Un peschereccio, stracolmo di persone, si è capovolto
la scorsa notte a circa 60 miglia a nord della Libia. Un mercantile dirottato
nella zona ha recuperato solo 28 superstiti. La nave era in difficoltà e aveva
lanciato l'allarme. Quando hanno visto arrivare i soccorsi però i migranti si
sono spostati tutti su un lato dell'imbarcazione facendola ribaltare
Quando hanno visto arrivare i soccorsi i migranti, che erano a bordo di un peschereccio in difficoltà di navigazione, si sono spostati tutti su un lato dell’imbarcazione facendola capovolgere. Ma i soccorritori sarebbero riusciti a portare in salvo solo 28 dei quasi 700 passeggeri che erano a bordo. Questa la cronaca ancora parziale del nuovo naufragio nel Canale di Sicilia. Secondo l’agenzia Ansa questa nuova tragedia del mare potrebbe essere una ecatombe perché “si temono circa 700 vittime“: la più grave tragedia avvenuta nel Mediterraneo. Tutto è avvenuto a circa 60 miglia a nord della Libia. Sul posto sono state dirottate diverse barche: una ventina di cadaveri sono già stati recuperati. Lo scorso febbraio la cronaca aveva dovuto registrare la morte di 300 migranti, mentre nell’ottobre del 2013 le vittime erano state 339. Il premier Matteo Renzi sta rientrando a Roma. Era a Mantova per l’apertura della campagna elettorale del Pd. Anche Malta partecipa ai soccorsi. Il premier Joseph Muscat: “Stanno letteralmente cercando di trovare persone in vita tra i morti galleggianti in acqua”.
Peschereccio aveva lanciato allarme
Dal peschereccio – secondo le prime informazioni – era
stata lanciata ieri una richiesta di aiuto al centro nazionale soccorso
della Guardia Costiera poiché era stato riferito che l’imbarcazione era
in difficoltà. La sala operativa del Comando generale delle Capitanerie di
porto ha dirottato un mercantile portoghese. L’equipaggio della King
Jacob però ha visto il peschereccio capovolgersi. Sono iniziate
frenetiche operazioni di soccorso che hanno consentito di recuperare 28
persone finite in mare. È verosimile che, alla vista del mercantile, i
migranti si siano portati tutti su un lato del peschereccio, facendolo
ribaltare. Nella zona sono stati dirottati numerosi altri mezzi che sono ora
impegnati nelle ricerche di eventuali altri superstiti. All’operazione,
coordinata dal centro nazionale soccorsi della Guardia Costiera, partecipano
unità navali e aeree della stessa Guardia costiera, mercantili che sono stati
dirottati in zona, e inoltre mezzi aerei e navali della Marina
militare e della Guardia di finanza impegnati nell’operazione Triton
dell’agenzia Frontex.
“Nonostante le enormi difficoltà e la vicenda ancora fresca
del tentato sequestro di un peschereccio, la marineria di Mazara del Vallo mostra la propria
generosità: cinque barche in attività di pesca sono state precettate dalla
Marina militare; hanno tirato a bordo le reti per partecipare alle
operazioni di soccorso dei naufraghi nel Canale di Sicilia – dice Giovanni
Tumbiolo, del Dipartimento della pesca Cesvop di Mazara del Vallo -. Lo Stato,
che legittimamente chiede aiuto ai nostri pescatori sappia che a Mazara del
Vallo c’erano 500 pescherecci e ora la flotta ne conta un quinto.
Giustissimo salvare le vite in mare, ma vanno salvate anche le famiglie di chi dal
mare aveva un proprio reddito e oggi è alla fame”.
Carlotta Sami (Unhcr): “Ecatombe mai
vista”
“Contro le tragedie di immigrati in mare serve
un’operazione Mare Nostrum europea. La chiediamo da oltre un anno e non c’è
stata risposta” dichiara Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr,
intervistata da SkyTg24. “Se il bilancio di questa ennesima tragedia sarà
confermato il bilancio dei morti nel Mediterraneo negli ultimi dieci giorni
arriverà a oltre mille persone. Quella di oggi è una tragedia di
proporzioni enormi, una ecatombe mai vista nel Mediterraneo che
conferma la necessità di un intervento europeo che metta in campo mezzi
adeguati di soccorso”. Dalla Libia , ha ribadito Sami “partono barconi pieni
all’inverosimile” e quando questi lanciano la richiesta di aiuto “i mezzi
delle Capitanerie di porto italiane impiegano troppo tempo per
raggiungerli”. “Siamo sconvolti perché negli ultimi due giorni abbiamo
visto capitare dei fatti di una efferatezza mai vista finora. C’è stato un salto
di crudeltà da parte dei trafficanti”.
Nell’ultima settimana arrivate 1500
persone, 950 morti da inizio anno
Negli ultimi giorni era stato costante l’esodo dei
migranti dalla Libia, un flusso continuo interrotto soltanto dalla conta
dei morti e dai racconti delle sofferenze e delle violenze che i sopravvissuti
hanno dovuto subire sull’altra sponda del Mediterraneo: nell’ultima settimana
ne sono arrivati undicimila, oltre 1.500 al giorno. E almeno altri 950, secondo
l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, sono invece finiti in
fondo al mare. Vittime dei naufragi dall’inizio dell’anno a cui dovranno
aggiungersi questi nuovi morti. Quattrocento sarebbero deceduti nel
naufragio del 14 aprile: “Quelli che erano nella stiva – ha raccontato un
sopravvissuto all’Arci – volevano salire per vedere le navi dei soccorritori ma
il movimento ha fatto ondulare la nave per due volte e alla terza si è
capovolta. È stata una tragedia”. Tre giorni anche l’ultimo
orrore: migranti cristiani gettati in mare da compagni musulmani.
Struttura di accoglienza al collasso
L’enorme afflusso di uomini, donne e bambini, sta
mettendo a dura prova l’intero sistema d’accoglienza. Le strutture siciliane
sono al collasso, da Lampedusa a Pozzallo dove, dice Medici senza
frontiere, “la situazione è drammatica”. E in attesa che si trovi una soluzione,
proprio dalla Sicilia continuano ad arrivare testimonianze choc.
L’ultima da Lampedusa, dove l’altra notte sono sbarcati 89 tra eritrei e
somali. Almeno 25 di loro, tra cui un bimbo di 6 mesi, avevano ustioni sul
corpo. Dalle testimonianze dei sopravvissuti è stato ricostruito quanto
accaduto: cinque giorni fa è esplosa una bombola in un casolare a Zuwarah, in
Libia, dove i migranti erano in attesa di partire. Cinque sono morti sul
colpo, mentre un sesto, una donna, è morta durante il viaggio verso l’Italia.
“Non abbiamo ricevuto cure, ma soltanto qualche benda – hanno raccontato i
migranti – tre giorni dopo l’esplosione ci hanno costretti a partire nonostante
alcuni fossero in gravi condizioni”.
L’impotenza dell’Europa: “Non abbiamo
fondi né il sostegno politico”
Sul fronte immigrazione la situazione “è
grave e peggiorerà nelle prossime settimane e mesi” ma “dobbiamo essere
franchi, la Commissione europea non può fare da sola; non abbiamo la bacchetta
magica”, perché “non abbiamo i fondi né il sostegno politico” per lanciare
operazioni europee di salvataggio. Questa era stata l’ammissione solo pochi
giorni fa della portavoce del commissario per l’Immigrazione Dimitri
Avramopoulos, che la settimana prossima sarà in Italia per incontrare il
ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
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