A pochi giorni dall' 8 marzo in una sentenza che dimezza di metà la pena all'assassino, l'ennesimo femminicidio, viene considerato "tempesta emotiva".
Una sentenza interna al clima di questo sistema fascio patriarcale che, nonostante le migliaia di donne stuprate e uccise da mariti, fidanzati, uomini che odiano le donne, arriva a giustificare il femminicidio affermando che la gelosia e il senso di proprietà é una attenuante!
Una sentenza in sintonia con la politica del governo fascio leghista pentastellato che con lo sdoganamento del moderno fascismo cerca di ricacciare le donne nella famiglia, senza diritti, considerate solo serve del maschio padrone e buone solo a sfornare figli per la patria; che vara un ddl Pillon che costringe le donne all' affido condiviso pur in presenza di un padre-padrone che minaccia e picchia la moglie; che si prepara ad un nuovo attacco alla 194, da moderno medioevo.
Lo sciopero delle donne dell'otto marzo deve dare a questo governo fascista il messaggio che le lavoratrici, le precarie le disoccupate le immigrate che ogni giorno subiscono violenze e discriminazione sui posti di lavoro, e che sono le prime ad essere licenziate e sfruttate, non ci stanno e scendono in lotta! Il forte messaggio che le donne in ogni campo, sia lavorativo, sia familiare, sessuale e ideologico lanciano una sfida. La doppia oppressione che dobbiamo subire dai padroni che ci sfruttano, allo stato che ci opprime, la lotta contro il sessismo, il fascismo, ci unisce e ci determina come donne e come classe!
L' OTTO MARZO SCIOPERO TOTALE!
Una lavoratrice delle pulizie che l'otto marzo sciopera
In Appello condanna da 30 a 16 anni per l’uomo che eliminò la fidanzata.
Tre anni fa Michele Castaldo strangolò la donna con cui aveva una relazione da poche settimane:lei non sopportava la sua gelosia e voleva lasciarlo. L’uomo confessò subito il delitto e in primo grado venne condannato a trent’anni di carcere per omicidio volontario aggravato da motivi futili e abbietti. In appello la corte d’assise di Bologna ha confermato la condanna, ma la pena è stata quasi dimezzata: 16 anni per l’operaio cesenate, oggi 57enne, che in preda a «una soverchiante tempesta emotiva e passionale», come si è espressa la perizia psichiatrica, ha afferrato a mani nude il collo di Olga Matei e l’ha ammazzata.
A determinare la riduzione del periodo di detenzione è stata una combinazione di attenuanti, come lo stato emotivo, e questioni procedurali: «Lo scandalo non è tanto la concessione delle attenuanti, cioè la valutazione della corte per cui l’imputato avrebbe agito sotto effetto di un raptus, un’interpretazione forse generosa, quanto la scelta del rito abbreviato per un reato grave come l’omicidio, rito che prevede riduzioni automatiche della pena pari a un terzo», spiega il legale di parte civile Filippo Airaudo.
Nel caso dell’uccisione di Olga, 46enne di origini moldave, madre separata (ma in ottimi rapporti con l’ex marito, ndr) di una figlia adottiva di 16 anni, un lavoro da commessa in un negozio di ottica di Riccione, la vicenda processuale è andata così: «L’omicidio volontario aggravato prevede l’ergastolo come massimo della pena, ma essendo stato chiesto l’abbreviato si scende a un massimo di 30 anni di carcere, che è poi la condanna inflitta in primo grado». In appello, dove il pg Paolo Giovagnoli aveva chiesto la conferma della sentenza, la compensazione di attenuanti generiche e aggravanti hanno fatto calare la pena a 24 anni: «A questo punto la riduzione di un terzo ha fatto raggiungere i 16 anni – aggiunge l’avvocato -. Il problema vero, in altre parole, è il rito abbreviato applicato all’omicidio». E così, nonostante la brutalità del suo delitto e le cause che l’hanno provocato, una gelosia ossessiva da cui la sua vittima voleva scappare, il reo confesso ha beneficiato di uno sconto sostanziale della pena.
L’atto parla poi della gelosia dell’imputato come di un sentimento «certamente immotivato e inidoneo a inficiare la sua capacità di autodeterminazione», ma tale comunque, «a causa delle sue poco felici esperienze di vita», da scatenare la «tempesta emotiva». Una condizione «idonea a influire sulla misura della responsabilità penale», così da costituire un’attenuante.
Lo stesso Castaldo raccontò l’aggressione «Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che doveva essere mia e di nessun altro. L’ho stretta al collo e l’ho strangolata». Poi mandò un messaggio a una cartomante, «Cambia lavoro, l’ho uccisa e mi sto togliendo la vita», e provò a suicidarsi bevendo un mix di vino e farmaci.
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