(la fotografia è tratta dal sito di Riviera 24, n.d.r.)
Ventimiglia - «rabbia e dolore per la morte della giovanissima eritrea, Mjmelet Berhal, 16 anni, ieri pomeriggio falciata da un Tir spagnolo mentre insieme ad altri sei familiari, la maggior parte fratelli, tentava di raggiungere a piedi la Francia.
Domani ci sarà tempo per le iniziative, dopo il cordoglio. Ma la morte di una minorenne, che aveva diritto alla protezione internazionale, costretta a entrare in Francia come una criminale, è cosa che non può lasciare indifferente nessuno.
«Una tragedia, un’enorme tragedia», ripete Maurizio Marmo, responsabile della Caritas. Nel pomeriggio di ieri, dal centro delle Gianchette, ha reagito con un filo di voce e immediata commozione alla notizia della giovanissima migrante uccisa all’interno dell’ultima galleria prima del confine.
Sconvolto, circondato dai bimbi che giocano ignari nel cortile della parrocchia e gli si affollano intorno come sempre, nel clima familiare del presidio ventimigliese all’interno della chiesa di Sant’Antonio rimasto ad accogliere donne e bambini migranti, cerca invano, con la voce spezzata, di trovare le parole per dirlo anche agli altri, migranti e volontari, che una ragazzina, una delle tante che arrivano a Ventimiglia – in questo caso neppure passata dalle Gianchette – in cerca di un futuro migliore, fuggita dalle terre martoriate dell’Africa, non ce l’ha fatta. «Da qui ne sono passate tante. Arrivano e partono ogni giorno», continua Marmo. E lo dice con il gelo negli occhi, nella voce e nel cuore. In quanto minorenne la ragazzina investita aveva diritto alla protezione internazionale, ma forse non aveva il tempo per aspettare i tempi lunghi della burocrazia.
Quasi tutte le giovani che arrivano a Ventimiglia hanno storie terribili alle spalle. probabilmente anche la giovanissima morta ieri pomeriggio di cui ancora non si conosce il passato. Solo il disperato desiderio di raggiungere l’Europa, a piedi, in mezzo ai Tir, lungo l’autostrada.
«Un dolore terribile. Come se fosse una figlia, una sorella», ripete Don Rito, che di ragazzine come quella che ha perso la vita a Sant’Antonio ne ha conosciute svariate centinaia.
Durissimo, infine, il commento del vicesindaco Silvia Sciandra, che alle Gianchette è di casa: «Questa ragazza è figlia nostra. Ed è straziante che sia morta per cercare solo un futuro diverso. La nostra città ha fatto tanto, ma occorre fare di più. E lo dico rivolto agli altri paesi, alle altre città che sino ad oggi ci hanno lasciati soli. Se questa è l’Europa che vogliamo io non ci sto».
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