Ogni passo dei governi imperialisti
va in direzione della guerra. La tendenza è questa e il governo Meloni è in
prima linea su questo, serva del nazi-imperialista Trump, serva dei ricchi padroni
dell’industria e della finanza.
Siamo allo stadio in cui, in
generale, i capi dei governi non mascherano più i loro interessi di banditi che
rapinano le risorse dei popoli con le loro politiche neocoloniali, con la
divisione del mondo basata sul controllo delle materie prime…NO, parlano
apertamente di guerra per difendersi dalla concorrenza degli altri Stati
imperialisti, di guerra per gli interessi “nazionali” minacciati da questa
concorrenza, dalle guerre commerciali che anticipano quelle combattute con le
armi, e puntano alla via d’uscita con un forte attivismo militare e aumentano
le spese militari per questo scopo. Chiamano tutto questo “difesa degli
interessi nazionali”, una menzogna che gli operai, i lavoratori, le masse
popolari del nostro paese hanno conosciuto sulla loro pelle fin dalla I Guerra
mondiale passando per l’Italia fascista di Mussolini alleato e servo della
Germania nazista, una menzogna che copre gli interessi dei padroni “nazionali”,
cioè di ogni Nazione e Stato, che maschera i profitti dei padroni “nazionali”,
delle borghesie imperialiste “nazionali” che ingannano i popoli per portarli a
sostenere i ricchi capitalisti borghesi seminando l’illusione che le condizioni
di vita e di lavoro delle masse coincidono con quelli dei padroni, che dentro la
“nazione” siamo “tutti sulla stessa barca”, tutti, operai e padroni.
“Il nemico marcia sempre alla nostra
testa”, “il nemico è a casa nostra”, “le guerre sono vostre ma i morti sono
nostri”: questa è la verità.
Con la guerra in Ucraina siamo
entrati nella fase della guerra interimperialista, nella fase dei preparativi
di una nuova guerra mondiale. La tendenza dei governi imperialisti va in questa
direzione, il fascismo/nazismo che punta al potere per conto della parte
peggiore dei ricchi padroni parassiti va in questa direzione e l’elezione di
Trump accelera questo processo.
In Italia è il governo Meloni a rappresentare questa necessità per la borghesia imperialista italiana. In
questo governo c’è il ministro Crosetto che adempie alla sua funzione di unire gli interessi dei padroni delle armi con quelle dei militari. Rappresenta quello che nei giornali leggiamo come “complesso militare-industriale”.Il governo Meloni è il governo della guerra, a tutta la sua compagine a livello di governo non interessa affatto il miglioramento delle condizioni dei lavoratori e delle masse e tutti i suoi passi in termini di politica economica, sociale, vanno nella direzione dell’aumento delle spese militari e così sta rendendo un gran servizio ai padroni delle industria di morte, ai suoi azionisti, al Capitale finanziario, alla Leonardo capofila, all’ENI per cui si è inventata un nome particolare che ha chiamato “piano Mattei” che in realtà è una politica neocoloniale che per l’Africa significa respingimento dei migranti e attrezzarsi allo scontro contro Cina e Russia ma anche contro la Francia, la Turchia che hanno interessi divergenti con quelli dell’imperialismo italiano in Africa.
Con un governo di questa natura, il governo dei ricchi padroni, Meloni, un governo che non governa ma che comanda, che sta occupando il potere, che provvede unicamente a fare i passi necessari per gli interessi della borghesia imperialista italiana intenta alla spartizione del mondo in competizione/collusione con gli altri Stati imperialisti, con un governo del genere è chiaro che gli stessi militari, gli alti ufficiali, i comandanti delle diverse componenti delle forze armate, che fino ad oggi sono stati dietro le quinte, impegnati in quelle che per un lungo periodo sono state chiamate “missioni di pace” – e di queste i principali responsabili sono stati i governi di centrosinistra – con una presenza militare armata all’ombra di un articolo della Costituzione, l’art. 11 che dice che “l’Italia ripudia la guerra”, svuotato completamente con la complicità di tutti i presidenti della Repubblica, ora questi alti ufficiali intervengono continuamente chiamando le cose con il loro vero nome: parlano apertamente di guerra e lo possono fare perché al governo hanno chi li rappresenta e li sostiene come il laido ministro Crosetto, pagato dalla Leonardo che “ha incassato compensi notevoli dalla società del settore armamenti a partire dal 2014 e ha avuto compensi anche da una seconda azienda partecipata da Leonardo e Fincantieri in qualità di presidente” (questo è stato riportato qualche giornale), un ministro, quindi, che avendo venduto le armi prodotte dalle sue aziende alle varie componenti delle Forze Armate, non può che essere anche la voce di questi alti ufficiali e che sta lavorando per unire i padroni delle armi con i generali in quello che chiamano complesso militare-industriale.
Di recente ci sono stati alcuni interventi
di questi alti ufficiali, come il
presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Cavo Dragone (ex capo
di Stato maggiore della Difesa), che ai capi dei governi imperialisti
Ue ha sottolineato l’importanza di aumentare la spesa per la difesa oltre il
2%, e come il generale Carmine
Masiello, capo di Stato maggiore dell’Esercito che è intervenuto in
questi giorni in audizione in Parlamento
alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, in cui ha chiesto
esplicitamente 45 mila militari in più per l’esercito e nuovi armamenti e nuove
e micidiali armi basati sullo sviluppo tecnologico applicati alla guerra,
quello che servirebbe – secondo lui - per portare avanti il Piano Militare di
Difesa Nazionale.
Le istanze dei lavoratori non trovano
generalmente interlocutori nel governo e in Parlamento su questioni come i
salari, il salario minimo, la difesa del posto di lavoro, la salute e
sicurezza, come sul carovita, così come gli enormi problemi che opprimono le
masse, lo sfascio della Scuola, dei trasporti, dell’ambiente, ai desideri
invece dei militari il governo, con il sostegno della sua maggioranza
parlamentare e anche della cosiddetta opposizione del PD che sulla politica
estera, sull’invio di armi all’Ucraina e a Israele, sulle missioni militari,
non ha mai fatto mancare il suo appoggio a questo governo guerrafondaio, sulla
guerra questo governo è molto attento.
Le spese per quello che riguarda
l’esercito si incrociano con quelle per l’invio di armi all’Ucraina il cui
conteggio è sempre poco chiaro visto che sono secretati dal governo. Si parla
di più di 4,5 miliardi di €. In precedenza gli aiuti all’Ucraina erano passati addirittura
all’interno del Decreto Lavoro, un’ennesima infamia di questo governo
specialista in menzogne, camuffamenti, bugie per aiutare i profitti dei padroni
con il taglio alle già esigue risorse per i lavoratori!
Ora i militari vogliono più
investimenti.
Prendiamo l’Esercito perché in questi
giorni c’è stata l’audizione in Parlamento del generale Masiello e la leghiamo
a quello che ha detto ai militari. La premessa che lui stesso fa dovrebbe
giustificare il Piano Militare di Difesa Nazionale e riportiamo le sue parole: “L’invasione russa dell’Ucraina, il
conflitto in Medio Oriente, la recente crisi in Siria, l’instabilità dei vicini
Balcani e del continente africano sono avvenimenti che influenzano direttamente
e non gli interessi dell’Italia e la sicurezza dei cittadini. C’è un mondo
sempre più pericoloso e aggressivo, là fuori. E l’esercito italiano non
reggerebbe l’urto di una guerra come quelle a cui assistiamo in Ucraina o in
Medio Oriente”. “Interessi
dell’Italia e sicurezza dei cittadini” riguardano unicamente i profitti dei
padroni e del Capitale finanziario dell’imperialismo italiano, ovviamente.
Sono le stesse parole, gli stessi
argomenti che sta usando come un mantra il ministro Crosetto, guarda caso,
quando ha detto che "in caso di un
attacco simile a Ucraina o a Israele non potremmo difenderci da soli".
"Non per colpa di qualcuno, ma perché negli ultimi 40 anni
pensavamo di non aver bisogno della Difesa, che le guerre non esistessero più - dice nel corso dell'evento 'La visione lombarda per il futuro
dell'Europa' organizzato da Confindustria Lombardia -, che ogni investimento nella Difesa fosse uno spreco. Siamo precipitati
in un mondo completamente diverso - ha sottolineato Crosetto - non destinato a tornare indietro come nulla
fosse successo, un mondo dove stanno cambiando gli equilibri, quelli nati dopo
la II guerra mondiale sono messi in discussione. Si sta affacciando un nuovo
modo di dirimere le controversie e se mi interessi ti invado. Non solo: ti
faccio una guerra che non è solo quella dei carri armati, è ibrida, partendo
dalla disinformazione all'uso degli Houthi per attaccare i trasporti
occidentali".
Sulla stessa linea il generale
Masiello: “tutti si erano concentrati su
queste famose operazioni di sostegno alla pace, tutti guardavano a quegli
scenari, nessuno ha avuto la visione di capire quello che stava succedendo. Era
comodo fare operazioni di sostegno alla pace, in primis perché costano di meno…..Quindi
è più comodo prepararsi per una cosa del genere. Invece bisogna prepararsi per
le cose più difficili, perché se si sanno fare le cose più difficili si sanno
fare anche quelle più facili. Anche se questo costa di più. Ma questa è la
reazione che tutti stiamo avendo in questo momento: stiamo cercando di correre
per far fronte a quello che sta succedendo in Ucraina e Medio Oriente. Però non
è questo a cui dobbiamo soltanto tendere, perché alle reattività si deve
affiancare la proattività. Perché se ci limitiamo a reagire, fra 15-20 anni
qualcuno di voi che sarà il mio posto avrà gli stessi problemi che io ho
adesso, perché sarà cambiato lo scenario e non lo avremo previsto, perché ci
saremo concentrati sulla reazione a quello che sta succedendo. Se voglio
esemplificare, per far comprendere ciò a cui mi riferisco: si reagisce
all'Ucraina, ma si è proattivi per l'Africa che sarà il problema dei prossimi
20-30 anni”.
“Non dobbiamo soltanto riappropriarci della capacità di condurre
campagne o battaglie ad alta intensità in chiave interforze multi-dominio.
Riguarda anche il dimensionamento quantitativo e qualitativo dell'esercito, il
reclutamento, la rigenerazione delle forze, le riserve, la mobilitazione con le
connesse capacità, gli stock di materiali e le munizioni, la maniera in cui ci
addestriamo, ci formiamo, la dottrina, il modo in cui ci organizziamo per i
programmi di sostegno e benessere per il nostro personale. E non dimentico la
capacità e i tempi di produzione e di consegna dell'industria della difesa
abituata, come lo siamo stati noi, a non aderire agli ordini del tempo”.
"L'esercito è fatto per prepararsi alla guerra",
"Sto valutando di chiamare il corso di Stato Maggiore (il corso che
riguarda gli ufficiali) con il nome che aveva una volta: scuola di
guerra".
I militari vogliono operare senza
alcun limite: “La nostra missione non è
creare burocrazia, non è vivere nella burocrazia, non è vivere per la
burocrazia”, ha detto il generale, e si è rivolto pure all’industria della
Difesa di cui pretende la puntualità nell’invio degli ordini di nuove armi. E
il messaggio è anche diretto al governo Meloni/Crosetto.
“L’Esercito ha il dovere di prepararsi a qualsiasi evenienza”,
questo è un altro passaggio dell’audizione.
In Ucraina si combattono tre tipi di
conflitti: “uno tradizionale di carri
armati, artiglieria e trincee, uno tecnologico, di droni, missili ipersonici e
attacchi cibernetici, infine una guerra ibrida e di disinformazione, orientata
a indebolire le opinioni pubbliche e il morale dei combattenti. L’impatto di
tale metamorfosi sul campo di battaglia per eserciti come il nostro è stato
dirompente” considerato “che negli
ultimi trent’anni ci si è concentrati nelle missioni di mantenimento della
pace”, e quindi è necessario “riappropriarsi
rapidamente della capacità di produrre operazioni ad alta intensità, attraverso
rapidi interventi strutturali, in primis attraverso un rinnovamento qualitativo
e quantitativo dello strumento“, ha detto il generale, che ha rimarcato
anche l’importanza del munizionamento e dell’addestramento.
“Con l’approvazione della legge 119 del ‘22 e del decreto legislativo
185 del ‘23 è stato invertito il trend di riduzione delle dotazioni organiche
della difesa – quindi parliamo del governo Meloni - prevedendo un incremento di 3700 unità
per l’esercito e fissando i volumi complessivi della forza armata a 93.100 unità”
in riferimento “al personale militare
da conseguire entro il 2033. Questi volumi risultano comunque inadeguati alle
esigenze di carattere operativo e non assicurano alla forza armata la massa
necessaria ad affrontare un eventuale conflitto ad alta intensità che richiede
la capacità di alimentare e rigenerare le forze impiegate in combattimento”.
Per adempiere agli obiettivi della
NATO, il capo di stato maggiore dell’Esercito ha poi rilevato che “lo stato maggiore dell’esercito, in
sinergia con il vertice interforze, ha stimato la necessità di un incremento
delle dotazioni organiche fra le 40, 45mila unità rispetto alle previsioni
normative vigenti definendo un modello in chiave Nato oscillante fra le
133mila,138mila unità”.
A questo bisogna aggiungere i riservisti
(come già aveva richiesto il ministro Crosetto):“occorre ristrutturare con estrema urgenza il comparto delle forze di
completamento evolvendo verso la costituzione di un bacino di forze di riserva
prontamente impiegabili, in grado di espandere all’occorrenza il modello
vigente, alimentare e rigenerare le forze e concorrere alle esigenze derivanti
dalle operazioni sul territorio nazionale o di sostegno alla popolazione”.
E poi: “Oggi vince chi è più tecnologico. Tutto il resto sono chiacchiere,
mi dispiace”…. “Qualche anno fa in
Afghanistan camminavamo guardando a terra, con il terrore per ogni minimo
avvallamento. Tremavamo quando dovevamo attraversare un canale di scolo,
avevamo paura degli IED (Improvised Explosive Device – ordigni esplosivi
improvvisati, ndr), che tanti morti hanno fatto. Il soldato, in Ucraina, oggi
non guarda a terra, guarda in aria. Oggi la morte arriva dall'aria: il drone è
l'IED odierno e sarà l'IED del futuro".
Ora le richieste dei militari hanno
trovato risposte operative da parte di questo governo che ha intrapreso un
programma di modernizzazione per l’Esercito Italiano in ambito NATO.
Tra le armi che andranno in uso
all’esercito ci saranno una nuova brigata corazzata (un progetto da
portare a termine entro cinque anni) basata sui veicoli da combattimento
Lynx, un veicolo da combattimento per la fanteria di ultima
generazione capace di resistere a minacce balistiche, mine e ordigni esplosivi
improvvisati, equipaggiato con una torretta armata, dotata di un cannone
automatico da 30 o 35 mm, e può integrare missili anticarro e altre armi
opzionali.
Il piano prevede inoltre l’acquisizione
di 1.050 veicoli corazzati e l’ammodernamento di diversi sistemi già in
servizio, come i 125 carri armati Ariete, l’acquisto di 132 nuovi
carri armati Panther insieme ad altri 140 veicoli. Si prevede l’acquisizione
della piattaforma Leopard II, un carro armato da combattimento di terza
generazione sviluppato in Germania. Il costo stimato per queste acquisizioni è di
8 miliardi di euro, con consegne programmate tra il 2028 e il 2040. Anche l’artiglieria
verrà ammodernata con nuove acquisizioni in collaborazione con Rheinmetall
con il sistema RCH 155 compatibile con le munizioni guidate Vulcano della Leonardo
che garantiranno una maggiore precisione e letalità rispetto alle munizioni
convenzionali e poi sistemi digitali e addestramento avanzato.
Gli alti vertici militari parlano di
necessità della cooperazione internazionale per questo ambizioso programma di
modernizzazione, perchè nessuna nazione europea può sostenere autonomamente un
progetto di tale portata. Il finanziamento del programma Army Armoured Combat
System (A2CS), il programma nazionale affidato alla Leonardo e a Iveco Defence
Vehicles che hanno il compito di reclutare partner europei che possano portare
competenze e piattaforme, un programma inizialmente previsto in 5,2 miliardi di
euro distribuiti su 14 anni, è stato aumentato a 16 miliardi di euro da parte
dell’Italia.
Per concludere: oltre ai preparativi di guerra, oltre alle spese per le armi e dare voce ai militari, il governo Meloni/Crosetto accompagna tutto questo con l’ideologia fascista, con il nazionalismo, con il patriottismo (salvo poi vendere, come ha fatto Mussolini ai suoi tempi, il nostro paese a potenze straniere, ieri i fascisti con Hitler e oggi i fascisti con Trump/Musk), con la propaganda di esaltazione del militarismo, con l’irreggimentazione degli studenti, con la manipolazione delle coscienze fin dalle scuole primarie con programmi reazionari e razzisti come la presunta superiorità delle civiltà occidentale, con i militari che “insegnano” nelle scuole, accompagnata dalla disumana politica antimmigrati, con i respingimenti e le deportazioni, dove alla base c’è sempre il pensiero razzista tanto caro ai fascisti della “sostituzione etnica”.
Quindi allo stato d’animo delle masse
rispetto alla pace risponde il governo Meloni che prepara la guerra, che agisce
per abrogare l’art. 11 della Costituzione e contro questi preparativi è sempre
più urgente per gli operai, per i lavoratori, per tutti coloro che amano la
pace ed esprimono la loro solidarietà ai popoli migranti e ai popoli che
combattono in armi contro l’imperialismo, dalla Palestina all’India,
organizzarsi e costruire le forze necessarie per rovesciare questo governo
della guerra e lottare in casa nostra contro tutti coloro che lo sostengono.
Nessun commento:
Posta un commento