Torino 2 settembre 2016 chiamata internazionalista: contro obblighi, firme…
carcere
Il gruppo di 10 compas entrato nel settembre 2015
negli uffici della Turkish Airlines all’aeroporto di Caselle (Torino), per
denunciare la politica terrorista di Erdogan ed esprimere sostegno a chi, in
Turchia e in Kurdistan, continua a resistere e a combattere, è stato preso di
mira dalla procura di Torino. Il 21 luglio di primo mattino la polizia ha
perquisito le case di chi era in casa e notificato a chi c’era, come misura cautelare, l’obbligo di firma al
commissariato tutti i giorni, due volte
al giorno. Come avevano già fatto altre compagne e compagni di Saronno,
Venezia, Torino, della valle nei mesi scorsi … il gruppo sotto tiro ha deciso
di non rispettare le imposizioni e hanno fatto ricorso.
Oggi infatti c’è l’udienza, dalla quale è escluso il
pubblico, che riesamina l’imposizione dell’obbligo di firma. Compagne e
compagni denunciati vanno in aula, dove incontrano Giuliano, ‘computato’, però
in carcere per una lotta in
valle. Lì viene un comunicato (*) che rivendica la ‘visita’ non prenotata alla Turkish Airlines.
valle. Lì viene un comunicato (*) che rivendica la ‘visita’ non prenotata alla Turkish Airlines.
Intanto davanti
al tribunale siamo in tantx di Torino, della Valsusa e di altre città a
sostegno della protesta, della necessità di rafforzarla; ci si spiega alle
persone passanti con interventi, musica, volantini e striscioni con scritte “A fianco
di chi lotta e resiste” (in testa), “RESISTENZA
dalle Alpi al Kurdistan!”
Quando verso le 11 il gruppo di compas esce dal
tribunale ci uniamo in corteo, attraversiamo, con canti contro obblighi,
carcere… una lunga via che ci porta su corso Francia per portarci su uno
spiazzo accanto alla stazione di Porta Susa. Qui su un traliccio alziamo in
verticale uno striscione con la scritta “Erdogan
assassino” …
Nel pomeriggio verso le 17 entriamo nei campi dove c’è
il carcere di Torino, ‘Le Vallette’; siamo lì per comunicare a tutte le persone
chiuse lì dentro e che tengono la testa alta solidarietà, possibilità di agire
insieme – dentro e fuori -, per urlare a Luca e Giuliano che è stato disposto
il loro trasferimento ai “domiciliari”. Riusciamo a sentire le urla da dentro,
senza capire più di tanto, per la distanza, dovuta anche allo schieramento di
polizia lungo la cinta ferrata che corre vicino alla cinta carceraria di
cemento. Negli interventi spieghiamo i nostri intenti. Di sicuro Le Vallette è
un carcere dove razzismo, sfruttamento, tortura, assenza brutale dell’igiene e
della cura medica…
Quel che confermano Luca e Giuliano quando attorno
alle 20 escono. Ad attendere la loro uscita trovano una ventina di compas, ci
scappa persino un brindisi collettivo… la giornata non poteva davvero concludersi
meglio.
Il giorno dopo verso le 13: “Annullate le misure a
tutti e tutte le imputate per irruzione alla turkish, cade la resistenza e la
violenza privata, si procede per violazione di domicilio.
Sempre al fianco di chi resiste!”
Sempre al fianco di chi resiste!”
(*)
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