Adnan Siddique, pakistano di Lahore, 32 anni, da 5 in Italia, la sera del 3 giugno è stato trucidato a coltellate da quattro suoi connazionali a Caltanissetta. Secondo gli inquirenti, che hanno già arrestato gli assassini, Adnan è una vittima del caporalato che infesta da Nord a Sud le campagne italiane.
La sua “colpa” è stata l’essersi schierato a fianco dei braccianti pakistani sfruttati e vessati tra le province di Agrigento e Caltanissetta – dove costituiscono circa il 10% della forza lavoro – e averne guadagnato la fiducia al punto da convincerli a denunciare i caporali. Proprio come aveva fatto lui, denunciando alle autorità le minacce e le aggressioni fisiche
che lo avevano fatto finire al pronto soccorso dopo un pestaggio.
Gli sfruttatori, quelli che derubano i braccianti di metà dei miseri guadagni quotidiani – 50 euro per dieci ore di lavoro -, non potevano tollerare il suo coraggio e per questo hanno emesso una sentenza di morte, affidandone l’esecuzione a quattro connazionali di Adnan. Il giovane pakistano è stato aggredito con ferocia all’interno della sua abitazione, trafitto da una lama di 30 centimetri al costato, alla schiena, a una spalla, alle gambe.
Adnan è l’ultima vittima di un sistema infame e ramificato su tutto il territorio nazionale, che alimenta lo sfruttamento e il profitto attraverso provvedimenti di legge come la Bossi-Fini, i decreti sicurezza e perfino l’ultima finta regolarizzazione del Conte 2, tutte norme che negano alla stragrande maggioranza dei braccianti i diritti e la dignità.
da comunicato usb - contropiano
La sua “colpa” è stata l’essersi schierato a fianco dei braccianti pakistani sfruttati e vessati tra le province di Agrigento e Caltanissetta – dove costituiscono circa il 10% della forza lavoro – e averne guadagnato la fiducia al punto da convincerli a denunciare i caporali. Proprio come aveva fatto lui, denunciando alle autorità le minacce e le aggressioni fisiche
che lo avevano fatto finire al pronto soccorso dopo un pestaggio.
Gli sfruttatori, quelli che derubano i braccianti di metà dei miseri guadagni quotidiani – 50 euro per dieci ore di lavoro -, non potevano tollerare il suo coraggio e per questo hanno emesso una sentenza di morte, affidandone l’esecuzione a quattro connazionali di Adnan. Il giovane pakistano è stato aggredito con ferocia all’interno della sua abitazione, trafitto da una lama di 30 centimetri al costato, alla schiena, a una spalla, alle gambe.
Adnan è l’ultima vittima di un sistema infame e ramificato su tutto il territorio nazionale, che alimenta lo sfruttamento e il profitto attraverso provvedimenti di legge come la Bossi-Fini, i decreti sicurezza e perfino l’ultima finta regolarizzazione del Conte 2, tutte norme che negano alla stragrande maggioranza dei braccianti i diritti e la dignità.
da comunicato usb - contropiano
Nessun commento:
Posta un commento