"La forza-lavoro è venduta benché venga pagata soltanto in un
secondo tempo". E' la frase che mi ha colpito di più, nella
lettura di questa "puntata" . . . è una riflessione che
ogni lavoratore ma soprattutto ogni operaio dovrebbe fare. Non è
solo lo sfruttamento e quindi la produzione di plusvalore che qui si
va ad analizzare ma anche la precarietà del lavoro stesso, per
intenderci quello "a tempo indeterminato" . . . è sempre e
solo l'operaio che mette il "suo" prima di vedere le carte
. . . praticamente gioca sempre "al buio"!
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"Una
cosa è evidente - aggiunge Marx - La natura non produce da
una parte possessori di denaro o di merci e dall'altra puri e
semplici possessori della propria forza lavorativa.”
Questo
rapporto (tra il possessore di denaro e il possessore solo della
propria vita) non è un rapporto risultante dalla storia naturale e
neppure un rapporto sociale che sia comune a tutti i periodi della
storia. Esso stesso è evidentemente il risultato d'uno svolgimento
storico precedente, il prodotto di molti rivolgimenti economici, del
tramonto di tutta una serie di formazioni più antiche della
produzione sociale. E l’attuale formazione della produzione
sociale è “un modo di produzione assolutamente specifico … il
modo di produzione capitalistico.
Ancora una volta si ribadisce che le diseguaglianze insite nel sistema capitalistico, non sono naturali ne tantomeno perpetue".
Ancora una volta si ribadisce che le diseguaglianze insite nel sistema capitalistico, non sono naturali ne tantomeno perpetue".
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"La
formazione operaia online sul capitale è realmente qualcosa di
illuminante, di certo non è così facile da comprendere, poiché si
parla di una vera e propria analisi scientifica del sistema
capitalistico.
Ma è proprio in
questa analisi che riusciamo a comprende che questo sistema sfrutta i
proletari per fare profitto “anche quando tutto ci sembra in
regola”, ma figuriamoci quando questo sfruttamento si intensifica a
causa della crisi.In questa ultima parte della formazione ci viene di certo chiarificato come e in che senso in questo sistema il lavoratore è “libero”. Infatti si mettono in perfetta evidenza due “intrallazzi” che fa il proprietario di denaro nei confronti del proprietario di forza lavoro. 1 Che in realtà il lavoratore è solo libero di scegliere se essere sfruttato o morire di fame. 2 Che il proprietario dei mezzi di produzione per fare profitto deve creare plusvalore e quindi pagare meno al lavoratore di quando produce, in poche parole è un furto nei confronti del lavoratore.
La cosa più incredibile che tutto questo è nascosto e non lo si concepisce facilmente, infatti lo stesso capitalista (imprenditore) crede che tutto ciò sia normale, che non sta facendo nulla di male, ma però consapevole che per aumentare il profitto deve pagare meno salario e far lavorare più ore possibili il lavoratore, anche perché il capitalismo funziona così (non può esistere scientificamente il padrone buono e non ladro di forza lavoro).
Adesso comunque entrando più nel merito dell’ultima puntata vorrei porre una domanda, premettendo che credo di aver capito, ma qualche dubbio di sbagliare un concetto c’è sempre.
Ritornando alla vendita della merce forza lavoro che il lavoratore fa per ricevere in cambio un salario da parte del capitalista, volevo capire meglio una volta che la forza lavoro viene considerata merce e che quindi come è stato detto ha un suo valore per il tempo necessario che ci vuole per produrla come qualsiasi altra merce, considerando che la classe proletaria deve riprodursi, studiare e nutrirsi in salute per fare in modo che la forza lavoro sia sempre disponibile nel mercato come merce. Infine la domanda è: Qual è il vero valore della forza lavoro?
Io credo che sia immenso e che quindi sia già assurdo considerarla merce anche se questo sistema lo esige (per questo va cambiato e non migliorato).
NOTA: il proprietario dei mezzi di
produzione per fare profitto non è che paga "meno al lavoratore di quando produce" e quindi farebbe "un furto nei
confronti del lavoratore". Il salario non è stabilito in rapporto a quanto (o a quello che) produce l'operaio, ma ai mezzi necessari a produrre e riprodurre la forza lavoro, cioè al tempo di lavoro necessario a produrre cibo, vestiti, ecc.
In questo senso il capitalista paga all'operaio quanto gli è dovuto - come paga appunto qualsiasi altra merce il cui costo è dato dal tempo di lavoro necessario per produrla - quindi "non fa un furto".
Così è giusto dire che il capitalista "per aumentare il profitto deve
far lavorare più ore possibili il lavoratore", mentre non è esatto dire che "per aumentare profitto deve pagare meno salario", non perchè il capitalista non cerchi sempre con vari mezzi anche di ridurre il costo del lavoro e quindi pagare l'operaio anche al di sotto del valore della forza-lavoro, ma perchè non è dalla riduzione del salario che ricava il suo profitto, ma dal tempo di pluslavoro, di lavoro gratis che fa l'operaio.
Circa il "vero valore della forza lavoro" è chiaro che questo tiene conto di tutto quello che è necessario a produrre una forza lavoro, come insieme di capacità fisiche ma anche intellettuali, e che in questo senso varia secondo i periodi storici - ma su questo, leggere il commento successivo.
Quando tu dici che è "immenso", riguarda l'uomo, le capacità umane liberate dalle catene del sistema capitalista e dalla preistoria dell'umanità.
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E' ovvio che anche la forza lavoro ha un valore come tutte le altre merci ed è assolutamente determinata dal tempo di produzione di questa merce. Considerando che per produrre una qualsiasi merce, il lavoratore nell'arco della giornata consuma la sua forza lavoro, sia con l'uso dei muscoli o di consumo intellettuale, per poter ripetere il giorno successivo le stesse operazioni deve reintegrare l'energia consumata e conservare quanto più possibile questa forza lavoro, attraverso cibo, vestiti, casa, ecc ecc... il cui tempo di produzione costituisce il valore della forza lavoro che và anche in riferimento al paese, al momento storico, ecc.
Bisogna inoltre considerare il deterioramento e la conseguente morte di questa forza lavoro, così la procreazione e la preparazione dei figli per sostituire questa forza lavoro contribuiscono al "valore" della forza lavoro.
Concludendo potremmo dire che: il valore della forza lavoro è dato dai costi per produrla, quindi dal valore dei mezzi primari di sussistenza, dal tempo di lavoro necessario per produrla.
Come dice Marx, parlando della sfera di circolazione, ossia del mercato dove due individui possessori di merce l'uno di danaro e l'altro di forza lavoro si scambiano la merce in maniera libera e volontaria, uscendo dalla sfera di circolazione si entra in quella della produzione e qui il possessore di denaro diventa capitalista, il possessore di forza lavoro diventa lavoratore. Il primo sorridente e affaccendato, l'altro timido e restio come chi ha portato al mercato la propria pelle e non si aspetta altro che la conciatura”.
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