La
dittatura militare di Al Sisi da un lato ha alimentato la
trasformazione del movimento dei fratelli mussulmani in movimento
militare, che ha aperto una stagione prolungata di risposta militare
al regime, dentro cui evidentemente prolifica e si sviluppa la
penetrazione dell'Isis – sin dall'inizio avevamo prefigurato uno
sviluppo di questo genere quando vi è stato il colpo di Stato
militare neo-mubarakiano; dall'altro il regime di Al Sisi ha usato
pienamente il pericolo del “terrorismo islamico” per imporre una
dittatura militare in tutti i campi, colpendo a 360° tutte le forze
democratiche.
Questo
fa sì che anche nel movimento di opposizione non islamico si stiano
sviluppando forme di resistenza. In questo senso un segnale
interessante è che le ultime iniziative armate contro il regime
siano state rivendicate da “Egyptian Black Bloc”, che chiedono la
libertà per tutti i prigionieri politici accusati di terrorismo –
e si tratta di 40mila detenuti, secondo le Ong Human Rights Watch.
Noi
appoggiamo pienamente tutte le iniziative armate contro il regime di
Al Sisi, ad esclusione di quelle targate Isis.
Noi
consideriamo il regime di Al Sisi il puntello principale
dell'imperialismo e del sionismo nell'area, e quindi il nemico
principale da combattere, anche nell'interesse del popolo
palestinese.
Noi
consideriamo il regime di Al Sisi il principale strumento
dell'imperialismo per reprimere le rivolte arabe, a tutela e a difesa
dei regimi reazionari di Tunisia e delle forze reazionarie di Libia,
Algeria.
Noi
consideriamo il regime di Al Sisi come principale alleato della
Arabia Saudita nella repressione delle rivolte in Yemen, Emirati,
ecc.
Noi
consideriamo il governo italiano di Renzi il principale sostenitore
della dittatura militare di Al Sisi, e riteniamo quindi che sia
assolutamente necessario attaccare e rovesciare il governo Renzi.
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