mercoledì 17 luglio 2024

OCSE: l’Italia è il Paese con i salari più bassi che continuano a perdere potere d’acquisto… si deve preparare e avviare la battaglia per l’aumento dei salari

 
In senso contrario alle balle della fascista Meloni, anche l’Organizzazione per il commercio e lo sviluppo economico (Ocse) “ha scritto per il secondo anno di fila nel suo Employment Outlook 2024: l’Italia è il Paese in cui gli stipendi dei lavoratori, di fronte all’inflazione, hanno perso maggiore potere d’acquisto. Nei primi tre mesi dell’anno, i salari reali erano ancora più bassi del 6,9 per cento rispetto a prima della pandemia.”

Naturalmente per operai, lavoratrici e lavoratori, sempre più precari, non va per niente bene, come blatera la Meloni quando parla anche di aumento dell’occupazione.

Certo l’Ocse ha scritto anche che «Il mercato del lavoro italiano ha raggiunto livelli record di occupazione e livelli minimi di disoccupazione e inattività».

Ma, si chiede il giornalista de l’Inkiesta, come fanno a stare insieme l’aumento dell’occupazione e i bassi salari, visto che secondo l’economia borghese, quando i padroni hanno bisogno di forza lavoro e fanno a gara sul “mercato del lavoro” per accaparrarsi gli operai, il salario dovrebbe salire, perché come per ogni

merce (e la forza lavoro è una merce nel sistema capitalistico) se c’è più richiesta il prezzo sale.

La “spiegazione” è parziale e dice che “I bassi salari spingerebbero le aziende italiane, anche piccole, ad aumentare le assunzioni, perché è più economico del fare investimenti in macchinari, tecnologie, ricerca e sviluppo.” Bassi salari e pochi investimenti: è proprio questo il modo in cui si è “sviluppato” il capitalismo/imperialismo italiano.

Aggiungiamo che le “assunzioni aumentano”, secondo le statistiche ufficiali, soprattutto nel settore precario, nei “servizi con attività poco qualificate” e anche grazie ai regali che il governo fa con tutte le agevolazioni fiscali (i vari bonus: giovani under 36 e donne, Decontribuzione Sud…)

I salari bassi, secondo alcuni economisti, dipendono dai contratti nazionali (laddove ci sono!) “che in molti casi non adeguano i salari all’inflazione realizzata (ex post) ma stabiliscono già prima l’aumento dei salari nei tre anni seguenti (ex ante).”

Ricordiamo che questo ulteriore peggioramento lo dobbiamo agli accordi tra padroni e sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil che si sono inventati l’indice Ipca e cioè “Il dato a cui guardano sindacati e associazioni datoriali per fissare l’aumento” dell’inflazione con tre anni di anticipo!

Ma, con l’aumento dei prezzi “degli ultimi anni, questo meccanismo non ha retto. [veramente non ha retto mai!] Le retribuzioni in media nel periodo 2020-2023 sono salite dell’8 per cento mentre l’inflazione cresceva del 17 per cento. Certo, questo sistema ha contribuito a contenere l’inflazione, ma con conseguenze dolorose sui salari.”

E nessun meccanismo inserito nei contratti può recuperare il potere d’acquisto che cade da oltre 30 anni, nessun imbroglio può “recuperare l’inflazione”.

L’unico modo che ha la classe operaia nel suo complesso non solo di “recuperare l’inflazione” ma di ottenere davvero un aumento dei salari è la lotta contro i padroni: la storia della classe operaia nel nostro paese e non solo ne è la dimostrazione: si tratta di una battaglia che si può e si deve vincere!

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