Richiedi il libro a: pcro.red@gmail.com |
Il 50° della Rivoluzione culturale proletaria in Cina offre l'opportunità per il movimento operaio e comunista di riflettere sul significato storico e sugli splendori e limiti di questa grande esperienza che ha caratterizzato la fase finale della vita del grande dirigente del movimento comunista internazionale, Mao Tse Tung e della fase socialista della Cina.
La Rivoluzione culturale
proletaria (RCP) è stato il tentativo delle masse giovanili,
proletarie e contadine e di larga parte dei quadri del Partito
Comunista Cinese di rivitalizzare il socialismo e cercare di impedire
che la Cina procedesse lungo la strada della restaurazione
capitalistica già avvenuta nell'Unione sovietica come effetto lungo
del XX congresso – di cui ricorre anche il 60° anniversario.
La RCP cinese rappresenta
il nuovo tentativo di assalto al cielo prodotto dalle masse
nella fase del socialismo e il primo organico tentativo di un'uscita a sinistra dalla crisi del socialismo dopo l'affermarsi del revisionismo in Russia.
nella fase del socialismo e il primo organico tentativo di un'uscita a sinistra dalla crisi del socialismo dopo l'affermarsi del revisionismo in Russia.
Riparlarne a cinquant'anni
di distanza ci sembra essenziale per tutti coloro che mantengono
ferma e chiara la prospettiva storica del socialismo come società di
transizione verso il comunismo, realizzabile solo su scala mondiale.
La RCP è l'esperienza
storica di milioni di giovani che affermano uno slogan in sintonia
con l'intera ribellione della gioventù degli anni '60. “E' giusto
ribellarsi”, dalle Guardie rosse dilaga in tutto il mondo e in
particolare nei paesi occidentali, fondendosi con l'opposizione alla
guerra del Vietnam, al maggio francese, al biennio rosso italiano del
68/69, ecc.
La Comune di Shanghai
afferma il principio che nel socialismo fondamentale è che la classe
operaia deve dirigere tutto. Così come si afferma in quegli anni la
linea di sviluppare la produzione e continuare la rivoluzione, con
una rinnovata critica per imporre il primato degli interessi popolari
e il controllo effettivo di contenuti e metodi nella produzione per
il socialismo.
Centrale in questa
esperienza è però il problema del potere socialista.
La necessità di ridare
vita ad organismi di potere dal basso, a comitati rivoluzionari, la
necessità che il proletariato e le masse popolari si impadroniscano
in maniera sempre più concreta e creativa della sfera della
sovrastruttura (cultura, arte, scuola, educazione, mezzi di
comunicazione di massa, indagine scientifica); la necessità che
nelle fabbriche venga attaccata la divisione del lavoro, il dominio
dei tecnici sui meccanismi di produzione e che la classe operaia
anche nel campo della produzione metta la politica e i suoi interessi
strategici come punti di riferimento; la necessità che il Partito
comunista abbia un ruolo dirigente nello Stato di dittatura del
proletariato e nella transizione comunista e che questo è possibile
solo se riesce a portare avanti una lotta continuata e senza
quartiere agli elementi della burocrazia, ai privilegi dei nuovi
'mandarini' o della nuova 'borghesia rossa', che trovano fondamento
nella continuità dell'esistenza delle classi e strati nella società
socialista che portano a deviazioni e degenerazioni che mettono a
rischio la costruzione del socialismo.
Straordinario fu l'impatto
della RCP nello sviluppo del nuovo internazionalismo.
Il 50° è l'opportunità
per tornare a riflettere su tutti questi temi, nelle fabbriche, nelle
università, nei centri di aggregazione del movimento di lotta e tra
gli intellettuali che restino tuttora sul terreno della scienza
rivoluzionaria e della critica radicale all'odierna società
imperialista.
E' per tornare a discutere
di questo che serviva un primo libro agile che riassume, usando testi
cinesi, i punti caratterizzanti degli anni iniziali della RCP, dal
1966 al 1968, principalmente.
Compatibilmente con le
esigenze editoriali e gli interessi che possono suscitare, pensiamo
ad ulteriori volumi e opuscoli che permettano di comprendere gli anni
precedenti la Rivoluzione Culturale: il grande dibattito e la grande
polemica che attraversò il movimento comunista internazionale negli
anni che vanno dal '56 al '66; un approccio documentario e critico
sulle esperienze concrete della Rivoluzione Culturale Proletaria in
materia di fabbriche, scuole, campagne; una riflessione sulle vicende
legate alla Comune di Shanghai; e, infine, una analisi critica a più
voci su limiti ed errori di questa esperienza che possano servire a
sintetizzarla come bilancio e patrimonio dell'intero movimento
comunista internazionale.
Nessun commento:
Posta un commento