Al via il maxiprocesso d'appello ai No Tav. Saluzzo: "Continuiamo sulla linea di Caselli"
Al dibattimento per gli scontri dell'estate 2011 intorno al cantiere di Chiomonte 53 imputati: in primo grado ne furono condannati 47
"Sono qui per proseguire lungo la linea tracciata dalla procura di Torino di Gian Carlo Caselli, che condivido in pieno: una linea di grande rigore all'interno, naturalmente, di una cornice di garantismo". Il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, scende in campo di persona per rappresentare la pubblica accusa, in appello, al maxi processo ai No Tav: cinquantatré imputati
per gli scontri in Valle di Susa dell'estate del 2011, "uno dei momenti più caldi" della contestazione al supertreno Torino-Lione.
Il magistrato ha voluto dare un segnale di continuità rispetto a un'impostazione che aveva scatenato polemiche e tensioni molto forti. Ma ha anche detto, a margine dell'udienza, di auspicare un "processo normale". In primo grado il dibattimento era stato ospitato nell'aula bunker delle Vallette, destinata di solito ai casi di mafia e terrorismo. Una scelta che i No Tav avevano interpretato come un tentativo di criminalizzare il movimento: ogni udienza era scandita da proteste, cori, invettive, slogan e persino parapiglia con la polizia. Il processo d'appello si svolge invece a Palazzo di giustizia: "Ho stabilito che la causa venga celebrata qui - precisa Saluzzo - per recuperare un clima di normalità. Questo non significa che saranno tollerate intemperanze. Faremo un processo: un'accusa, una difesa, i fatti e le motivazioni dietro i fatti. Discuteremo e poi tireremo le conclusioni". La prima udienza, oggi, si è dipanata in assoluta tranquillità. Le schermaglie sono state in punta di diritto e sono terminate con lo stralcio - per problemi di notifica degli atti - di cinque posizioni.
Il maxiprocesso, il 27 gennaio 2015, terminò in primo grado con 47 condanne (per quasi 150 di carcere) e sei assoluzioni. Due le giornate al vaglio dei giudici: quella del 27 giugno, quando le forze dell'ordine sgomberarono il grande presidio No Tav alla Maddalena di Chiomonte, dove oggi sorge il cantiere, e quella del 3 luglio successivo, quando si ebbe il primo assalto alle recinzioni appena istallate. Quasi duecento gli agenti che accusarono lesioni.
"Auspichiamo che l'appello rappresenti un momento di riflessione anche per le istituzioni", dichiara Francesca Frediani, consigliere regionale M5S in Piemonte. La polemica è legata ad "Archiviato", un documentario che parla di "reati commessi dalle forze dell'ordine durante le manifestazioni" dei No Tav. Il 20 ottobre è prevista la proiezione in Senato, e il sindacato di polizia Coisp protesta: "Si vuole gettare fango su chi serve il Paese indossando una divisa".
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