TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA' ALLA NOSTRA COMPAGNA DI LOTTA, CHE ABBIAMO CONOSCIUTO AL SEMINARIO DEL MFPR A PALERMO IN OCCASIONE DEL 20 ANNIVERSARIO DEL MFPR! LA NOSTRA DOPPIA LOTTA NON SI DEVE FERMARE!
LE PRECARIE ASSISTENTI DISABILI IN LOTTA A PALERMO
La massima solidarieta' a voi
Catia
Forte solidarietà e un abbraccio , insieme vinceremo, la repressione aumenta la rabbia e non ci fa per niente paura!! Ciao Layla
Fiorella Onofri Tutta la mia solidarietà a voi
Università Negativa nulla scalfisce l'impeto della compagna
Ce la siamo cercata..e'una frase disgustosa e priva di senso logico...di certo se cerco qualcosa non devo tornare con lacerazioni e ecchimosi di certo se cerco qualcosa non cerco qualcuno che mi umili che mi taccia con bastonate solidarieta'massima a luigia e a chi lotta per i diritti delle donne oppresse
SONIA MEDDA Palermo
Compagne sono daccordo con quello che scrivete e trovo anch'io disgustoso quello che dicono e fanno in questi giorni pieni di odio e violenza verso donne e ragazze. Violenza in-civile e istituzionale.
saluti solidali e di lotta
pia covre - Comitato per i diritti civili delle prostitute
Dalle lavoratrici MFPR di Taranto
A parte la gravità di un
procedimento penale verso la compagna del Mfpr de L'Aquila, per una lettera
giustissima e pienamente legittima (l'avvocato si sente "diffamato"
per una lettera e non per il fatto di aver a suo tempo difeso uno stupratore,
quasi assassino),
E' GRAVISSIMO CHE PER UNA
LETTERA, TRA L'ALTRO PUBBLICA, ABBIANO FATTO LA PERQUISIZIONE E I RELATIVI
SEQUESTRI.
QUESTO È UN ABUSO DI POTERE
ILLEGALE, DA PARTE DELLA PROCURA E DEI CARABINIERI, CHE NON HA ALCUNA
GIUSTIFICAZIONE, E CHE NOI DOBBIAMO DENUNCIARE IN TUTTE LE FORME e pretendere
l'immediata fine dell'azione persecutoria, la restituzione degli strumenti
sequestrati.
E' chiaro che il tipo di
intervento vuole soprattutto intimidire, minacciare. Ma anche questi hanno
sollevato una pietra che gli deve ricadere sui piedi!
Noi non abbiamo nulla da cui
"difenderci", ma abbiamo da rafforzare la denuncia e la lotta verso
lo Stato che protegge i suoi stupratori e reprime le donne che lottano -
questo, in occasione anche dell'avvicinarsi della giornata mondiale contro la
violenza sessuale deve essere chiaro. A questo Stato vanno bene chi al massimo
si lamenta di stupri e femminicidi e chiede a questo stesso sistema, ai suoi
uomini, di "difendere le donne"; mentre reprime chi lotta apertamente
contro il sistema sociale che alimenta, sviluppa, copre la violenza contro le
donne.
Chiaramente non è un caso che
venga preso di mira l'Mfpr (Da L'Aquila a Taranto - sulla questione processo
per diffamazione da parte avv. stupratore di Carmela - per cui c'è processo il
30 gennaio 2017); viene attaccata e si tenta di mettere a tacere e fermare, una
realtà organizzata delle donne, proletaria e rivoluzionaria.
Le lavoratrici, precarie,
disoccupate del Mfpr di Taranto, si rivolgono e fanno appello soprattutto a livello
di massa a respingere questa provocazione repressiva.
Questa denuncia e azioni
conseguenti le porteremo anche nelle iniziative che stiamo organizzando per la
MANIFESTAZIONE NAZIONALE DELLE LAVORATRICI, PRECARIE, DISOCCUPATE, IMMIGRATE,
BRACCIANTI, DI FINE NOVEMBRE.
Per cui ricordiamo a tutte
l'assemblea del 29 settembre a Taranto
*****
Riportiamo di seguito la lettera
incriminata e una breve cronistoria dei fatti:
E’ il 12 febbraio 2012,
all’Aquila fa freddo e c’è la neve, nonostante sia passato più di un anno dal
terremoto la città è ancora distrutta e presidiata dai militari. Quella sera
Rosa viene stuprata fuori da una discoteca a Pizzoli da Francesco Tuccia, uno
dei militari dell’operazione “strade sicure” e lasciata ferita e agonizzante nel
parcheggio a quattordici gradi sotto zero. Scatta la denuncia e parte il
processo, Antonio Valentini, un noto avvocato locale, assume la difesa dello
stupratore Tuccia e la gioca tutta sul dimostrare il consenso di lei. Intorno a
Rosa si mobilitano centinaia di donne che la sostengono dentro e fuori dal
tribunale e che quando l’avvocato Valentini nell’arringa pronuncia le parole
“reciproco consenso” per protesta escono tutte insieme dall’aula. Tuccia verrà
condannato in tutti i gradi di processo.
13 Novembre 2015, l’avvocato
Antonio Valentini viene invitato a parlare al convegno “Verso la cassazione”
sulla commissione Grandi Rischi organizzato da un’associazione di Chieti presso
la Casa Internazionale delle Donne di Roma. La cosa non passa inosservata, il
nome viene riconosciuto e in molte segnalano la presenza dell’avvocato dello
stupratore Tuccia in un luogo dedicato alla politica delle donne. La Casa
Internazionale delle Donne scrive una lettera pubblica in cui dichiara che non
sarà consentito all’avvocato Valentini l’ingresso alla Casa. Il convegno si
svolge regolarmente nell’assenza dell’avvocato Valentini.
18 maggio 2016, in seguito alla
denuncia per diffamazione aggravata sporta dall’avvocato Valentini, il pm de
L’Aquila firma un ordine di sequestro del computer, pad e cellulare di una
donna di Roma che ha diffuso in una chat di facebook una lettera arrivata da
L’Aquila e indirizzata alle donne di Roma e alla Casa Internazionale. Una
lettera che riportiamoqui sotto, che vi invitiamo a leggere e a firmare, per
diventarne tutte idealmente autrici, perché non dice nulla che non diremmo e
che non dovrebbero dire tutte e tutti.
Vi invitiamo a firmare perché gli
avvocati che difendono gli stupratori cercando di dimostrare che le vittime
sono le colpevoli rafforzano e perpetuano una cultura dello stupro per cui “ce
la siamo cercata”, “portavamo i jeans” , “lo volevamo”, “abbiamo provocato”,
“ci piaceva”, “eravamo in minigonna” ,“eravamo sole”, e il processo si
trasforma in una nuova inaudita violenza.
QUESTA LA LETTERA “INCRIMINATA”
scritta dalla compagna de L'Aquila:
“Alla Casa internazionale delle
donne
Premetto che sono un’aquilana
terremotata e che ho perso persone, luoghi e ricordi a me tanto cari con il
terremoto.
Quel che è successo a L’Aquila
nel 2009 e oltre non lo dimentico.
Non dimentico la violenza e la
militarizzazione con cui lo stato ha cercato di nascondere le sue responsabilità,
sorvegliare i terremotati e reprimere chi osava lottare
Non dimentico lo sciacallaggio di
comitati politico-affaristico-mafiosi sulla pelle degli sfollati.
Non dimentico le iene che
ridevano, ma neanche gli sciacalli che piangevano e dietro quelle lacrime
affilavano i coltelli.
La prima volta che ho visto e
sentito l’avvocato Valentini fu quando, in un’assemblea al tendone di piazza
duomo ribadì quanto scritto sui giornali e cioè che avrebbe assistito gratis
tutti gli aquilani terremotati.
Pensai fosse un uomo coraggioso,
ma poi ho capito che non era coraggio quello, ma solo un esercizio di potere.
Fatto sta che l’avvocato Valentini, con quella mossa, ha acquisito molta
popolarità e forse alle amministrative del 2017, se si presenterà, porterà a
casa ben più di quel 3,7% che raccolse con “lega italica per L’Aquila” nel
2002.
No, non dimentico quel che è
successo a L’Aquila nel 2009 e oltre.
Circa 70.000 militari arrivati da
tutta Italia a sorvegliare neanche 35.000 sfollati nelle tendopoli. Erano loro
i padroni del territorio, non gli aquilani terremotati.
Quando in una sala stracolma di
gente arrivò Bertolaso, fui sola a contestarlo, circa metà sala si rivolse
allora contro di me e mi mandarono le guardie: “fatela tacere!” esclamavano.
Erano loro i padroni del
territorio, non gli aquilani terremotati
No non dimentico quel che è
successo a L’Aquila nel 2009 e oltre.
Quando la notte del 12 febbraio
2012, in una discoteca di Pizzoli (AQ), una giovane donna di 20 anni, “Rosa”,
fu stuprata e ridotta in fin di vita da un militare, Tuccia, in compagnia di 2
altri commilitoni del 33° reggimento artiglieria “Acqui”.
Sono loro i padroni del
territorio e alcuni sono anche aquilani.
Gli aquilani fanno numero
all’Aquila, ma non tutti hanno lo stesso peso. Ora l’avvocato Valentini, che è
“amico” di tutti, doveva correggere il tiro e conquistare quelli più potenti,
quelli del braccio armato dello Stato. Così si offrì di difendere gratuitamente
lo stupratore avellinese Francesco Tuccia.
Alle prime udienze per stupro, le
compagne, le donne arrivate da tutta Italia percepirono netta la sensazione che
a L’Aquila il militare stupratore si trovava in un ambiente amico
Sono loro i padroni del
territorio e molti sono aquilani.
Ricordo che in aula, alla seconda
udienza, l’avvocato Valentini, che è amico di tutti, avvicinò il testimone che
salvò Rosa da morte certa per offrirgli una “dritta” per una buona occasione di
lavoro lontano da L’Aquila.
Ricordo le minacce di stampo
mafioso e fascista indirizzate all’avvocata di “Rosa”, Simona Giannangeli: “Ti
passerà la voglia di difendere le donne […] Stai attenta e guardati sempre le
spalle, da questo momento questo posto non è più sicuro per te”.
Ricordo nettamente la sensazione
appiccicosa di schifo e violenza, esercitati sulla mia pelle di donna, alle
parole dell’avvocato Valentini: “Tra i due ragazzi vi fu consenso esplicito. La
pratica del fisting presuppone una particolare posizione della donna,
assolutamente incompatibile con le modeste ecchimosi refertate sulla ragazza e
soprattutto con il fatto che aveva, sebbene scesi, i pantaloni addosso”.
Modeste ecchimosi le lacerazioni
all’apparato digerente e genitale di Rosa! “Solo” 48 punti per ricostruire le
parti interne lese!
Ricordo che uscimmo in massa
dall’aula, disgustate e indignate per la violenza che l’intervento
dell’avvocato “amico di tutti” evocava.
E ricordo anche che una volta
c’era a Roma una casa internazionale delle donne
Uno spazio di tutte le donne,
contro la violenza di genere, dove ti sentivi veramente al sicuro e la
sorellanza non era retorica o ipocrisia, la sentivi sulla pelle come una
carezza, la stringevi nella mano, come qualcosa di prezioso, qualcosa per cui
valga la pena “entrare nel merito dei convegni che si ospitano” perché CI
RIGUARDA TUTTE l’efferatezza e la viltà degli uomini che in una notte di
febbraio hanno massacrato il corpo e la vita di una donna lasciata sulla neve a
morire.
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