Sei attivisti bolognesi hanno ricevuto altrettante misure cautelari perché secondo la Procura del capoluogo emiliano sono stati protagonisti della campagna promossa anche attraverso la pagina Facebook “il padrone di merda”, che denuncia e interviene in difesa di lavoratrici e lavoratori sfruttati.
Per 5 è stato disposto il divieto di dimora nel comune di Bologna, mentre l’ultimo ha ricevuto un divieto di avvicinamento
alle parti offese, che secondo la procura sarebbero commercianti e
imprenditori di società o cooperative che non pagavano o facevano
lavorare a nero i propri addetti.
Denunciati anche 13 tra lavoratrici e lavoratori.
Sono accusati a vario titolo di
fantasiosi reati quali tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata, diffamazione, imbrattamento, disturbo delle occupazioni e utilizzo di mezzi per rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico.
fantasiosi reati quali tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata, diffamazione, imbrattamento, disturbo delle occupazioni e utilizzo di mezzi per rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico.
* da Radio Onda d’Urto
+++ NOTIZIA GRAVISSIMA, MASCHERE BIANCHE SOTTO ATTACCO! +++
Cosa
è successo? All’alba di questa mattina a Bologna alcune maschere
bianche – ossia lavoratori e precari che non accettano di essere
sfruttati e truffati dai padroni di merda – sono state svegliate dagli
agenti di polizia per vedersi recapitare un procedimento di misura
cautelare: si tratta di 5 “divieti di dimora” e 1 “divieto di
avvicinamento”. Altri 13 lavoratori sono stati denunciati.
Iniziamo
col rendere noto che i suddetti agenti si sono presentati senza guanti e
mascherine e senza preoccuparsi di rispettare la distanza di sicurezza:
per quanto sia noto che la tutela dei giovani precari non sia mai stata
una loro priorità, questo fatto è ulteriormente grave e pericoloso per
la salute di tutti. Alle obiezioni mosse da un lavoratore precario, la
risposta di un agente è stata: “Non vi preoccupate, con l’obbligo di
dimora starete molto distanti!”. Tra le risate del collega e in sfregio a
qualsiasi norma sanitaria che gli stessi agenti dicevano di voler far
rispettare quando, nel periodo di lockdown, davano multe e denunce.
Che
cos’è un divieto di dimora? È una misura cautelare (cioè emanata in
modo discrezionale da un giudice e immediatamente esecutiva senza alcun
processo, cioè senza alcuna dimostrazione di “colpevolezza”) che obbliga
i lavoratori e i precari che l’hanno ricevuta ad abbandonare
immediatamente la città di Bologna e non farvi ritorno a tempo
indeterminato.
Non importa che in questa città risiedano per tutti amici, affetti, in alcuni casi famiglie.
Non
importa che in questo modo vengano ulteriormente limitate le già
instabili entrate con cui ognuno dei lavoratori prova ad arrivare a fine
mese.
Non
importa che ci troviamo nel mezzo di una pandemia, che limita la
mobilità per ragioni di tutela della salute collettiva: infischiandosene
delle possibilità di contagio e diffusione del virus, quegli stessi
lavoratori che fino a qualche giorno fa non potevano uscire di casa
adesso, da un’ora all’altra devono abbandonare la propria casa e andare
non si sa dove e non si sa per quanto.
Andare
da amici o parenti, mettendo a repentaglio la salute propria e degli
altri? Affittare un’altra casa fuori Bologna, quando si fa fatica a
pagare l’affitto della casa in città?
Chi
diceva di volere tutelare la nostra salute, oggi dimostra che in realtà
non gliene è mai fregato nulla. L’unica salute che gli interessa è
quella dei profitti dei padroni di merda.
Chi
sono le persone perseguitate? Un lavoratore di una cooperativa sociale
del bolognese, che durante tutto questo periodo è stato costretto ad
andare al lavoro per pochi soldi e senza adeguate protezioni; il
lavoratore di un bar, che oggi avrebbe dovuto riprendere i suoi turni;
il socio di una piccola attività, una di quelle partite iva che rifiuta
di scaricare la crisi sui lavoratori e proprio perciò non ha ricevuto un
solo euro da Stato e regione; uno studente che, per pagarsi
l’università, deve fare dei lavoretti in nero; un rider che in questi
mesi è stato costretto a montare sulla bicicletta per guadagnare i soldi
necessari a tirare avanti.
A
questi “divieti di dimora” si aggiunge il “divieto di avvicinamento”
per una ex lavoratrice del Nails Café, vicenda esplicitamente messa al
centro della montatura giudiziaria: si tratta di padroni di merda loro
sì colpevoli di non aver versato migliaia di euro dovuti a una loro
dipendente. Il messaggio ai lavoratori è: state lontani e lasciate che i
pdm sfruttino e truffino in tranquillità.
Cosa
viene imputato? Di perseguitare e non dare tregua ai padroni che non
pagano i lavoratori. Pretendere di ricevere il salario pattuito da
questa mattina ufficialmente si chiama “estorsione”! Andare dal padrone
di merda a chiedere conto di truffe e molestie, disturbando così i suoi
sporchi affari, da questa mattina ufficialmente si chiama “violenza”!
Anche
in questo caso il messaggio è chiaro: all’alba della riapertura di
tanti esercizi commerciali dopo mesi di lockdown per la crisi
coronavirus la parola d’ordine è quella della ripresa economica, non
fosse altro che questa ripresa riguarda solamente i padroni di merda.
Dei
giovani, dei precari e dei lavoratori sfruttati, che molto spesso non
si sono visti recapitare neppure un centesimo negli ultimi periodi di
chiusura totale, non interessa niente a nessuno.
L’economia
dei lavoretti in nero e malpagati deve riprendere alla svelta e in un
momento come questo le maschere bianche rappresentano indubbiamente un
problema per tutti i padroni pronti a scaricare sui propri dipendenti i
costi della crisi economica.
È
inutile che cercate di dare un nome o di cacciare qualcuno, perché
dietro quelle maschere bianche ci siamo tutti: tutti i precari che hanno
scelto di vendicarsi dei propri sfruttatori; tutti i lavoratori che
almeno una volta si sono identificati in una delle tante storie di
ricatto, truffa e molestie che in tanti mesi abbiamo raccontato. A
maggior ragione nel pieno della crisi economica, per ogni padrone di
merda sfruttatore segnalato ci saranno più maschere bianche pronte a
scendere in strada. Per ogni precario cacciato dalla propria casa, ci
saranno più maschere bianche pronte a diffondersi in tutta Italia,
perché i padroni di merda non hanno dimora.
Quando le istituzioni dicevano #andràtuttobene,
ora sappiamo a chi si riferivano: ai padroni di merda, gli unici a
essere veramente tutelati. Per questo la vendetta contro i padroni di
merda non si ferma, ed è di nuovo tempo di indossare la maschera
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