"...Dopo
una certa turbolenza dei mercati, il capitale troverà la sua strada
per uscire dalle attuali difficoltà: né i capitalisti inglesi
potranno essere minimamente frenati dal loro andare dovunque c'è
profitto, né le grandi aziende straniere non adotteranno subito
scelte, per non subire effetti “sgraditi” (come il possibile
pagamento di dazi per entrare ora nel mercato europeo, perdita di
alcuni benefici fiscali, ecc. Marchionne ha lanciato subito l'avviso:
posso chiudere qui e andare in un altro paese...). Poi, l'eventuale
perdita da un lato, verrebbe compensata dall'aumento dei prezzi,
intensificazione del lavoro, attacco ai salari, dall'altro.
La
grande finanza non si fa chiudere nelle frontiere nazionali! Il
capitale per forza è globale, non vede frontiere, rompe le
frontiere. “Tornare alle frontiere, ai confini”, vale per i
popoli, non certo per i capitali e la finanza...".
E questo puntualmente si sta verificando.
Scrive Daniel Gros su Sole 24 ore dell'11 settembre in un articolo intitolato: Brexit costerà a Londra meno delle previsioni":
"... l'uscita dal mercato unico... si trasforma in un processo lungo dieci anni, le perdite ammonterebbero circa allo 0,2-o,3% del Pil all'anno, in media. Con una valuta più debole, il Paese beneficerà di un aumento della competitività delle esportazioni che potrebbero compensare tali perdite...
...il valore aggiunto nelle esportazioni delle merci britanniche verso UE rappresenta solo il 5% del Pil... (mentre) verso i paesi non comunitari rappresentano circa il 7% del Pil...
(non solo)... l'approvazione degli accordi commerciali sarà molto più facile per il Regno Unito di quanto lo sia per l'Unione Europea, che richiede il via libera di 30 parlamenti...
...Allo stesso modo, il RU non deve temere grandi cambiamenti nelle sue capacità di (continuare) ad esportare servizi verso la UE che rappresenta circa il 40% del totale nel Regno Unito... i servizi finanziari rappresentano circa un terzo...
Il settore finanziario ha una naturale tendenza a formare gruppi, e Londra ha offerto notevoli vantaggi... La maggior parte dei vantaggi che hanno fatto di Londra un centro dei servizi finanziari resteranno anche dopo la Brexit. E la perdita del passporting potrebbe essere compensato dalla creazione di filiali o "teste di ponte" all'interno della Ue, come Dublino, Francoforte o Parigi..."
E CONCLUDE L'ARTICOLO:
"...La questione è se i cambiamenti derivanti da Brexit produrranno benefici per i lavoratori, come ha promesso la campagna per il "leave". La risposta rimane tutt'altro che chiara"
NO, INVECE, E' MOLTO CHIARA...
NO, INVECE, E' MOLTO CHIARA...
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