Lenin, in questo 8° capitolo del "L'imperialismo", esamina un aspetto importante dell'imperialismo: il parassitismo e la putrefazione del capitalismo “di cui – dice - non si tiene sufficientemente conto nella maggior parte degli studi”.
Lenin spiega che in regime
capitalistico “nessun monopolio potrà completamente e per lungo
tempo escludere la concorrenza del mercato mondiale”. Il che
vuol dire che anche oggi le grandi multinazionali che dominano il
mercato mondiale agiscono in un sistema che di fase in fase riproduce
la concorrenza, e non esiste quindi un dominio assoluto e permanente
di una multinazionale su tutte le altre, questo sia nella contesa
generale tra le multinazionali, sia in quella particolare in ogni
settore. Gli esempi in questo senso possono essere numerosi e
documentati, ma non vogliamo appesantire la spiegazione.
Alla stessa maniera Lenin
dice che nell'imperialismo, che è una fase superiore del
capitalismo, “la possibilità (e la ricerca) di abbassare
mediante nuovi miglioramenti tecnici i costi di produzione ed elevare
i profitti, milita a favore delle innovazioni”. Ciononostante,
dice Lenin, è evidente che il sistema nel suo complesso, essendo
guidato dalla logica del monopolio, restringe questo sviluppo entro i
limiti della possibilità effettiva di profitti, e questo frena le
innovazioni, lo sviluppo stesso della scienza e della tecnologia e
delle stesse forze produttive, rispetto alle possibilità storiche
che lo sviluppo del modo di produzione capitalistico permetterebbe.
E, quindi, il segno
generale è la stasi e la putrefazione.
Lenin è perfino poi più
preciso quando parla di stasi e putrefazione e nel vederne le
manifestazioni “in singoli rami industriali e in singoli
paesi... per determinati periodi di tempo”.
L'altro elemento che Lenin
analizza come organico all'imperialismo è il suo carattere di
parassitismo, che è semplicemente spiegato così: “L'imperialismo
è l'immensa accumulazione in pochi paesi di capitale liquido... Da
ciò segue, inevitabilmente, l'aumentare della classe o meglio del
ceto dei rentiers, cioè di persone che vivono “del taglio di
cedole”, non partecipano ad alcuna impresa e hanno per professione
l'ozio”.
E' la descrizione dello
sviluppo della grande finanza, del dominio del capitale finanziario
che oggi significa l'esistenza di una “branca” di persone, dal
grande finanziere all'ultimo broker di borsa, che proprio in “ozio”
non sono, ma che dal punto di vista della produzione e della utilità
sociale, è giusto definirli parassiti.
Lenin aggiunge che
“L'esportazione del capitale, uno degli essenziali fondamenti
economici del capitalismo, intensifica questo completo distacco del
ceto dei rentiers dalla produzione e dà un impronta di parassitismo
a tutto il paese, che vive dello sfruttamento del lavoro di pochi
paesi” e del supersfruttamento dei paesi oppressi
dall'imperialismo.
Quindi, il mondo non solo
viene a rappresentarsi come un dominio di Stati ricchi rispetto a
nazioni e popoli poveri, ma anche una sorta di divisione tra Stati
creditori, usurai e Stati debitori.
Questa distinzione non
viene meno per il fatto che anche i cosiddetti “Stati ricchi”,
oggi sono pieni di debiti e per alcuni ciò è un problema
strutturale, pesante e influente. Perchè il carattere del debito
pubblico nei paesi imperialisti è differente dal debito dei paesi
oppressi dall'imperialismo, che è una forma di occupazione
finanziaria, di dominio assoluto che li rende permanentemente
dipendenti. Nello stesso tempo va messo in rilievo che questo debito
è il frutto di una rapina. E nel sistema imperialista è proprio il
carattere, assoluto in certi casi, relativi in altri, del dominio
imperialista che ne segna la sua essenza di freno dello sviluppo.
Parassitismo, stasi,
putrefazione sono ben visibili anche al di là dei dati strettamente
economici, se si guarda al mondo nel suo insieme e agli effetti
evidenti del sistema imperialista rappresentato da alcuni paesi
altamente sviluppati, appropriatori della ricchezza mondiale, che
quindi finisce in poche mani, mentre tre quarti dell'umanità sono
soggetti al sottosviluppo, alla fame, alla miseria.
L'analisi di Lenin sul
carattere parassitario e di putrefazione dell'imperialismo non è mai
fine a sé stessa, non ha scopi puramente descrittivi, né egli la
utilizza per un giudizio morale sul sistema, ma, come egli
sottolinea, perchè “Questo fatto necessariamente influisce in
generale su tutti i rapporti politico sociali dei relativi paesi e,
quindi, anche sulle due correnti principali del movimento operaio in
generale”.
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