Al vertice
bilaterale italo-francese
che si è tenuto di recente a Napoli, s’è parlato di affari e
interventi militari. Tutti soddisfatti per l’accordo
intergovernativo sulla cantieristica navale militare che «darà vita
a una formidabile joint venture tra i nostri Paesi, attraverso
Fincantieri e Naval Group» ha detto Lorenzo Guerini il nostro
ministro della Difesa.
Molto
soddisfatti anche Hervé Guillou e Giuseppe Bono, rispettivamente ceo
di Naval Group e di Fincantieri: «Accogliamo con favore questo
accordo intergovernativo, che rafforza la nostra joint venture
Naviris. Siamo lieti di poter contare sul sostegno di
entrambi i governi, italiano e francese, insieme alle Marine dei nostri due Paesi, per portare avanti la nostra missione in modo efficace».
entrambi i governi, italiano e francese, insieme alle Marine dei nostri due Paesi, per portare avanti la nostra missione in modo efficace».
E
ci mancherebbe, con Naviris la «missione» della cantieristica
militare franco-italiana sarà foriera di notevoli profitti: dalla
modernizzazione di tutte le fregate della classe Orizzonte a progetti
comuni di ricerca e sviluppo e, non ultimo, lo sviluppo della
European Patrol Corvette.
Annunciate
con grande entusiasmo grandi opportunità per l’export, il mantra
congiunto di ministeri e industrie, il profittevole altare su cui
sacrificare la verità per Giulio Regeni, la sorte di Patrick Zaky,
la correità per il genocidio del popolo yemenita.
Al
termine del vertice Guerini e l’omologa francese Parly hanno
inoltre formalizzato la creazione della task force “Takuba”, un
contingente di forze speciali europee che opererà in Mali
coordinandosi direttamente con le forze armate locali ma soprattutto
con quelle francesi già presenti in tutta la regione del Sahel dal
2014 con l’operazione “Barkhane”.
Cosa
ci andremo a fare in Mali? Forniremo assistenza militare e capacity
building, tutte attività pagate con le tasse degli italiani ma che
di certo si accompagneranno a interessanti contropartite in termini
di export militare.
Ufficialmente
l’obiettivo sarà dare manforte alla Francia e ai suoi partner
locali nel contrasto ai gruppi jihadisti legati ad al Qaeda e allo
Stato islamico. Gli stessi gruppi jihadisti che a Idlib, in Siria,
vengono invece definiti eufemisticamente «ribelli», sostenuti ieri
e oggi da un altro alleato di ferro (e tra i principali clienti
dell’industria bellica tricolore) come la Turchia di Erdogan che li
utilizza disinvoltamente in funzione anti curda e come fanteria nei
suoi folli piani egemonici. Due pesi, due misure sulla pelle altrui
ma sempre con un obiettivo ben chiaro: il business.
Questa
è l’Europa dei porti aperti ai traffici d’armi ma chiusi agli
esseri umani, delle frontiere sigillate, dei fili spinati, dei lager
per procura, dei “mercati” che sghignazzano quando esplodono i
conflitti. L’Europa militarizzata che spende miliardi di euro per
mettere in scena colossali esercitazioni Nato come “Defender 2020”
alle porte della Russia o come “Dynamic Manta” nel Mediterraneo
mentre si rifiuta di accogliere l’umanità sofferente che fugge
dalle sue “esportazioni democratiche”.
E
questo è il governo del «cambiamento», con la sua stampella di
«sinistra coraggiosa», che mentre annuncia nuove missioni militari,
aumenti della spesa bellica, partecipazione entusiastica a nuovi
progetti di cacciabombardieri di sesta generazione (e confermato
l’acquisto degli F35) allestisce in patria tende fuori dagli
ospedali, seppelliti da un emergenza imprevista e da trasversali
disinvestimenti.
Nessun commento:
Posta un commento