(corrispondenza dalla Tunisia)
blog https://tunisieresistant.wordpress.com/author/tunisieresistant/
Nuova rivolta proletaria e giovanile in Tunisia. Che il settimo anniversario della caduta di Ben Ali sia di buon auspicio
blog https://tunisieresistant.wordpress.com/author/tunisieresistant/
Nuova rivolta proletaria e giovanile in Tunisia. Che il settimo anniversario della caduta di Ben Ali sia di buon auspicio
SU 14 GENNAIO 2018 DA TUNISIERESISTANTIN DOCUMENTI/ANALISI, GIOVANI, ITA, REPRESSIONE, SENZA CATEGORIA
Il settimo anniversario della Rivolta Tunisina è stato anticipato da una
nuova rivolta proletaria scoppiata nel piccolo centro di Tebourba (30 km a
ovest di Tunisi) contro la legge finanziaria 2018 promulgata dal parlamento
tunisino “sotto dettatura” del FMI. La suddetta prevede un rialzo di un punto
percentuale della TVA (l’IVA n.d.a.) e l’aumento dei prezzi di beni
di prima necessità e servizi tra cui ortaggi, legumi, ricariche telefoniche, e
aumento del canone dei terreni destinati a costruzioni abitative e molto altro.
Stavolta il morto c’è scappato subito: la polizia che pensava di sgomberare
facilmente i manifestanti trovando resistenza ha caricato pesantemente con
macchine e camionette investendo Khomsi el Yerfeni di 45 anni che è morto sul
colpo. La Rivolta si è quindi diffusa in diverse città tra cui Siliana, Kef,
Kasserine, Susa e in alcuni quartieri popolari di Tunisi (tra cui il noto
Ettadhamen).
A nulla è valso il patetico comunicato del ministero degli interni
dichiarante che il manifestante soffriva di problemi respiratori e che sia
morto in seguito all’inalazione dei gas lacrimogeni, subito smentito dai
familiari mentre alcuni testimoni oculari e un video dimostrano chiaramente
che Khomsi sia stato investito, ciò ha fatto esplodere ancora di più la rabbia nel paese.
che Khomsi sia stato investito, ciò ha fatto esplodere ancora di più la rabbia nel paese.
Una nuova rivolta era nell’aria, oltre ai movimenti di protesta regionali e
settoriali dell’anno scorso (di cui abbiamo parlato ampiamente su questo blog)
il tasso di inflazione ed il livello di disoccupazione sono ormai diventati insostenibili
nel paese. Proletari e classi popolari fanno veramente fatica ad arrivare a
fine mese, a ciò si aggiunge la sopportazione quotidiana dell’arroganza del
potere e di chi ne difende l’ordine costituito.
Un governo e un capo di stato che gestiscono il paese come ai tempi
dell’ancien regime, aprendo le porte del paese agli investimenti stranieri cioè
alla rapina delle sue risorse da parte dell’imperialismo francese e italiano in
primis, facendo varare leggi dal parlamento indicate dal FMI (vedi la riforma
del settore bancario) e attuando politiche economiche e monetarie subalterne
agli interessi dell’imperialismo (vedi ad esempio la svalutazione del dinaro
tunisino).
Ritorna la repressione vecchia maniera di Ben Ali memoria (in realtà mai
scomparsa): arresti indiscriminati verso attivisti politici e sociali ,
strapotere dei poliziotti nelle strade, non applicazione di leggi a discrezione
degli stessi (vedi la nuova legge che permette ad una madre di lasciare il
territorio nazionale con il proprio figlio senza che ci sia più bisogno del
permesso del marito).
In questo contesto alcuni giovani sono stati arrestati a Tunisi la notte
del 3 gennaio per aver scritto sui muri فاش نستناو ؟ (Fech
nistanaou? Cosa stiamo aspettando? n.d.a.) il nome del nuovo movimento
che contesta la legittimità di questo governo che ha aperto il 2018 domandando
esplicitamente nuovi sacrifici al popolo tunisino per compiacere il FMI che ha
appena sbloccato la seconda tranche di un prestito di 2,9 mld di $.
I giovani di “Fech nistanaou?” hanno lanciato uno slogan abbastanza
chiaro “fate i sacrifici per pagare lo stipendio a Chahed (il primo ministro
n.d.a.)”.
Si sono quindi susseguiti giorni di manifestazioni e notti di rivolta con
scontri con la polizia e saccheggi di grandi supermercati.
La prima reazione del governo è stata, oltre alla repressione, circa
800 arresti in meno di una settimana (tanto da far scomodare Amnesty
International e ONU) quella diprovare a dividere il fronte della
protesta in “buoni e cattivi”: chi manifesta di giorno è buono e ne ha il
diritto (un diritto relativo date le provocazioni e gli arresti
arbitrari dei poliziotti verso i manifestanti tra cui Ahmed Sassi giovane
professore di filosofia, il segretario locale dell’UGTT di Kasserine e un
leader dell’Unione dei Laureati Disoccupati di Nabeul arrestato mentre si
trovava nella sede del movimento) chi protesta di notte è un criminale, un
vandalo e come sempre viene agitato lo spauracchio delle “forze occulte
straniere” che vogliono destabilizzare il paese (come successo due anni fa
durante la rivolta di Kasserine).
La novità è stata l’utilizzo immediato da parte dello Stato dell’esercito,
al fianco delle forze di polizia, principalmente per presidiare “obiettivi
sensibili” come caserme e supermercati e alleggerire così polizia e
guardia nazionale nel fronteggiare i giovani rivoltosi.
Addirittura in maniera populista il ministero dell’interno ha lanciato un
hashtag con una parola d’ordine inneggiante alla calma e a “non distruggere la
Tunisia”.
Il presidente della repubblica in persona ha attaccato la stampa straniera
rea di aver “ingigantito il problema e di aver demonizzato il governo”
contemporaneamente la Guardia Nazionale si recava al domicilio a Tunisi del
giornalista francese Mathieu Galtier, corrispondente de Liberation, portandolo
in caserma e trattenendolo per due ore per sapere i nomi delle persone che
aveva intervistato a Tebourba. Il giornalista si è rifiutato e poi è stato rilasciato
dopo due ore.
Dopo i primi giorni il primo ministro tenta un bagno di folla nella
cittadina di El Batan, al grido di “degage!” è costretto a battere in ritirata
dopo pochi minuti. (vedi video qui)
Per l’anniversario della cacciata di Ben Ali, il 14 gennaio, il presidente
della repubblica in visita a Ettadhamen tenta ancora una volta la carta del
populismo e annuncia che il 2018 sarà l’anno dedicato ai giovani.
Ancora una volta il Fronte Popolare (che a differenza di quanto sta dicendo
la stampa internazionale in questi giorni non è un partito
bensì un’alleanza elettorale di 12 partiti
della sinistra riformista e panarabisti) e l’UGTT (il sindacato
tunisino) fanno il gioco del governo in tempi di rivolta e benedicono
le manifestazioni diurne condannando quelle notturne usando la stessa
fraseologia governativa (condanniamo la violenza, gli atti vandalici
di bande di mafiosi e criminali…). Così si è espresso il segretario
dell’UGTT Noureddine Taboubi: “noi siamo per la libertà d’espressione, le
manifestazioni pacifiche contro il carovita e la disoccupazione dei giovani,
questo è il nostro ruolo, per cui questi movimenti devono essere inquadrati dai
partiti politici e dai sindacati che li organizzano”. Sia il primo ministro
che il capo del partito di maggioranza relativa, gli islamisti di Ennadha,
accusano il Fronte Popolare di fomentare la rivolta, il cui capo Hamma Hammemi,
risponde alle accuse cosi: “Youssef Chahed confonde le azioni militanti, di
cittadini e pacifiche che il FP sostiene con quelle violente commesse da gruppi
criminali, che si approfittano di questo genere di eventi e che potrebbero
essere in relazione con delle lobby in seno allo stesso governo Chahed e alla
coalizione al potere […] il ricorso delle autorità alla violenza e alle
campagne di diffamazione che colpiscono i movimenti pacifici, si
confondono con gli atti di violenza commessi dai gruppi criminali”.
Da segnalare che molti attivisti indipendenti (che non sono militanti del
FP e dell’UGTT) rifiutano questa divisione tra “buoni” e “cattivi”. Nejib Dziri il coordinatore della campagna “Yezikom” contro il
carovita ha dichiarato che “non ci sono permessi
per le manifestazioni, ci siamo riuniti la sera perché la maggior parte di noi
lavora di giorno. Cosi non danneggiamo l’economia del paese”.
È vero che la base sociale dei manifestanti del movimento Fech nistannou
che scendono in piazza in Avenue Bourguiba è diversa da quella delle altre
località: i giovani della piccola e media borghesia progressista della città
utilizzano slogan politici contro il governo in continuità con la “Rivoluzione
incompiuta” del 2010/2011, i giovani proletari e sottoproletari delle periferie
(sia della capitale che del paese) rappresentano la continuità della Rivolta
nella pratica dei riots. Qui è bene affermare che se il governo in quanto
agente neocoloniale (classe borghese compradora) vuol far pagare le ricette del
neoliberismo del FMI al popolo, è giusto e sacrosanto che il popolo attui un
autoindennizzo immediato sanzionando i grandi centri commerciali (guarda caso
tutti francesi Magasin General, Carrefour, Monoprix) e che come obiettivo vi
siano centrali di polizia e della guardia nazionale.
Dopo quasi una settimana, la vigilia del 14 gennaio ha registrato scontri
solo in una località, è ragionevole pensare che la polveriera ancora non è
esplosa del tutto…
Questa nuova rivolta mostra che la nuova generazione i cui membri non erano
neanche adolescenti nel 2010, vogliono raccogliere il testimone della Rivolta
incompiuta, i giovani proletari e delle classi popolari inoltre dimostrano
ancora una volta di non voler chinar il capo ai diktat del “governo coloniale”
com’è apparso recentemente in una scritta su un muro della capitale.
La sinistra riformista e l’UGTT si dimostrano ancora una volta estranei
alla gioventù proletaria e ribelle non capendone le dinamiche nel migliore dei
casi, ed essendo divergenti negli interessi (le elezioni municipali si
avvicinano com’è stato ricordato anche oggi nel comizio dell’UGTT dal suo
segretario…). Ai predicatori della normalizzazione sia essa “transizione
democratica” o elezioni municipali viste come chissà quale panacea alla deriva
autoritaria che sta attraversando il paese, tifiamo rivolta accanto ai giovani
di Fech nestannou con l’auspicio che questo movimento venga inquadrato (non
come inteso dal rinnegato dell’UGTT) dandosi un’organizzazione militante
stabile e combattiva fusa con i giovani delle periferie della capitale e del
paese con una prospettiva realmente rivoluzionaria.
Nessun commento:
Posta un commento