Le sue parole esprimono il pensiero
di un sindacato al servizio dei governi e dei padroni.
Tra le tante cose che dice ce ne
sono alcune esemplari: “… dall’approvazione del Pacchetto Treu al varo del Jobs
act… c’è stata una regressione culturale”. Per evitare anche da lontano il
concetto di lotta di classe e scontro di classe, l’avanzata del moderno
fascismo e del fascismo padronale nello
smantellamento dei diritti dei lavoratori diventa “regressione culturale”.
smantellamento dei diritti dei lavoratori diventa “regressione culturale”.
E ancora: “Non demonizzo il mercato
e il profitto…” E questo lo hanno capito anche i bambini! E poi? Sempre fresco
fresco caduto dalle nuvole, dopo aver criticato “tutta la classe dirigente
italiana” (mai fare nomi e cognomi!) per un “mercato del lavoro” fatto di “precarietà,
assenza di diritti e di tutele” bisogna: “… ripensare e riscrivere un nuovo
modello sociale e un altro modello di sviluppo. Dobbiamo farlo insieme perché anche
le nostre divisioni ci hanno danneggiato”. Insomma, stare “litigato” con i
padroni a Landini non piace, tanto che insiste: “Dobbiamo fare sistema”.
E alla fine dell’intervista (per
evitare qualsiasi equivoco che possa disturbare i padroni e far capire quali interessi
si difendono) si capisce meglio cosa significa la frase “fare sistema”: “L’intelligenza
collettiva dei lavoratori serve innanzitutto a far funzionare meglio le imprese”.
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