Carcere della Spezia, 3 inchieste della Procura
Il carcere della SpeziaLa Spezia - Il quadro accusatorio è sembrato chiaro fin dal principio. La Procura, così, non ha perso tempo e, dopo un’indagine protrattasi poco più di un anno, ha chiesto il giudizio per Maria Cristina Bigi, direttrice del carcere di Villa Andreini. Il Secolo XIX , nel novembre scorso, aveva pubblicato la notizia riguardante il fascicolo che la vede iscritta sul registro degli indagati. Una vicenda che, in prima battuta, sembrava di poco conto. Ora, invece, assume un peso differente. L’accusa ritiene che sia stato distribuito del cibo, delle fritture, a un detenuto affetto dal morbo di Crohn (infiammazione cronica dell'intestino).
La responsabilità sulle condizioni del carcerato, almeno secondo quanto sostenuto dal pm Tiziana Lottini, ricade sulla direttrice Bigi. L’udienza preliminare è fissata per la seconda decade di maggio. Il carcerato ritiene di aver patito danni gravi. Gli agenti della polizia giudiziaria avevano acquisito le documentazioni riguardanti i generi alimentari distribuiti a Villa Andreini e si erano accorti che c’erano corrispondenze con quanto denunciato dalla parte offesa.
La dirigente del penitenziario però respinge tutte le accuse, ritiene che non siano sue le responsabilità, i controlli sarebbero stati portati avanti come da protocollo. Chi ha sbagliato allora? Difficile rispondere.
Di certo, risulta impossibile non rilevare che la Procura, da tempo, ha puntato i fari sulla casa circondariale di via Fontevivo. Ad allarmare gli inquirenti spezzini era stato anche un telefono cellulare rinvenuto da un secondino all’interno di una cella. I militari della Guardia di Finanza avevano sospettato che si potesse trattare di telefonino utilizzato per coordinare un traffico di stupefacenti all’esterno del carcere. Il pm Giovanni Maddaleni aveva deciso di monitorare le telefonate provenienti da quell’utenza. Non era saltato fuori però nessun indizio rilevante, il procedimento infatti era stato archiviato: il cellulare veniva usato soltanto per parlare con i familiari. Non è dato sapere invece come il telefono sia finito all’interno di una cella.
Non è tutto. Anche un terzo magistrato della Procura spezzina si sta occupando di un fatto verificatosi all’interno della casa circondariale. Il pm Claudia Merlino indaga su un furto da 800 euro avvenuto nel bar collocato nella struttura. Qualcuno era riuscito ad aprire un cassetto in cui venivano custoditi i contanti. Il fascicolo risulta privo di indagati, i gestori dell’esercizio non avevano alcun sospetto e avevano presentato una denuncia verso ignoti.
nsomma, tre magistrati della stessa Procura hanno cercato di venire a capo di alcune notizie di reato. Pensare che a vigilare sui detenuti fino a qualche tempo fa c’era un soggetto come Salvatore Gesualdo, 32 anni, con una vita da secondino nel carcere spezzino e, parallelamente, un’altra da presunto capo malavitoso di una cosca di Enna.
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