Capirete che la curiosità ci scatta come una molla: sappiamo benissimo che il Jobs Act, grazie alla cancellazione di ogni tutela, rende più conveniente per il padrone assumere a tempo “indeterminato” piuttosto che “determinato” (nel secondo caso è indicata una durata, nel primo un rapporto di lavoro può durare anche due giorni), ma 92.000 assunzioni in più ci sembrano comunque una cifra che merita approfondimento.
Leggiamo: la prima cosa che capiamo è che 92.299 è il saldo attivo tra assunzioni e cessazioni: ci sono state 641.572 assunzioni a fronte di 549.273. Aumentano, rispetto ad un anno fa, le assunzioni di circa 20.000 unità, ed aumenta la percentuale di nuovi contratti a tempo indeterminato, dal 17% circa al 25% circa. I conti tornano allora: il Jobs Act, entrato in vigore il 6 Marzo, ha causato un aumento dei posti di lavoro, e nello specifico di quelli a tempo indeterminato. Vero? Mica tanto.
Il saldo è positivo, ma lo era anche a Gennaio 2015 (+ 165.000) e a Febbraio 2015 (+ 138.000): a voler essere cattivi potremmo dire, senza essere smentiti, che l'andamento delle nuove assunzioni a Marzo segna, rispetto a Gennaio, un bel -44%! Il Jobs Act non sembra particolarmente corroborante, dunque, per il mercato del lavoro: lo sono piuttosto gli sgravi contributivi in vigore da Gennaio, cioè gli sconti che lo Stato fa ai padroni relativamente ai soldi che devono versare per le pensioni dei lavoratori.
Noi però, a differenza dei giornali, non abbiamo esigenza di titoli strappaclick; soprattutto, a differenza del Ministero del Lavoro che ha diramato la velina, non abbiamo esigenza di dimostrare che il Jobs Act funziona...ma neanche l'esigenza opposta.
Siamo realisti, e seri: bastano dieci minuti di riflessione per rendersi conto che il saldo mensile, attivo o passivo che sia, è un dato troppo “stagionalizzato” per significare qualcosa in termini di andamento del mercato del lavoro. Non siamo solo noi a dirlo, i soliti comunisti: lo dice anche Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, che commentando i dati per Repubblica dichiara che “è prematuro dire che c'è stata una spinta occupazionale nel suo complesso”. Altri dieci minuti sottratti al nostro pomeriggio, al nostro lavoro da riprendere, sono sufficienti per lasciar perdere un dato buono solo per la propaganda ed andare a vedere, direttamente sul sito dell'Istat, l'andamento dell'occupazione negli ultimi due anni (una durata arbitraria, scelta per comodità): senza sprecare ulteriori parole, vi forniamo il grafico. Voi notate miglioramenti?
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