pc 4 ottobre - Ilva Taranto.. dati sempre più gravi nei quartieri popolari contigui alla fabbrica - mentre oggi nell'udienza al maxi processo ci si aspetta la sentenza sull'ammissione delle tante parti civili
Ilva, report della Regione Puglia: “Più 24 e 26 per cento di bambini malati in due quartieri vicini all’impianto”
Ambiente & Veleni
Secondo lo studio, tra il
2008 e il 2014 c’è stato un nesso chiaro tra l’inquinamento e la
mortalità nei rioni a rischio di Taranto, soprattutto per cause
respiratorie
L’Ilva ha provocato e provoca malattie e decessi nei quartieri più vicini all’impianto. Soprattutto nei bambini. Tra il 2008 e il 2014 c’è stato un nesso chiaro tra l’inquinamento e la mortalità nei rioni a rischio di Taranto, soprattutto per cause respiratorie. Non solo: quando sono aumentati due veleni – le polveri sottili e l’anidride solforosa – ci sono stati più ricoveri, con effetti “importanti” nei bambini fino ai 14 anni. In pratica più il siderurgico tarantino produce, più inquina, più aumentano determinate malattie e cause di morte, tra le quali i tumori. Sono le conclusioni choc dello “Studio
di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali
sulla morbosità e mortalità della popolazione residente a Taranto”, voluto dal Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia. La ricerca esamina “l’associazione tra l’inquinamento prodotto dalle emissioni industriali di Ilva e la mortalità, i ricoveri e l’incidenza dei tumori” e dettaglia così quanto era già noto dal 2011 con lo studio Sentieri, ovvero che nei quartieri Tamburi, Paolo VI e Borgo – i tre con ‘vista’ sulla fabbrica – si moriva più spesso e prima che altrove.“Nesso tra inquinanti e mortalità” – C’è un nesso, dunque, tra l’inquinamento prodotto dal polo siderurgico della città jonica e la salute di chi vive nei rioni più vicini, dove le emissioni arrivano più facilmente? Secondo gli scienziati, sì: “L’esposizione continuata agli inquinanti emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e morte”, affermano gli studiosi specificando che i margini di errore sono ridotti. Anzi: è probabile una sottostima dei dati riferiti agli anni passati e l’incidenza di fattori di rischio come fumo, alcol e obesità è “marginale” e “trascurabile”. E tra le conclusioni se ne rintraccia anche una inquietante, da “verificare in indagini successive”: “Appare rilevante – si legge nel dossier – la relazione tra esposizione ambientale e aborti”.
Aumentano tumori e infarti – Lo studio, condotto da un team guidato dal professor Francesco Forastiere in collaborazione con Arpa Puglia e Ares Puglia, mette in evidenza come le polveri sottili industriali (Pm10) siano responsabili di un aumento del 4% del rischio di mortalità, in particolare del 5% per tumore polmonare, oltre che del 10% per infarto del miocardio. L’anidride solforosa, invece, provoca un aumento del 9% della mortalità, con eccessi più marcati per tumore polmonare (+17%) e infarto (+29%). E nel periodo compreso tra il 2006 e il 2011, entrambi gli inquinanti sono stati responsabili, inoltre, di aumento del rischio di tumore del polmone tra i residenti: alle polveri è imputabile un +29%, mentre all’anidride solforosa sarebbe riconducibile un incremento del 42 per cento.
A Paolo VI +57% tumore al polmone – Il gruppo di lavoro ha preso in esame 320mila personeresidenti a Taranto, Statte e Massafra tra il 1998 e il 2010 registrando come muoia di più, per tutte le cause, chi vive nei quartieri Tamburi, Borgo, Paolo VI e Statte. Gli eccessi sono particolarmente rilevanti per tumori maligni a Paolo VI (+20%) con un boom del tumore al polmone (+57%) e della BPCO, l’infiammazione cronica di bronchi e polmoni (+85%). A Statte, sottolineano gli scienziati, si evidenziano eccessi per malattie cerebrovascolari e si nota un “eccesso del 43% di mortalità per infezioni respiratorie”. Nel rione Tamburi aumenta invece il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, malattie renali e BPCO.
Eccessi di ricoveri tra i bambini – Se si considerano i ricoveri per quartiere di residenza, emerge un “eccesso di ricorso alle cure ospedaliere” compreso tra il 7 e il 50 per cento a Tamburi e Paolo VI, con dati rilevanti nella fascia d’età compresa tra gli 0 e i 14 anni. I bambini finiscono più spesso in ospedale se sono residenti a Tamburi (+24%), Borgo (+16%) e Paolo VI (+26%). E gli incrementi diventano ancora più elevati quando si considerano le sole infezioni delle vie respiratorie.
“La mortalità segue produzione Ilva” – Il dossier evidenzia quindi come “all’andamento produttivo” dell’Ilva tra il 2008 e il 2014 “ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell’impianto e nei quartieri limitrofi”. E l’andamento della mortalità “ha seguito in modo speculare” proprio i livelli di produttività e di inquinamento nei quartieri Tamburi e Borgo: “Si è assistito – affermano gli scienziati – a variazioni positive nei tassi di mortalità fino al 2012, a seguito di incrementi del Pm10 di origine industriale, per poi osservare una riduzione sia dell’inquinamento che della mortalità nel 2013-14”. Da qui una conclusione lapidaria: “Almeno una parte della mortalità associata all’esposizione ad inquinanti ambientali dunque può essere prontamente reversibile al diminuire della esposizione”. Tradotto: meno inquinamento, meno rischi a breve termine di ammalarsi e morire.
Emiliano: “Immediato intervento del Governo” – “Oggi abbiamo presentato il più approfondito studio epidemiologico che riguarda gli effetti dell’inquinamento Ilva di Taranto sulla popolazione residente. Questo studio complesso, realizzato in collaborazione tra la Regione Puglia e Lazio, ha indicato una connessione diretta tra aumento della mortalità per tumore e per malattie cardiovascolari, respiratorie e i picchi di innalzamento della produzione della fabbrica, anche in epoca molto recente e successiva alla contestazione di cui al capo di imputazione del processo di Taranto”.
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