Liberarsi delle infiltrazioni fascio/naziste per poter unirsi e lottare contro il calcio/business del capitale
Stop football: no football without fans!”.
Inizia così il comunicato congiunto sottoscritto da quasi 400 gruppi ultras
di tutta Europa (Italia in testa, ma pure Spagna, Germania, Francia,
Austria, Portogallo, Belgio, Bulgaria, Romania e Bosnia-Erzegovina): un
documento senza precedenti, per numero di firme e trasversalità di
confini e campionati, che prende di petto… l’ansia da ripartenza
mostrata a livello continentale da tutto il mondo del calcio-business,
strangolato da bilanci sballati e dalla necessità di accedere al denaro
delle pay tv per evitare il crack.
Pur
di fare ripartire la giostra del business, i presidenti dei club sono
pronti a giocare ogni tre giorni, per tutta estate, dentro stadi vuoti:
quello che conta, infatti, sono le pay-tv, con i diritti economici
collegati a rappresentare ormai il vero business del settore. Il tutto
senza tenere conto della dimensione popolare di quello
che, fino a prova contraria e nonostante i repentini cambiamenti in atto
a livello di strutture di club, resta in primis uno sport e non un mero
business.
Per questo il comunicato
si chiude ribadendo la necessità e l’auspicio di “tornare a vivere la
nostra più grande passione in prima persona, per far in modo che torni a
essere uno SPORT POPOLARE. Siamo pronti, su questo, a confrontarci con chi di dovere”.
L'appello completo con firme su Infoaut
“L’Europa è nella morsa del Coronavirus.
I
governi hanno dichiarato il lockdown totale, tutelando così la cosa più
preziosa che abbiamo: la
salute pubblica, primo obbiettivo per tutti.
salute pubblica, primo obbiettivo per tutti.
Per questo, riteniamo più che ragionevole pensare ad uno stop assoluto del calcio europeo.
Chi gestisce quest’ultimo, invece, ha fin da subito espresso un solo ed unico obbiettivo: RIPARTIRE.
Siamo
fermamente convinti che a scendere in campo sarebbero solo ed
esclusivamente gli interessi economici e questo viene confermato dal
fatto che il campionato dovrebbe ripartire a porte chiuse, senza il
cuore pulsante di questo “sport popolare” : I TIFOSI.
Ci è più che lecito pensare che ancora una volta la supremazia del denaro vada a calpestare così il valore della vita umana.
Pertanto,
chiediamo fermamente agli organi competenti di mantenere il fermo delle
competizioni calcistiche, finché affollare gli stadi non tornerà ad
essere un’abitudine priva di rischi per la salute collettiva.
Se
il sistema calcio si trova in una situazione di tanta difficoltà, la
colpa va attribuita alla mal gestione degli ultimi decenni. Mal gestione
che abbiamo sempre messo in evidenza con il solo ed unico fine di
tutelare e salvaguardare lo sport più bello del mondo.
Oggi
il calcio è considerato più come “un’industria” che come uno sport,
dove sono le PAY-TV a tenere sotto scacco le società, alimentandole con i
propri diritti televisivi e permettendo così alle società stesse di
poter pagare stipendi spropositati ai calciatori; alimentando a loro
volta la sete di denaro di procuratori squali, il cui unico obbiettivo è
quello di gonfiarsi il portafoglio. Un sistema basato solo ed
esclusivamente su business ed interessi personali che se non verrà
ridimensionato quanto prima porterà ad un solo ed unico fine: LA MORTE
DEL CALCIO STESSO.
Teniamo a
sottolineare che se gli Ultras avessero una minima intenzione di lucrare
su quella che è la nostra passione (come abbiamo potuto leggere dai
media in questi giorni), spingeremmo per una ripartenza dei campionati
anziché lottare perché questo non avvenga.
Tutto
questo deve cambiare. Siamo pronti a confrontarci con chi di dovere per
riportare il calcio ai suoi albori, per tornare a vivere la nostra più
grande passione in prima persona, per far in modo che questo torni ad
essere UNO SPORT POPOLARE.
Da Radio Onda d'Urto
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