ancora fischia il vento
GUERRA IN KASHMIR
India Kashmir Protest in Kashmir — by Dr P S Sahni — September 7, 2016
Arundhati Roy: “Kashmir non è mai stato parte integrale dell’India.”
Il Kashmir è conteso, sino dalla partition nel 1947, da India e Pakistan, per il quale hanno combattuto guerre, ritenendolo una terra propria . Ha ragione però Arundhati Roy, va aggiunto, però, che il Kashmir non è nemmeno Pakistan.
Il Kashmir in India è sottoposto all’ India’s armed forces (special powers) Act (la legge sui poteri straordinari delle forze armate indiane), che attribuisce poteri speciali all’esercito, fin dall’esplosione, nel 1990, di una rivolta armata, segretamente sostenuta dal Pakistan. Da allora sono state uccisi migliaia e migliaia di kashmiri.
Sono trascorsi 2 mesi dall’ otto luglio 2016, quando Burhan Wani giovane comandante di Hizbul Mujahideen è stato ucciso. L’uccisione di Wani ha così mobilitato una generazione cresciuta sotto quella che è percepita come un’illegittima occupazione indiana. Wani era un ribelle locale, cresciuto in Kashmir, come lo sono i manifestanti scesi nelle strade
Continuano lo stato d’assedio e altre misure repressive come la sospensione di internet. Ogni giorno vi sono proteste e scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Il bilancio è pesante. Gli uccisi sono 79 i feriti circa 1200.
L’attuale tragedia, la sollevazione del Kashmir di quest’anno, ha una storia alle spalle, le cui pagine più importanti sono:
La situazione economica e sociale in Kashmir La disoccupazione è diffusa e le opportunità economiche sono scarse. Al Jammu e Kashmir è stato inoltre promesso uno statuto speciale, che gli garantirebbe autonomia, nella costituzione indiana. Ma molti kashmiri adesso vogliono di più: un sondaggio effettuato nel 2010 dal centro studi Chatham House ha rilevato una schiacciante preferenza per l’indipendenza.
Se il governo indiano non riconoscerà le aspirazioni e richieste del popolo del Kahsmir , è improbabile che la loro rabbia e rivolta diminuiscano.
Arundhati Roy: “Kashmir non è mai stato parte integrale dell’India.”
Il Kashmir è conteso, sino dalla partition nel 1947, da India e Pakistan, per il quale hanno combattuto guerre, ritenendolo una terra propria . Ha ragione però Arundhati Roy, va aggiunto, però, che il Kashmir non è nemmeno Pakistan.
Il Kashmir in India è sottoposto all’ India’s armed forces (special powers) Act (la legge sui poteri straordinari delle forze armate indiane), che attribuisce poteri speciali all’esercito, fin dall’esplosione, nel 1990, di una rivolta armata, segretamente sostenuta dal Pakistan. Da allora sono state uccisi migliaia e migliaia di kashmiri.
Sono trascorsi 2 mesi dall’ otto luglio 2016, quando Burhan Wani giovane comandante di Hizbul Mujahideen è stato ucciso. L’uccisione di Wani ha così mobilitato una generazione cresciuta sotto quella che è percepita come un’illegittima occupazione indiana. Wani era un ribelle locale, cresciuto in Kashmir, come lo sono i manifestanti scesi nelle strade
Continuano lo stato d’assedio e altre misure repressive come la sospensione di internet. Ogni giorno vi sono proteste e scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Il bilancio è pesante. Gli uccisi sono 79 i feriti circa 1200.
L’attuale tragedia, la sollevazione del Kashmir di quest’anno, ha una storia alle spalle, le cui pagine più importanti sono:
- La prima guerra del Kashmir. Iniziò nell’ottobre del 1947 quando il Maharajah dello stato principesco del Kashmir e Jammu fu messo pesantemente sotto pressione per aderire ad uno dei due nuovi stati indipendenti di Pakistan o India.
La disputa fu poi risolta grazie all’intervento delle Nazioni Unite che tramite la Risoluzione 47 del 21 aprile 1948, divise il Kashmir in territori amministrati dal Pakistan (zone settentrionali e occidentali) e dall’India (meridionale, centrale e nord-orientale).( da Wikipedia).
- La guerra tra India e Pakistan del Kargil del 1999. Truppe pakistane e ribelli del Kashmir si infiltrarono attraverso la linea di controllo che separa i due territori, ed occuparono il territorio indiano nel distretto di Kargil.
Il governo pakistano ritenne che le sue armi nucleari avrebbero dissuaso l’India dall’intraprendere una escalation su vasta scala nel conflitto, ma l’India lanciò comunque una vasta campagna militare di contrasto degli infiltrati. In seguito al progressivo intervento militare e diplomatico straniero, il Pakistan fu costretto a ritirare entro i propri confini le sue forze di intervento. (da Wikipedia).
- Rivolte popolari nelle estati del 2008 e del 2010
La situazione economica e sociale in Kashmir La disoccupazione è diffusa e le opportunità economiche sono scarse. Al Jammu e Kashmir è stato inoltre promesso uno statuto speciale, che gli garantirebbe autonomia, nella costituzione indiana. Ma molti kashmiri adesso vogliono di più: un sondaggio effettuato nel 2010 dal centro studi Chatham House ha rilevato una schiacciante preferenza per l’indipendenza.
Se il governo indiano non riconoscerà le aspirazioni e richieste del popolo del Kahsmir , è improbabile che la loro rabbia e rivolta diminuiscano.
INDIA. lo sciopero generale
Venerdì 2 settembre circa 300 milioni di lavoratori indiani hanno sciopero. Alcune fonti parlano di 200 milioni altre affermano che 300 milioni è per difetto. Comunque il risultato è stato molto importane
In stati come il Bengala, l’Andhra Pradesh e il Kerala, dove è grande la presenza comunista lo sciopero è stato completo. Anche altrove la mobilitazione è stata imponente. Per esempio la periferia industriale della capitale Dehli è stata paralizzata. Oltre a Dehli, in grandi città come Bombay, Calcutta e Madras (ora rispettivamente Mumbai, Kolkata e Chennai) trasporto urbano, treni e porti sono stati paralizzati.
Due milioni di bancari hanno bloccato la maggior parte delle banche del paese. Nel Bengala Occidentale vi sono stati scontri tra polizia e scioperanti.
Non è questo primo sciopero generale contro il governo di destra di Narendra Modi, che vinse le elezioni del 2014 a capo di Alleanza Democratica Nazionale, uno schieramento capeggiato da Bharatiya Janata (BJP), un partito induista, nazionalista ultraconservatore che vede i mussulmani come nemici. Il primo sciopero generale fu indetto nel settembre 2015. Nel gennaio di quest’anno milioni di minatori si sollevarono contro il progetto di Modi di far entrare imprese private nel settore minerario pubblico. Anteriormente massive proteste avevano costretto Modi a ritirare un progetto di legge sull’Acquisto di Terre.
Lo sciopero generale dello scorso 2 settembre ha chiesto il ritiro della riforma del lavoro del governo, l’aumento del salario minimo, la rivalutazione delle pensione l’estensione della sicurezza sociale a quei lavoratori che ne sono sprovviste.
Lo sciopero ha avuto principalmente due significati.
In stati come il Bengala, l’Andhra Pradesh e il Kerala, dove è grande la presenza comunista lo sciopero è stato completo. Anche altrove la mobilitazione è stata imponente. Per esempio la periferia industriale della capitale Dehli è stata paralizzata. Oltre a Dehli, in grandi città come Bombay, Calcutta e Madras (ora rispettivamente Mumbai, Kolkata e Chennai) trasporto urbano, treni e porti sono stati paralizzati.
Due milioni di bancari hanno bloccato la maggior parte delle banche del paese. Nel Bengala Occidentale vi sono stati scontri tra polizia e scioperanti.
Non è questo primo sciopero generale contro il governo di destra di Narendra Modi, che vinse le elezioni del 2014 a capo di Alleanza Democratica Nazionale, uno schieramento capeggiato da Bharatiya Janata (BJP), un partito induista, nazionalista ultraconservatore che vede i mussulmani come nemici. Il primo sciopero generale fu indetto nel settembre 2015. Nel gennaio di quest’anno milioni di minatori si sollevarono contro il progetto di Modi di far entrare imprese private nel settore minerario pubblico. Anteriormente massive proteste avevano costretto Modi a ritirare un progetto di legge sull’Acquisto di Terre.
Lo sciopero generale dello scorso 2 settembre ha chiesto il ritiro della riforma del lavoro del governo, l’aumento del salario minimo, la rivalutazione delle pensione l’estensione della sicurezza sociale a quei lavoratori che ne sono sprovviste.
Lo sciopero ha avuto principalmente due significati.
- Primo, sottolineare le drammatiche condizioni economiche e sociali nelle quali verso il popolo indiano.
- Secondo, la volontà del popolo indiano di superare la politica ultra liberale di Modi.
Nessun commento:
Posta un commento