sabato 20 luglio 2024

La Corte internazionale dell'Aja accusa Israele di occupazione illegale e apartheid: deve ritirarsi dai territori occupati subito

 
Dopo le prime posizioni prese dalla Corte internazionale di giustizia che sta esaminando la causa intentata dal Sudafrica contro Israele per genocidio e la Corte penale internazionale che ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Netanyahu per crimini di guerra, ieri si è espressa la Corte internazionale dell’Aja che ha denunciato Israele per occupazione illegale e apartheid!

Ieri, infatti, riporta il manifesto “il presidente della Corte Nawaf Salam ha letto le 32 pagine di un parere consultivo che è un terremoto: l’occupazione militare israeliana di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est è illegittima. È un’annessione di fatto che ha generato un regime di apartheid e segregazione razziale. E deve finire, subito: «Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza nei Territori occupati palestinese il prima possibile».”

L’elenco delle atrocità di Israele, che continuano quotidianamente e che le organizzazioni e i movimenti

di solidarietà denunciano da sempre, è lungo “Costruzione ad libitum di colonie e trasferimento della propria popolazione nel territorio occupato, riconoscimento degli insediamenti messi in piedi dai coloni, doppio standard legale, confische di terre e demolizioni di case palestinesi, trasferimento forzato della popolazione occupata (con «uso della forza fisica ma anche non lasciando alle persone altra scelta che andarsene»), furto di risorse naturali: tutte queste misure prese a esclusivo beneficio del paese occupante e a detrimento della popolazione palestinese devono cessare, «as rapidly as possible».”

 “Non solo: «Israele ha anche l’obbligo di fornire una piena riparazione per i danni causati dai suoi atti illeciti a livello internazionale a tutte le persone fisiche o giuridiche interessate. La riparazione comprende la restituzione, il risarcimento e/o la soddisfazione». Ovvero la restituzione di proprietà (immobili e culturali, dunque terre e case ma anche libri e archivi), lo smantellamento del muro e delle colonie, la fine di tutte le politiche volte ad alterazioni demografiche, il ritorno dei palestinesi il cui diritto all’autodeterminazione non può essere soggetto ad alcuna condizione, perché «inalienabile». Dove la riparazione non fosse possibile, deve risarcire dei danni.”

Il “parere consultivo” è molto chiaro e dettagliato: “l’occupazione militare dei Territori palestinesi «è illegale» e viola il diritto internazionale da 57 anni. Un atto narrato come temporaneo è ormai agli occhi israeliani permanente, un’annessione di fatto in cui le autorità occupanti non distinguono più tra territorio occupato e Stato di Israele, quello riconosciuto 74 anni fa dalle Nazioni unite. Un’annessione di terre che non è un’annessione di cittadini e che ha tramutato l’occupazione in un regime di apartheid e segregazione razziale: la stessa autorità governa due popoli, ma solo uno ha pieni diritti di cittadinanza. L’altro di diritti non ne ha.”

“Un messaggio che, in conclusione, la Corte internazionale rivolge a tutti gli Stati del mondo, su cui pesa l’obbligo di non riconoscere tale illegittima presenza e di non fornire alcuna assistenza che permetta a Israele di preservarla.”

La reazione dei nazisionisti israeliani è stata rabbiosa, arrogante e piena di minacce contro l’Onu e come a prevenire questa posizione “un paio di giorni fa la Knesset ha votato compatta per negare la legittimità presente e futura di uno Stato palestinese, con buona pace degli alleati che vanno ripetendo da anni il mantra di una soluzione a due stati (come Italia e Stati uniti che ancora blaterano di negoziati politici, fingendo di non vedere che Tel Aviv non ne ha alcun interesse).”

“L’ambasciatore all’Onu Erdan promette ritorsioni contro le Nazioni unite, dalla chiusura del quartier generale a Gerusalemme alla deportazione dei capi delle agenzie. La Corte è antisemita, il commento del ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir; «tutte bugie», quello del premier Netanyahu.”

Dopo questo parere richiesto dalla stessa Organizzazione delle Nazioni Unite e le cui valutazioni di diritto della Corte internazionale di giustizia sono vincolanti per gli organi delle Nazioni unite, discendono obblighi per tutti gli altri Stati: “Dalle violazioni derivano una serie di conseguenze non solo per lo Stato che le compie ma anche per gli Stati terzi. Prima di tutto il divieto di riconoscimento, ovvero il divieto di riconoscere come lecita la modifica territoriale o dello status di determinati territori. Spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, ad esempio, comporta un implicito riconoscimento della legittimità del potere israeliano su Gerusalemme est. In secondo luogo, il divieto di prestare assistenza, militare, politica o di altra natura, ovvero fornire armi e strumenti che possono essere utilizzati per mantenere l’illegittima occupazione israeliana. Infine, l’obbligo di cooperare per porre fine all’occupazione illegittima, il più difficile da concretizzare. Qui la Corte è molto chiara nel dire che la responsabilità nello stabilire quali siano i modi migliori per arrivare rapidamente alla fine dell’occupazione ricade sull’Assemblea generale delle Nazioni unite.” E vedremo quali iniziative concrete prenderà nei prossimi giorni l’ONU, mentre bisognerà continuare a denunciare e lottare contro tutti quegli Stati che apertamente con invio di armi e soldi, o in modo mascherato continuano a sostenere il nazionismo.

È chiaro, anche, che per il popolo palestinese ogni presa di posizione internazionale che denunci e riconosca i crimini di Israele è positiva, ma è altrettanto chiaro che è in corso un genocidio qui e ora! e non si possono aspettare i tempi delle decisioni internazionali: questo genocidio va fermato, per questo il futuro rimane, come sempre è stato, nelle mani del popolo palestinese in lotta per la propria liberazione dal nazisionismo.

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