La rissa in famiglia: i rapporti perversi tra Casapound e Polizia a Casale San Nicola
Il dirigente di piazza degli scontri di via del Casale di
San Nicola, Adriano Lauro, è un nome che potrebbe dire poco ai compagni
più giovani. Per chi invece ha vissuto le tragiche giornate di Genova,
questo nome è impresso indelebile nella memoria collettiva di una
giornata, quella del 20 luglio 2001: “Bastardo! Lo hai ucciso tu, lo hai
ucciso! Bastardo! Tu l’hai ucciso, col tuo sasso, pezzo di merda! Col
tuo sasso l’hai ucciso! Prendetelo!”, gridava l’allora giovane
vicequestore Adriano ad un manifestante in piazza Alimonda. Una piazza
ormai svuotata di gente e in cui giaceva in una pozza di sangue, non
coperto e attorniato da agenti di Polizia il corpo senza vita di Carlo. E
quel grido, l’estremo insulto alla morte di Carlo Giuliani, è rimasto
negli occhi e nelle orecchie di quella generazione, uno dei simboli di
quelle drammatiche giornate. Ne ha fatta di strada Adriano Lauro, fino a
diventare alto dirigente di Polizia. Ne ha fatta di strada anche il
figlio (evitiamo di riportare il nome visto che il personaggio si
sarebbe ritirato dalla vita politica), militante di Casapound almeno
fino al 2013.
Ecco che venerdì i loro destini si sono incrociati. Non è il primo né l’unico caso di rapporti familiari perversi tra Casapound e apparati dello Stato. Ma certo, contribuisce in maniera decisiva a spiegare l’irrituale clemenza attuata dai reparti della celere agli ordini di Lauro proprio in via del Casale di San Nicola. Reparti sprovvisti di manganelli, per non dire dei lacrimogeni e di tutto il necessaire che in genere contraddistingue la repressione di piazza nei confronti delle manifestazioni di sinistra. Reparti guidati da un dirigente che si giustificava con i manifestanti del proprio dovere di resistere all’assalto al pullman di rifugiati politici, e che ai suoi blandi ordini rispondeva un reparto ancora meno voglioso di sgomberare l’assembramento. Scene incredibili e che hanno fatto il giro della rete lasciando stupefatti anche i più solerti difensori dell’ordine pubblico. Come dicevamo sabato, una vicenda interna allo stesso ceto sociale, che condivide gli stessi valori e lo stesso voto politico. Da oggi, possiamo dire tranquillamente, una simulazione di conflitto tra familiari, una simpatica sceneggiata in famiglia. Ora si spiega il significato del motto “assaltando rideremo”. Per forza, se dall’altra parte ci sono i tuoi genitori, la serenità d’animo è sempre un incentivo in più per le proprie marachelle.
Ecco che venerdì i loro destini si sono incrociati. Non è il primo né l’unico caso di rapporti familiari perversi tra Casapound e apparati dello Stato. Ma certo, contribuisce in maniera decisiva a spiegare l’irrituale clemenza attuata dai reparti della celere agli ordini di Lauro proprio in via del Casale di San Nicola. Reparti sprovvisti di manganelli, per non dire dei lacrimogeni e di tutto il necessaire che in genere contraddistingue la repressione di piazza nei confronti delle manifestazioni di sinistra. Reparti guidati da un dirigente che si giustificava con i manifestanti del proprio dovere di resistere all’assalto al pullman di rifugiati politici, e che ai suoi blandi ordini rispondeva un reparto ancora meno voglioso di sgomberare l’assembramento. Scene incredibili e che hanno fatto il giro della rete lasciando stupefatti anche i più solerti difensori dell’ordine pubblico. Come dicevamo sabato, una vicenda interna allo stesso ceto sociale, che condivide gli stessi valori e lo stesso voto politico. Da oggi, possiamo dire tranquillamente, una simulazione di conflitto tra familiari, una simpatica sceneggiata in famiglia. Ora si spiega il significato del motto “assaltando rideremo”. Per forza, se dall’altra parte ci sono i tuoi genitori, la serenità d’animo è sempre un incentivo in più per le proprie marachelle.
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