- Assemblea Generale Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza. Partecipano, tra gli altri, il presidente del Consiglio Matteo Renzi; Beppe Sala, sindaco di Milano; Roberto Maroni, presidente Regione Lombardia; Gianfelice Rocca, presidente Assolombarda; Vincenzo Boccia, presidente Confindustria.
Dopo l'assemblea del 3 ottobre dal titolo “Confindustria Bergamo evolve, lavori in corso” continua la campagna dei padroni italiani che dettano la linea delle "riforme" e l'elogio al governo Renzi.
Basta vedere i commenti da Bombassei padrone della Brembo al sindaco Gori del PD all'editoriale del giorno dopo del sole 24 ore, i padroni osannano l'uscita dalla crisi a spese della maggioranza della popolazione che diventa sempre più povera.
Bergamo, meno licenziamenti ma aumenta la povertà Calano i casi di mobilità sul lavoro, ma ci sono 10mila famiglie in Bergamasca sotto la soglia minima
5-2-2016Licenziamenti nel metalmeccanico - In calo, ma il record è a Bergamo
Sono stati quasi seimila (5.773) i licenziamenti nel settore metalmeccanico lombardo nel 2015: 2.700 unità in meno nel raffronto con il 2014. Nella comparazione con il 2013, c’è una riduzione di 1.200 unità: il calo dunque risulta abbastanza significativo.
LA
POVERTÀ IN ITALIA È ESPLOSA E ATTRAVERSA L’INTERA SOCIETÀ
Dall’inizio
della crisi ad oggi la povertà assoluta, ovvero la con- dizione di
coloro che non hanno le risorse economiche necessarie per vivere in
maniera minimamente accettabile, è aumentata in Italia no ad
esplodere. Si è passati, infatti, da 1,8 milioni di persone povere
nel 2007 (il 3,1% del totale) a 4,6 milioni del 2015 (il 7,6%).
Negli
anni scorsi, la povertà assoluta ha confermato il suo radi- camento
in quei segmenti della popolazione in cui già in passato era più
presente − il sud, le famiglie con anziani, i nuclei con almeno 3
gli minori e quelli senza componenti occupati − ma è anche no-
tevolmente cresciuta in altri, prima ritenuti meno vulnerabili: il
cen- tro-nord, le famiglie giovani, i nuclei con 1 o 2 gli minori e
quelli con componenti occupati. Il risultato è che la presenza
quantitati- vamente signi cativa dell’indigenza tocca oggi l’intera
società ita- liana e non è più circoscritta solo ad alcune sue
componenti.
Bombassei: “Bravi Renzi e Calenda, bene i 13 miliardi all’Industria 4.0”
“Credo
che la proposta uscita sull’Industria 4.0 sia eccezionale. C’è
una cifra importante di 13 miliardi a disposizione”. È il commento
dell’onorevole Alberto Bombassei, patron di Brembo Spa, a margine
dell’assemblea di Confindustria Bergamo che si è svolta nella
mattinata di lunedì 3 ottobre 2016 al Teatro Donizetti.
In
merito al nuovo connubio tra politica e impresa, richiamato più
volte nel corso dell’assemblea confindustriale, il commento di un
capitano d’industria prestato alla politica è d’obbligo: “È
merito soprattutto dell’intervento del Ministro Carlo Calenda,
nomina alla quale ho applaudito sin da subito – afferma Bombassei
-. Calenda viene da un’esperienza anche industriale e
confindustriale, è uno degli addetti ai lavori, basta vedere come si
esprime e si muove e alle misure che sono state prese. Sono state
prese molto intelligentemente. La scelta di Calenda l’ha fatta
Renzi, quindi il merito è anche del Presidente del Consiglio”.
L’industria evolve ed esce dai confini delle fabbriche per crescere
L’industria – asse portante della nostra economia – ha bisogno di una rete che è fatta di maglie strette, di fili resistenti, per essere robusta e sicura: dare certezze. La linea tracciata dal sindaco Giorgio Gori piace. “Stimo il presidente di Assolombarda – afferma il sindaco di Bergamo – ma la visione che ha espresso in un’intervista che ho letto questa mattina è ancora troppo milanocentrica”. Secondo Gori “non ci si può fermare all’Adda, il cuore dell’industria manifatturiera italiana è ad est di Milano, è a Bergamo e a Brescia”. E conclude: “non basta il Patto per Milano siglato con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ci vuole anche un patto per il nostro territorio”.
LA QUESTIONE INDUSTRIALE
Bergamo riparte con Industria 4.0
sole24ore–di Matteo
Meneghello
Bergamo
si lascia alle spalle gli anni della crisi. La produzione industriale
ritorna al massimo storico e i bilanci del 2015 delle aziende
segnalano un recupero di tutti gli indicatori. Il sistema
manifatturiero locale ora è pronto per evolversi, dando una risposta
alle nuove esigenze del territorio: dagli investimenti in innovazione
alla formazione, fino alla nuova frontiera delle tecnologie digitali,
senza dimenticare la necessità di attrezzarsi di fronte
all’evoluzione del mercato del lavoro.
È
la strada indicata dal presidente di Confindustria Bergamo, Ercole
Galizzi, che ha salutato ieri l’assemblea degli associati, l’ultima
del suo mandato. «Bergamo è un modello - ha rilanciato il
presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia - soprattutto in una
fase delicata come questa, nella quale è necessario passare dagli
interessi delle imprese alle esigenze delle imprese. La questione
industriale è prioritaria e strategica per il paese, a breve porremo
al sindacato la nostra idea di questione industriale». E sui
rapporti interni a Confindustria ha precisato che con il presidente
di Assolombarda, Gianfelice Rocca, «c’è una visione assolutamente
complementare sul ruolo dell’associazione».
I
numeri più recenti confermano che Bergamo è pronta a ripartire. È
il momento di impostare un cambio di passo, anche perché il quadro
congiunturale è tutt’altro che confortante. Le nubi sono
rappresentate dalle incertezze nel quadro internazionale, delineate
ieri da Paolo Magri, direttore di Ispi. Galizzi ha ammonito: «Quattro
anni fa l’economia bergamasca aveva quasi riagganciato i valori del
2008, poi ci fu una violenta frenata causata da una politica
economica restrittiva, prima dell’Ue e poi dell’Italia».
Le
imprese bergamasche, in questi anni hanno comunque provveduto a
patrimonializzarsi (il patrimonio netto globale è salito di 3,8
miliardi, a quota 14 miliardi), e sono pronte a sfruttare le
opportunità offerte dal nuovo piano nazionale Industria 4.0,
mettendo mano al portafoglio. «Nei sette anni di crisi - ha spiegato
Galizzi - le immobilizzazioni materiali sono diminuite del 15%,
mentre le immateriali sono cresciute di 10 punti». Un trend che nel
giudizio del presidente è «indicatore di innovazione, finalizzata a
implementare il percorso dell’industria bergamasca verso la
fabbrica intelligente». Un percorso che, come ha sintetizzato il
ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, «sarà tecnologicamente
neutro, con obiettivi facilmente valutabili, con un meccanismo
orizzontale di incentivi automatici». E per quanto riguarda l’avvio
degli hub dell’innovazione, l’obiettivo è fare massa critica
(«come ha sollecitato ieri lo stesso sindaco di Bergamo, Giorgio
Gori) evitando sovrapposizioni: «A ogni competence center - ha
precisato il ministro, invitando a tralasciare inutili lotte di
campanile - sarà assegnata una competenza settoriale specifica».
Confindustria
Bergamo, che si appresta a presentare il progetto per la nuova sede,
guarda anche ad altre direttrici di sviluppo, come il rilancio delle
filiere (metalmeccanico e gomma su tutti), una maggiore
managerializzazione delle imprese, la valorizzazione dell’economia
circolare. Restano imprescindibili le priorità infrastrutturali
(collegamento ferroviario di Orio e scalo merci da rilocalizzare) e
sulla formazione: nonostante le performance in controtendenza
dell’ateneo bergamasco, secondo l’Ocse, ha spiegato Galizzi, «il
numero di laureati e il livello di istruzione sono inadeguati.
Bergamo evolve - ha concluso il presidente - se saprà rimuovere le
resistenze al cambiamento e ridare speranza ai giovani. Il
cambiamento del paradigma tecnologico e la crescita delle opportunità
offerte dai nuovi prodotti necessita di cambiamenti e adattamenti
delle persone prima che delle imprese».
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