Polonia, in piazza contro stretta aborto
Tweet 17 gennaio 2018 - 23.30. Migliaia di donne polacche sono
scese in piazza a Varsavia e in altre 60 città polacche contro un nuovo
tentativo di introdurre ulteriori restrizioni sull'aborto, già fortemente
limitato dalle leggi polacche. A far indignare le donne una nuova proposta di
legge, accolta la scorsa settimana dal parlamento (dove ha la maggioranza il
partito conservatore di Kaczynski), che vieta di abortire in caso di malattia
del feto scoperta con analisi prenatali.
La misura è sostenuta fortemente dall'episcopato cattolico.
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La Polonia e l’aborto, di nuovo
Il Parlamento polacco vuole eliminare il
diritto all'aborto anche nei casi di malformazione e malattie genetiche del
feto
Protesta della
donne per il diritto all'aborto, Varsavia, Polonia, ottobre 2017 (AP Photo/Alik
Keplicz)
Il parlamento della
Polonia ha respinto una proposta di legge che
avrebbe portato a una minima liberalizzazione al diritto di aborto e ha
rimandato in commissione per ulteriori controlli un’altra proposta che impone
nuove restrizioni e che proibisce l’interruzione di gravidanza anche in caso di
malformazione del feto. La Polonia ha una delle legislazioni sull’aborto più restrittive d’Europa. Fu approvata nel 1993 e consente l’aborto solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, gravissima malformazione del feto e stupro. Secondo le organizzazioni femministe, sono tra 100mila e 200mila le donne polacche che ogni anno sono costrette a ricorrere all’aborto clandestino o ad andare all’estero per poterne avere accesso (in genere in Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania o Ucraina).
malformazione del feto. La Polonia ha una delle legislazioni sull’aborto più restrittive d’Europa. Fu approvata nel 1993 e consente l’aborto solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, gravissima malformazione del feto e stupro. Secondo le organizzazioni femministe, sono tra 100mila e 200mila le donne polacche che ogni anno sono costrette a ricorrere all’aborto clandestino o ad andare all’estero per poterne avere accesso (in genere in Slovacchia, Repubblica Ceca, Germania o Ucraina).
Negli ultimi mesi del
2016 decine di migliaia di donne in tutta Europa vestite di nero protestarono contro una legge che avrebbe
permesso l’aborto solo nei casi in cui la vita della donna fosse stata ritenuta
a rischio. Il disegno di legge era una proposta di iniziativa popolare
appoggiata da diversi gruppi religiosi cattolici e dalla Conferenza episcopale
polacca, una delle più conservatrici in Europa. La proposta era stata
presentata da un membro della maggioranza ultraconservatrice di Diritto e
Giustizia (Pis), partito molto di destra di cui fa parte anche Mateusz
Morawiecki, primo ministro della Polonia. Diritto e Giustizia aveva vinto le
elezioni del 2015 anche grazie al sostegno della Chiesa cattolica (il 90 per
cento dei cittadini polacchi si definisce cattolico), promettendo tra le altre
cose importanti riforme di politica interna a favore della cosiddetta “famiglia
tradizionale”. Dopo le “proteste in nero” (“Czarny Protest”), la Camera bassa
del Parlamento aveva respinto il disegno di legge.
La scorsa settimana sono
stati presentati altri due progetti di legge. Il primo, chiamato “Stop
all’aborto”, è sostenuto dal partito di maggioranza Pis ed eliminerebbe uno dei
tre soli casi in cui in base all’attuale legge è prevista l’interruzione di
gravidanza: eliminerebbe cioè il diritto all’aborto per malformazione e
malattie genetiche del feto. L’altro, presentato dal comitato “Salviamo le
donne”, vorrebbe invece la liberalizzazione dell’aborto entro la dodicesima
settimana e offrirebbe un migliore accesso alla contraccezione d’emergenza,
alle cure mediche e all’educazione sessuale. Giovedì 11 gennaio il parlamento
ha votato per far proseguire l’iter
della proposta restrittiva inviandola a una speciale commissione parlamentare e
ha respinto invece il disegno di legge sulla minima liberalizzazione.
Presentando il disegno
di legge sulle restrizioni, Kaja Godek, leader del movimento pro-life polacco,
ha detto ai parlamentari di non volere che «gli ospedali si trasformino in
macelli». Il presidente del partito al governo Diritto e Giustizia, Jarosław
Kaczyński (che ha un peso enorme ed è la persona più rilevante di tutta la
politica nazionale, pur non avendo un incarico di governo), ha detto che si
sforzerà «di assicurare che anche in caso di gravidanze molto difficili, quando
è sicuro che il bambino morirà o nascerà fortemente deformato, le donne
finiscano col partorire in modo che quel bambino possa essere battezzato,
sepolto e avere un nome». Krystyna Kacpura, che dirige la Federazione per le
Donne, un’organizzazione che si occupa di contraccezione, diritti sessuali e pianificazione
familiare, ha commentato il voto del Parlamento dicendo che si tratta di un
«giorno nero per le donne polacche: se il disegno di legge sarà approvato
definitivamente, le donne polacche moriranno. Siamo trattate come esseri non
necessari: siamo lì solo per partorire e se partoriamo un bambino molto malato,
siamo comunque lasciate da sole e senza alcun aiuto».
http://www.ilpost.it/2018/01/12/polonia-aborto-di-nuovo/
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