Squinzi dopo il Jobs Act, ora
vuole nuovi contratti
Non si ferma la lista delle richieste della Confindustria al governo
Renzi. Dopo aver incassato l'abolizione dell'articolo 18, il presidente
degli industriali punta ad avere nuovi contratti: "Legare le retribuzioni
alla produttività". La riforma dell'associazione è stata un successo ed
Expo rilancerà il Paese
Da Repubblica - maggio 2015
MILANO - Dopo il Jobs Act che va "nella
direzione giusta", Confindustria apre il
dossier contratti. "Adesso tocca a noi
innovare l'organizzazione del lavoro interna
alle nostre imprese. Per questo servono
anche regole radicalmente nuove della
contrattazione collettiva", ha detto Giorgio
Squinzi all'assemblea privata di
Confindustria. "Abbiamo davanti sfide
importanti: alcune le abbiamo vinte, diversi
pericoli li abbiamo evitati, ma tanti cantieri
sono ancora aperti e con esito incerto", dice
Giorgio Squinzi alla platea di imprenditori.
Lui "Continuerà nella sua azione decisa a
favore delle processo di riforme. Non ci stancheremo di sollecitare Governo e istituzioni europee in modo propositivo, ma anche
critico e costruttivo, affinché sostengano una forte politica per gli investimenti".
Chiuso il capitolo Jobs Act, ora "bisogna rivedere il modello contrattuale per assicurare la
certezza dei costi, la non sovrapponibilità dei livelli di contrattazione e legare strettamente
retribuzioni e produttività. È un impegno importante che, se portato a termine, ci
consentirà davvero di realizzare un progresso nella storia delle relazioni", dice Squinzi.
Mentre ancora sul fronte lavoro il presidente di Confindustria chiede che l'intervento di
decontribuzione per i neoassunti a tempo indeterminato venga "rafforzato e reso
strutturale".
"II decreto Poletti e il Jobs Act, sono due interventi di rilevanza strategica e di forte
rottura rispetto al passato, che assumono le proposte da noi avanzate sui temi dei
contratti a tempo determinato, dei licenziamenti e della revisione delle forme contrattuali.
Un percorso che adesso va portato
pienamente a termine", ha detto Squinzi alla platea di
industriali dell'assemblea privata di Confindustria, a porte chiuse. "Ho affrontato il mio
mandato di presidenza nella convinzione che un dialogo costruttivo con le altre parti
sociali potesse essere utile nei processi di modernizzazione del Paese. Convinzione che ci ha indotto a sottoscrivere e attuare un accordo storico, quello sulla rappresentanza, che
costituisce la premessa per avere accordi esigibili", ha ricordato il leader degli industriali.
"Questo dialogo, ma soprattutto il processo per la definizione di un sistema di relazioni
industriali solido e affidabile, si è affievolito negli ultimi tempi, e non certo per nostra
responsabilità", ma ora - ha avvertito - "abbiamo davanti passaggi obbligati per la nostra
industria: dobbiamo recuperare tempo, produttività e competitività perduti. Il Jobs Act va
nella direzione giusta e mette a disposizione delle nostre imprese strumenti che possono
favorire la competitività. Adesso tocca a noi innovare l'organizzazione del lavoro interna
alle nostre imprese. Per questo servono anche regole radicalmente nuove della
contrattazione collettiva". Sul fronte riforme, un cenno anche alla riforma fiscale "che
proprio in queste settimane inizia a vedere la luce, grazie anche alle nostre costanti
sollecitazioni, e che nei primi tre decreti attuativi della delega fiscale riprende molte delle
nostre proposte", ha sottolineato Squinzi. Che sulla riforma della scuola dice: "temo sarà
tema caldo e di forte scontro ideologico nei prossimi mesi - abbiamo molto lavorato con
una serie di proposte costruite sulla nostra esperienza imprenditoriale, a partire
dall'alternanza scuola-lavoro".
La riforma del sistema di Confindustria disegnata dalla commissione di industriali
guidata da Carlo Pesenti "è stata un successo", sottolinea Giorgio Squinzi. "Nel quadro
della più profonda crisi dal dopoguerra a oggi e di un immobilismo che ha paralizzato il
Paese", ha detto il presidente di Confindustria alla platea di industriali che ha nominato i
componenti elettivi del nuovo 'consiglio generale' previsto dalla riforma Pesenti, "abbiamo
deciso di avviare una riforma seria e profonda della nostra organizzazione. Possiamo dirci
- anche con un certo, giustificato orgoglio - che due anni di duro lavoro per tradurre in
realtà i principi della Riforma, hanno prodotto i risultati che ci attendevamo. Ci sono
cantieri aperti nel 70% del sistema. Cinque fusioni chiuse, dodici progetti in corso. Ci sono
regioni che hanno già condotto a termine il processo, altre che sono a buon punto. E
anche nelle categorie, nasceranno aggregazioni significative". "Cambiare non è mai
facile", dice Squinzi, "anzi. È sempre faticoso e un pò innaturale. Ma il cambiamento fa
parte del nostro dna di imprenditori. E questo dna ha prevalso". Oggi "i cambiamenti
dell'economia e della società hanno messo in discussione il delicato ruolo di ascolto,
sintesi e proposta che è alla base dell'autorevolezza della nostra rappresentanza e del
contributo che da sempre diamo alla democrazia. Potevamo ergerci a difensori d'ufficio
dell'associazionismo o trincerarci nelle nostre rassicuranti convenzioni. Abbiamo invece
scelto di uscire dal passato e costruire una strada nuova. E abbiamo deciso di farlo subito.
Ci siamo dati nuove regole per essere ancora più forti nell'azione di tutela e di sviluppo
dell'industria e del mondo reale della produzione e oggi posso dire, con orgoglio, che
grazie alla nostra azione c'è un pò più d'industria nel cuore e nella mente degli italiani e di
chi ci governa".
"Tutto il nostro impegno deve avere un solo obiettivo: rilanciare il Paese e risollevarlo
definitivamente dalla più grave crisi economica della sua storia", ha sostenuto Squinzi.
"Per farlo un contributo importante verrà anche dall'Expo. Confindustria ha scelto di
esserci, di metterci anima e faccia, perché oltre a essere una vetrina importante per il
nostro Paese, Expo è un tassello fondamentale per riaffermare il valore e il contributo che
solo l'industria può dare per costruire il benessere, qui declinato come diffusione
dell'alimentazione sostenibile e come lotta alla povertà", ha concluso il presidente degli
industriali, ricordando che quest'anno eccezionalmente l'assemblea annuale pubblica di
Confindustria non si terrà a Roma ma "il 28 maggio proprio in Expo" a Milano.
Squinzi dopo il Jobs Act, ora
vuole nuovi contratti
Non si ferma la lista delle richieste della Confindustria al governo
Renzi. Dopo aver incassato l'abolizione dell'articolo 18, il presidente
degli industriali punta ad avere nuovi contratti: "Legare le retribuzioni
alla produttività". La riforma dell'associazione è stata un successo ed
Expo rilancerà il Paese
Da Repubblica - maggio 2015
MILANO - Dopo il Jobs Act che va "nella
direzione giusta", Confindustria apre il
dossier contratti. "Adesso tocca a noi
innovare l'organizzazione del lavoro interna
alle nostre imprese. Per questo servono
anche regole radicalmente nuove della
contrattazione collettiva", ha detto Giorgio
Squinzi all'assemblea privata di
Confindustria. "Abbiamo davanti sfide
importanti: alcune le abbiamo vinte, diversi
pericoli li abbiamo evitati, ma tanti cantieri
sono ancora aperti e con esito incerto", dice
Giorgio Squinzi alla platea di imprenditori.
Lui "Continuerà nella sua azione decisa a
favore delle processo di riforme. Non ci stancheremo di sollecitare Governo e istituzioni europee in modo propositivo, ma anche
critico e costruttivo, affinché sostengano una forte politica per gli investimenti".
Chiuso il capitolo Jobs Act, ora "bisogna rivedere il modello contrattuale per assicurare la
certezza dei costi, la non sovrapponibilità dei livelli di contrattazione e legare strettamente
retribuzioni e produttività. È un impegno importante che, se portato a termine, ci
consentirà davvero di realizzare un progresso nella storia delle relazioni", dice Squinzi.
Mentre ancora sul fronte lavoro il presidente di Confindustria chiede che l'intervento di
decontribuzione per i neoassunti a tempo indeterminato venga "rafforzato e reso
strutturale".
"II decreto Poletti e il Jobs Act, sono due interventi di rilevanza strategica e di forte rottura rispetto al passato, che assumono le proposte da noi avanzate sui temi dei contratti a tempo determinato, dei licenziamenti e della revisione delle forme contrattuali. Un percorso che adesso va portato
pienamente a termine", ha detto Squinzi alla platea di industriali dell'assemblea privata di Confindustria, a porte chiuse. "Ho affrontato il mio mandato di presidenza nella convinzione che un dialogo costruttivo con le altre parti sociali potesse essere utile nei processi di modernizzazione del Paese. Convinzione che ci ha indotto a sottoscrivere e attuare un accordo storico, quello sulla rappresentanza, che costituisce la premessa per avere accordi esigibili", ha ricordato il leader degli industriali.
"II decreto Poletti e il Jobs Act, sono due interventi di rilevanza strategica e di forte rottura rispetto al passato, che assumono le proposte da noi avanzate sui temi dei contratti a tempo determinato, dei licenziamenti e della revisione delle forme contrattuali. Un percorso che adesso va portato
pienamente a termine", ha detto Squinzi alla platea di industriali dell'assemblea privata di Confindustria, a porte chiuse. "Ho affrontato il mio mandato di presidenza nella convinzione che un dialogo costruttivo con le altre parti sociali potesse essere utile nei processi di modernizzazione del Paese. Convinzione che ci ha indotto a sottoscrivere e attuare un accordo storico, quello sulla rappresentanza, che costituisce la premessa per avere accordi esigibili", ha ricordato il leader degli industriali.
"Questo dialogo, ma soprattutto il processo per la definizione di un sistema di relazioni
industriali solido e affidabile, si è affievolito negli ultimi tempi, e non certo per nostra
responsabilità", ma ora - ha avvertito - "abbiamo davanti passaggi obbligati per la nostra
industria: dobbiamo recuperare tempo, produttività e competitività perduti. Il Jobs Act va
nella direzione giusta e mette a disposizione delle nostre imprese strumenti che possono
favorire la competitività. Adesso tocca a noi innovare l'organizzazione del lavoro interna
alle nostre imprese. Per questo servono anche regole radicalmente nuove della
contrattazione collettiva". Sul fronte riforme, un cenno anche alla riforma fiscale "che
proprio in queste settimane inizia a vedere la luce, grazie anche alle nostre costanti
sollecitazioni, e che nei primi tre decreti attuativi della delega fiscale riprende molte delle
nostre proposte", ha sottolineato Squinzi. Che sulla riforma della scuola dice: "temo sarà
tema caldo e di forte scontro ideologico nei prossimi mesi - abbiamo molto lavorato con
una serie di proposte costruite sulla nostra esperienza imprenditoriale, a partire
dall'alternanza scuola-lavoro".
La riforma del sistema di Confindustria disegnata dalla commissione di industriali guidata da Carlo Pesenti "è stata un successo", sottolinea Giorgio Squinzi. "Nel quadro della più profonda crisi dal dopoguerra a oggi e di un immobilismo che ha paralizzato il Paese", ha detto il presidente di Confindustria alla platea di industriali che ha nominato i componenti elettivi del nuovo 'consiglio generale' previsto dalla riforma Pesenti, "abbiamo deciso di avviare una riforma seria e profonda della nostra organizzazione. Possiamo dirci - anche con un certo, giustificato orgoglio - che due anni di duro lavoro per tradurre in realtà i principi della Riforma, hanno prodotto i risultati che ci attendevamo. Ci sono cantieri aperti nel 70% del sistema. Cinque fusioni chiuse, dodici progetti in corso. Ci sono regioni che hanno già condotto a termine il processo, altre che sono a buon punto. E anche nelle categorie, nasceranno aggregazioni significative". "Cambiare non è mai facile", dice Squinzi, "anzi. È sempre faticoso e un pò innaturale. Ma il cambiamento fa parte del nostro dna di imprenditori. E questo dna ha prevalso". Oggi "i cambiamenti dell'economia e della società hanno messo in discussione il delicato ruolo di ascolto, sintesi e proposta che è alla base dell'autorevolezza della nostra rappresentanza e del contributo che da sempre diamo alla democrazia. Potevamo ergerci a difensori d'ufficio dell'associazionismo o trincerarci nelle nostre rassicuranti convenzioni. Abbiamo invece scelto di uscire dal passato e costruire una strada nuova. E abbiamo deciso di farlo subito. Ci siamo dati nuove regole per essere ancora più forti nell'azione di tutela e di sviluppo dell'industria e del mondo reale della produzione e oggi posso dire, con orgoglio, che grazie alla nostra azione c'è un pò più d'industria nel cuore e nella mente degli italiani e di chi ci governa".
"Tutto il nostro impegno deve avere un solo obiettivo: rilanciare il Paese e risollevarlo definitivamente dalla più grave crisi economica della sua storia", ha sostenuto Squinzi. "Per farlo un contributo importante verrà anche dall'Expo. Confindustria ha scelto di esserci, di metterci anima e faccia, perché oltre a essere una vetrina importante per il nostro Paese, Expo è un tassello fondamentale per riaffermare il valore e il contributo che solo l'industria può dare per costruire il benessere, qui declinato come diffusione
dell'alimentazione sostenibile e come lotta alla povertà", ha concluso il presidente degli industriali, ricordando che quest'anno eccezionalmente l'assemblea annuale pubblica di Confindustria non si terrà a Roma ma "il 28 maggio proprio in Expo" a Milano.
La riforma del sistema di Confindustria disegnata dalla commissione di industriali guidata da Carlo Pesenti "è stata un successo", sottolinea Giorgio Squinzi. "Nel quadro della più profonda crisi dal dopoguerra a oggi e di un immobilismo che ha paralizzato il Paese", ha detto il presidente di Confindustria alla platea di industriali che ha nominato i componenti elettivi del nuovo 'consiglio generale' previsto dalla riforma Pesenti, "abbiamo deciso di avviare una riforma seria e profonda della nostra organizzazione. Possiamo dirci - anche con un certo, giustificato orgoglio - che due anni di duro lavoro per tradurre in realtà i principi della Riforma, hanno prodotto i risultati che ci attendevamo. Ci sono cantieri aperti nel 70% del sistema. Cinque fusioni chiuse, dodici progetti in corso. Ci sono regioni che hanno già condotto a termine il processo, altre che sono a buon punto. E anche nelle categorie, nasceranno aggregazioni significative". "Cambiare non è mai facile", dice Squinzi, "anzi. È sempre faticoso e un pò innaturale. Ma il cambiamento fa parte del nostro dna di imprenditori. E questo dna ha prevalso". Oggi "i cambiamenti dell'economia e della società hanno messo in discussione il delicato ruolo di ascolto, sintesi e proposta che è alla base dell'autorevolezza della nostra rappresentanza e del contributo che da sempre diamo alla democrazia. Potevamo ergerci a difensori d'ufficio dell'associazionismo o trincerarci nelle nostre rassicuranti convenzioni. Abbiamo invece scelto di uscire dal passato e costruire una strada nuova. E abbiamo deciso di farlo subito. Ci siamo dati nuove regole per essere ancora più forti nell'azione di tutela e di sviluppo dell'industria e del mondo reale della produzione e oggi posso dire, con orgoglio, che grazie alla nostra azione c'è un pò più d'industria nel cuore e nella mente degli italiani e di chi ci governa".
"Tutto il nostro impegno deve avere un solo obiettivo: rilanciare il Paese e risollevarlo definitivamente dalla più grave crisi economica della sua storia", ha sostenuto Squinzi. "Per farlo un contributo importante verrà anche dall'Expo. Confindustria ha scelto di esserci, di metterci anima e faccia, perché oltre a essere una vetrina importante per il nostro Paese, Expo è un tassello fondamentale per riaffermare il valore e il contributo che solo l'industria può dare per costruire il benessere, qui declinato come diffusione
dell'alimentazione sostenibile e come lotta alla povertà", ha concluso il presidente degli industriali, ricordando che quest'anno eccezionalmente l'assemblea annuale pubblica di Confindustria non si terrà a Roma ma "il 28 maggio proprio in Expo" a Milano.
Squinzi apre il fronte contratti e spinge per il modello aziendale "Salari legati alla produttività"
ROMA .
La Confindustria apre il fronte dei contratti. «Servono regole radicalmente nuove della contrattazione collettiva», ha detto ieri il presidente, Giorgio Squinzi, nel suo discorso all'assemblea annuale privata degli industriali (quella pubblica si terrà a Milano all'Expo il 28 maggio). «Bisogna rivedere il modello contrattuale — ha spiegato Mr. Mapei — per assicurare la certezza dei costi, la non sovrapponibilità dei livelli di contrattazione e legare strettamente retribuzioni e produttività ». Dietro queste parole c'è un progetto chiaro della Confindustria: rendere il contratto nazionale e quello aziendale alternativi tra loro dal punto di vista economico. Il contratto nazionale fisserà gli aumenti nelle imprese senza contrattazione aziendale; il contratto di secondo livello in quelle (in genere le più grandi che sono anche le più sindacalizzate) nel quale si fanno gli accordi. La funzione del contratto nazionale resterebbe comune solo per quel che riguarda gli aspetti normativi. Non è il modello Fca di Sergio Marchionne perché lì il contratto aziendale ha sostituito tutto, ma è qualcosa che si muove in quella direzione. E che allarma la Fiom di Maurizio Landini: «Dopo cinque anni passa la linea della Fiat. Con l'introduzione del salario minimo legale e la legge sulla rappresentanza che ha in mente il governo Renzi il disegno sarà completato: fine del contratto nazionale. Ma noi non ci stiamo». Ci stanno invece la Cisl e la Uil a cambiare le regole del gioco. «Raccogliamo positivamente l'apertura del presidente della Confindustria per rilanciare la competitività e la produttività delle imprese italiane, rendendo peraltro più solide le buste paga dei lavoratori », ha detto Annamaria Furlan, segretario della Cisl. E Carmelo Barbagallo, leader della Uil: «Confindustria è pronta? Era ora. Noi abbiamo già definito la nostra proposta due mesi fa». Che prevede gli aumenti nazionali legati al Pil. «Facciamo il tifo perché le parti lavorino bene», è stato il laconico commento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
La partita è solo all'inizio. Ma la mossa di Squinzi (per quanto le proposte fossero già contenute in un documento elaborato l'anno scorso) fa pensare che per i prossimi rinnovi contrattuali nell'industria, dai chimici ai metalmeccanici la strada è a dir poco in salita. Sembra scontato, a questo punto, che prima di avviare le trattative gli industriali vorranno cambiare i meccanismi della contrattazione. Dunque l'ipotesi di una moratoria contrattuale di cui in questi mesi si è parlato dietro le quinte potrebbe cominciare a concretizzarsi. D'altra parte gli industriali chimici (ai quali appartiene lo stesso Squinzi) hanno già detto ai sindacati che ciascun lavoratore dovrà restituire 79 euro in media, dato lo scarto che c'è stato tra l'indice Ipca (l'inflazione attesa al netto di quella importata) sulla base del quale sono stati fissati i precedenti aumenti e l'inflazione reale. Anche per i metalmeccanici (il contratto scade a fine anno) si parla mediamente di 76 euro da restituire. Insomma in tempi di deflazione il vecchio modello mostra la corda.
E c'è un altro tassello che completa il quadro. Nel Jobs Act è prevista l'introduzione in via sperimentale e solo per alcune categoria di lavoratori (quelli non coperti dalla contrattazione nazionale) del salario minimo legale. L'Italia è uno dei pochi paesi europei che non ce l'ha. La funzione del salario legale è stata esercitata nel nostro sistema di relazioni industriali dal contratto nazionale sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Entro giugno il ministro Poletti, ha assicurato che saranno approvati i relativi decreti. L'arrivo del salario minimo, per quanto con tutti i limiti inseriti nella delega, può davvero rappresentare il "cavallo di Troia" nel sistema contrattuale.
Squinzi lancia la sfida della contrattazione collettiva: «Ora regole radicalmente nuove»
La cornice c’è, ed è legge delega per la riforma del mercato del lavoro, il Jobs act, che va «nella direzione giusta». Il prossimo passo, cui sono chiamate le aziende italiane, è dipingere il quadro, in pratica, l’aggiornamento della contrattazione collettiva. A lanciare la sfida alle imprese (e ai sindacati) è il leader di Confindustria, nel corso delll'assemblea privata dell’associazione degli industriali: «Adesso tocca a noi innovare l'organizzazione del lavoro interna alle nostre imprese. Per questo servono anche regole radicalmente nuove della contrattazione collettiva».
La sfida di un nuovo modello contrattuale
Per Squinzi, si tratta di «rivedere il modello contrattuale per assicurare la certezza dei costi, la non sovrapponibilità dei livelli di contrattazione e legare strettamente retribuzioni e produttività». «Un impegno importante», spiega il presidente di Confindustria. Se portato a termine, «ci consentirà davvero di realizzare un progresso nella storia delle relazioni» industriali. La nuova sfida, alla luce del Jobs act che «mette a disposizione delle nostre imprese strumenti che possono favorire la competitività», è dunque quella di «innovare l'organizzazione del lavoro interna» alle aziende. Per questo «servono anche regole radicalmente nuove della contrattazione collettiva».
Per Squinzi, si tratta di «rivedere il modello contrattuale per assicurare la certezza dei costi, la non sovrapponibilità dei livelli di contrattazione e legare strettamente retribuzioni e produttività». «Un impegno importante», spiega il presidente di Confindustria. Se portato a termine, «ci consentirà davvero di realizzare un progresso nella storia delle relazioni» industriali. La nuova sfida, alla luce del Jobs act che «mette a disposizione delle nostre imprese strumenti che possono favorire la competitività», è dunque quella di «innovare l'organizzazione del lavoro interna» alle aziende. Per questo «servono anche regole radicalmente nuove della contrattazione collettiva».
Furlan (Cisl): positiva apetura di Squinzi su contratti
A stretto giro, dal fronte sindacale arriva il riscontro favorevole del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. «Raccogliamo positivamente l'apertura del presidente della Confindustria a definire un nuovo modello contrattuale in grado di tutelare il lavoro, rilanciare la competitività e la produttività delle imprese italiane, ha commentato Furlan, rendendo peraltro più solide le buste paga dei lavoratori e più partecipativo il rapporto tra imprese e lavoratori». La Cisl, da parte sua , «è pronta ad affrontare da subito un confronto costruttivo che veda la partecipazione di tutti i soggetti interessati per dare al sistema- paese un nuovo modello contrattuale e di relazioni industriali all'altezza delle sfide del paese• ha poi concluso la leader Cisl.
A stretto giro, dal fronte sindacale arriva il riscontro favorevole del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. «Raccogliamo positivamente l'apertura del presidente della Confindustria a definire un nuovo modello contrattuale in grado di tutelare il lavoro, rilanciare la competitività e la produttività delle imprese italiane, ha commentato Furlan, rendendo peraltro più solide le buste paga dei lavoratori e più partecipativo il rapporto tra imprese e lavoratori». La Cisl, da parte sua , «è pronta ad affrontare da subito un confronto costruttivo che veda la partecipazione di tutti i soggetti interessati per dare al sistema- paese un nuovo modello contrattuale e di relazioni industriali all'altezza delle sfide del paese• ha poi concluso la leader Cisl.
Poletti fa il tifo: «Un bene che imprese e sindacati ne discutano
«Facciamo il tifo perché lavorino bene». Così il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha commentato l’appello lanciato da Squinzi ai sindacati per rivedere le regole contrattuali e «legare strettamente retribuzioni e produttività». «Io credo che le parti sociali abbiamo il compito di incontrarsi tra loro sui contratti». Per questo, ha concluso, «è un bene che ne discutano».
«Facciamo il tifo perché lavorino bene». Così il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha commentato l’appello lanciato da Squinzi ai sindacati per rivedere le regole contrattuali e «legare strettamente retribuzioni e produttività». «Io credo che le parti sociali abbiamo il compito di incontrarsi tra loro sui contratti». Per questo, ha concluso, «è un bene che ne discutano».
Rendere strutturale la decontribuzione per i neo assunti
Il processo di aggiornamento della contrattazione collettiva non sarà comunque facile, e Squinzi ha ammonito le imprese a tener alta la guardia sulle misure messe in campo dal governo per rilanciare l’occupazione. Ad esempio, il bonus di decontribuzione per i neoassunti a tempo indeterminato, intervento da l miliardo e seicento milioni di euro per il 2015 che ora deve essere «rafforzato e reso strutturale». Strategici anche il decreto Poletti e il Jobs Act, misure «di forte rottura rispetto al passato, che assumono le proposte da noi avanzate sui temi dei contratti a tempo determinato, dei licenziamenti e della revisione delle forme contrattuali. Un percorso che adesso va portato pienamente a termine», ha auspicato Squinzi parlando agli associati a porte chiuse.
Il processo di aggiornamento della contrattazione collettiva non sarà comunque facile, e Squinzi ha ammonito le imprese a tener alta la guardia sulle misure messe in campo dal governo per rilanciare l’occupazione. Ad esempio, il bonus di decontribuzione per i neoassunti a tempo indeterminato, intervento da l miliardo e seicento milioni di euro per il 2015 che ora deve essere «rafforzato e reso strutturale». Strategici anche il decreto Poletti e il Jobs Act, misure «di forte rottura rispetto al passato, che assumono le proposte da noi avanzate sui temi dei contratti a tempo determinato, dei licenziamenti e della revisione delle forme contrattuali. Un percorso che adesso va portato pienamente a termine», ha auspicato Squinzi parlando agli associati a porte chiuse.
Il contributo delle imprese per le riforme, bene l’intesa sulla rappresentanza
Sul fronte riforme, un cenno anche alla riforma fiscale «che proprio in queste settimane inizia a vedere la luce, grazie anche alle nostre costanti sollecitazioni, e che nei primi tre decreti attuativi della delega fiscale riprende molte delle nostre proposte», ha sottolineato Squinzi. Quanto alla riforma della scuola, obiettivo su cui Confindustria ha «molto lavorato», avanzando una serie di proposte «costruite sulla nostra esperienza imprenditoriale, a partire dall'alternanza scuola-lavoro», Squinzi ha espresso il timore di un imminente «forte scontro ideologico nei prossimi mesi». Tra i risultati pesanti della sua presidenza, Squinzi ha quindi citato la recente intesa con i sindacati sulla rappresentanza, un «accordo storico» che «costituisce la premessa per avere accordi esigibili».
Sul fronte riforme, un cenno anche alla riforma fiscale «che proprio in queste settimane inizia a vedere la luce, grazie anche alle nostre costanti sollecitazioni, e che nei primi tre decreti attuativi della delega fiscale riprende molte delle nostre proposte», ha sottolineato Squinzi. Quanto alla riforma della scuola, obiettivo su cui Confindustria ha «molto lavorato», avanzando una serie di proposte «costruite sulla nostra esperienza imprenditoriale, a partire dall'alternanza scuola-lavoro», Squinzi ha espresso il timore di un imminente «forte scontro ideologico nei prossimi mesi». Tra i risultati pesanti della sua presidenza, Squinzi ha quindi citato la recente intesa con i sindacati sulla rappresentanza, un «accordo storico» che «costituisce la premessa per avere accordi esigibili».
Debiti Pa,estendere misure a debiti commerciali finora esclusi
Nella lista delle riforme incompiute o da mandare a regime, Squinzi ha quindi inserito anche il completamento della restituzione dei debiti della Pa. I 56 miliardi di euro stanziati dal Governo e quasi 40 miliardi di debiti scaduti giá pagati dalle pubbliche amministrazioni «sono un'operazione massiccia di restituzione di risorse alle nostre imprese, che per anni hanno finanziato surrettiziamente il settore pubblico». Tale operazione «va ora necessariamente completata, e su questo stiamo lavorando» per estenderla «a quei debiti commerciali non inclusi nel decreto del 2013».
Nella lista delle riforme incompiute o da mandare a regime, Squinzi ha quindi inserito anche il completamento della restituzione dei debiti della Pa. I 56 miliardi di euro stanziati dal Governo e quasi 40 miliardi di debiti scaduti giá pagati dalle pubbliche amministrazioni «sono un'operazione massiccia di restituzione di risorse alle nostre imprese, che per anni hanno finanziato surrettiziamente il settore pubblico». Tale operazione «va ora necessariamente completata, e su questo stiamo lavorando» per estenderla «a quei debiti commerciali non inclusi nel decreto del 2013».
Costo del lavoro, rafforzare il taglio all’Irap
Squinzi ha aggiunto che i «5,6 miliardi di taglio dell'Irap - che si aggiungono ai quasi 2 varati dai governi precedenti e che vanno a ridurre un cuneo fiscale abnorme che grava sul costo del lavoro pagato dalle imprese italiane sono un impegno che ha portato alla eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap». Insieme al miliardo di riduzione dei premi Inail disposto lo scorso anno - ha concluso - costituiscono «un importante intervento sugli oneri sociali, che dovrá essere rafforzato e reso strutturale».
Squinzi ha aggiunto che i «5,6 miliardi di taglio dell'Irap - che si aggiungono ai quasi 2 varati dai governi precedenti e che vanno a ridurre un cuneo fiscale abnorme che grava sul costo del lavoro pagato dalle imprese italiane sono un impegno che ha portato alla eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile Irap». Insieme al miliardo di riduzione dei premi Inail disposto lo scorso anno - ha concluso - costituiscono «un importante intervento sugli oneri sociali, che dovrá essere rafforzato e reso strutturale».
Ecoreati, legislatore distingua tra atti dolosi e accidentali
Nel suo intervento, Squinzi ha parlato con preoccupazione del disegno di legge sui reati ambientali, approvato ieri dalla Camera, caratterizzato da «un'impostazione antistorica e anti-industriale» che potrebbe avere conseguenze disastrose sul nostro sistema produttivo. «Non sono ad assolvere chi scientemente commette un atto criminale - ha spiegato Squinzi all’assemblea - ma chiedo solo che il legislatore distingua, come in ogni legislazione che si rispetti, l'atto doloso dall'atto accidentale. Confindustria è stata comunque «decisa» nel far sentire la sua voce nel corso dell’iter parlamentare riuscendo ad attenuare le conseguenze negative della riforma, che «nella sua formulazione originaria avrebbe portato alla criminalizzazione dell'attività di impresa in quanto tale».
Nel suo intervento, Squinzi ha parlato con preoccupazione del disegno di legge sui reati ambientali, approvato ieri dalla Camera, caratterizzato da «un'impostazione antistorica e anti-industriale» che potrebbe avere conseguenze disastrose sul nostro sistema produttivo. «Non sono ad assolvere chi scientemente commette un atto criminale - ha spiegato Squinzi all’assemblea - ma chiedo solo che il legislatore distingua, come in ogni legislazione che si rispetti, l'atto doloso dall'atto accidentale. Confindustria è stata comunque «decisa» nel far sentire la sua voce nel corso dell’iter parlamentare riuscendo ad attenuare le conseguenze negative della riforma, che «nella sua formulazione originaria avrebbe portato alla criminalizzazione dell'attività di impresa in quanto tale».
Expo 2015 volano essenziale per ripresa del paese
Parlando del rilancio del Paese e dello sforzo delle imprese per «risollevarlo definitivamente dalla più grave crisi economica della sua storia», Squinzi ha poi ricordato il «contributo importante» in questa direzione che arriverà dall'Expo. Confindustria « ha scelto di esserci, di metterci anima e faccia, perché oltre a essere una vetrina importante per il nostro Paese, Expo è un tassello fondamentale per riaffermare il valore e il contributo che solo l'industria può dare per costruire il benessere, qui declinato come diffusione dell'alimentazione sostenibile e come lotta alla povertà», ha concluso il presidente degli industriali, ricordando che la prossima assemblea annuale pubblica dell’associazione degli industriali non si terrà a Roma ma «il 28 maggio proprio all’Expo» di Milano.
Parlando del rilancio del Paese e dello sforzo delle imprese per «risollevarlo definitivamente dalla più grave crisi economica della sua storia», Squinzi ha poi ricordato il «contributo importante» in questa direzione che arriverà dall'Expo. Confindustria « ha scelto di esserci, di metterci anima e faccia, perché oltre a essere una vetrina importante per il nostro Paese, Expo è un tassello fondamentale per riaffermare il valore e il contributo che solo l'industria può dare per costruire il benessere, qui declinato come diffusione dell'alimentazione sostenibile e come lotta alla povertà», ha concluso il presidente degli industriali, ricordando che la prossima assemblea annuale pubblica dell’associazione degli industriali non si terrà a Roma ma «il 28 maggio proprio all’Expo» di Milano.
6maggio 2015
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