinaia di morti e migliaia di malati savonesi sarebbero stati causati esclusivamente alle emissioni della centrale di Vado, occupa solo una piccola parte delle decine di migliaia di pagine degli atti.
Ma oltre a essere l’ossatura dell’inchiesta, l’indagine epidemiologica firmata da Paolo Crosignani e Paolo Franceschi è anche la chiave che ha portato al sequestro dei gruppi a carbone nel marzo dello scorso anno. A leggerla completa, nella sua interezza, produce un effetto dirompente, con numeri che pesano come un macigno su qualsiasi lettore.
Ma esprime anche un giudizio durissimo, sul fronte sanitario, nei confronti di due ministeri, quello della Salute e quello dell’Ambiente, e dall’Asl 2 savonese, che – al tempo della concessione della prima Aia – avevano motivato con diversi studi il proprio parere favorevole al progetto. Ma, secondo gli esperti, «né il Ministero dell’Ambiente, né il Ministero della Salute e neppure la Asl 2 hanno tenuto conto della assoluta inadeguatezza di questi studi per quantificare i danni alla salute prodotti dalla centrale termoelettrica ei loro giudizi».
Tutto parte dal quesito che la Procura sottopone al duo. «Quale incidenza abbiano avuto ed abbiano tuttora sulla salute le emissioni derivanti da una centrale termoelettrica a carbone, definendone l’area da prendere in esame, i dati epidemiologici attribuibili, la loro riferibilità ed utilizzabilità all’area di riferimento della centrale termoelettrica di Vado-Quiliano Tirreno Power».
Per rispondere Crosignani e Franceschi, come primo passo, restringono l’area di riferimento, circoscrivendo la perizia a una popolazione residente in 23 comuni della provincia: da Varazze a Pietra, compresa una buona porzione dell’entroterra savonese ma lasciando da parte i comuni della Valbormida «perché fortemente interessati anche dalle emissioni della cokeria di Cairo Montenotte». In tutto 156.745 residenti, per i quali i consulenti vagliano la mortalità e la morbilità attraverso tre “fonti”: l’anagrafe assistiti e le schede di dismissione ospedaliera nel primo caso, il registro regionale dei decessi della regione gestito dall’Ist di Genova, nel secondo.
Poi la perizia circoscrive il campo sanitario, valutando «come effetti sulla salute sia i ricoveri per patologie cardiache e respiratorie associabili a priori con le esposizioni della popolazione alle emissioni della centrale Tirreno Power, sia la mortalità per patologie cardiache e respiratorie». Infine, sceglie due distinti “traccianti”: in pratica i tecnici utilizzano due metodologie per trovare, nelle persone ammalate o decedute, le tracce che possano collegarle alle emissioni della centrale. Il primo si basa sul biossido di zolfo (SO2), attraverso una mappa «prodotta utilizzando un modello matematico sviluppato dall’Università di Genova, e che rappresenta una stima verisimile – si legge ancora nella perizia – delle immissioni dovute esclusivamente alla centrale».
Il secondo metodo è basato sulle tracce lasciate da cinque elementi: arsenico, piombo, selenio, cadmio e antimonio che, combinati, danno una miscela che rivelerebbe le impronte del carbone. Le conseguenze del metodo di lavoro adoperato per la perizia sono note solo nel calcolo totale ma non nel dettaglio, e variano di poche decine a seconda di quale dei due modelli si considerano. Secondo i consulenti i ricoveri per patologie respiratorie nei bambini (under 14), tra il 2005 e il 2010, sono stati tra i 353 (modello SO2) e i 457 (metalli); i ricoveri per asma nei bambini tra i 94 e i 129; i ricoveri per malattie respiratorie e cardiache negli adulti tra 1.675 e 2.097.
I morti, invece, dal 2000 al 2007, sono stati tra i 251 e i 335 per malattie cardiache e tra i 103 e i 92 per malattie respiratorie, con un aumento percentuale mai inferiore al 10%. A tirare la macabre somme, i morti sarebbero nel migliore dei casi 354, nel peggiore 427. I bambini ricoverati per malattie respiratorie o asma tra i 531 e i 715.

LA STAMPA SAVONA

La perizia che incastra la centrale

Patologie cardiache e respiratorie attribuite alle emissioni dei gruppi a carbone
Il sito produttivo di Vado da oltre un anno funziona solo con i gruppi a metano mentre quelli a carbone sono state posti sotto sequestro dai magistrati

23/07/2015
mario de fazio
SAVONA
Il perno dell’inchiesta su Tirreno Power, la perizia dei consulenti della Procura per la quale centinaia di morti e migliaia di malati savonesi sarebbero stati causati esclusivamente dalle emissioni della centrale di Vado, occupa solo una piccola parte delle decine di migliaia di pagine degli atti. Ma oltre a essere l’ossatura dell’inchiesta, l’indagine epidemiologica firmata da Paolo Crosignani e Paolo Franceschi è anche la chiave che ha portato al sequestro dei gruppi a carbone nel marzo dello scorso anno. A leggerla completa, nella sua interezza, produce un effetto dirompente, con numeri che pesano come un macigno su qualsiasi lettore. Ma esprime anche un giudizio durissimo, sul fronte sanitario, nei confronti di due ministeri, quello della Salute e quello dell’Ambiente e dall’Asl 2 savonese, che – al tempo della concessione della prima Aia – avevano motivato con diversi studi il proprio parere favorevole al progetto. Ma, secondo gli esperti, «né il Ministero dell’Ambiente, né il Ministero della Salute e neppure la Asl 2 hanno tenuto conto della assoluta inadeguatezza di questi studi per quantificare i danni alla salute prodotti dalla centrale termoelettrica ei loro giudizi». Tutto parte dal quesito che la Procura sottopone al duo di esperti. «Quale incidenza abbiano avuto ed abbiano tuttora sulla salute le emissioni derivanti da una centrale termoelettrica a carbone, definendone l’area da prendere in esame, i dati epidemiologici attribuibili, la loro riferibilità ed utilizzabilità all’area di riferimento della centrale
del carbone. Secondo i consulenti i ricoveri per patologie respiratorie nei bambini (under 14), tra il 2005 e il 2010, sono stati tra i 353 (modello SO2) e i 457 (metalli); i ricoveri per asma nei bambini tra i 94 e i 129; i ricoveri per malattie respiratorie e cardiache negli adulti tra 1.675 e 2.097. I morti, invece, dal 2000 al 2007, sono stati tra i 251 e i 335 per malattie cardiache e tra i 103 e i 92 per malattie respiratorie, con un aumento percentuale mai inferiore al 10%. A tirare la macabre somme, i morti sarebbero nel migliore dei casi 354, nel peggiore 427. I bambini ricoverati per malattie respiratorie o asma tra i 531 e i 715.

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