giovedì 28 marzo 2019

pc 28 marzo - VERONA/CONTRO - QUALE CONCEZIONE C'E' DIETRO L'ATTACCO AL DIRITTO D'ABORTO

Dall'opuscolo
Lo trovate alla manifestazione di sabato
SULL'ABORTO SI SCONTRANO UNA VISIONE MATERIALISTICO DIALETTICA E UNA VISIONE ASCENTIFICA, CATTOLICA

In generale le obiezioni che vengono fatte sul diritto d'aborto e la libertà di scelta della donna di portare avanti o meno una gravidanza, sono sostanzialmente due:
Una che dice che l'aborto uccide un essere umano, una persona, che non ha possibilità di decidere; l'altra, non certo separata dalla prima ma che parte dalla concezione religiosa, dice che è contro l'aborto perchè “sono cattolica”.
Entrambe queste obiezioni sono ascientifiche.
Sulla prima. Il feto è una potenzialità di vita di una persona, ma non è ancora persona. L'essere umano ancora non c'è. Quindi, non è vero che l'aborto uccide una persona, dato che essa ancora non è tale. Pensiamo anche al parto. Il parto è un momento di rottura da una situazione esistente a una nuova, diversa qualitativamente; prima c'è un embrione, un feto, solo con la nascita c'è una persona. La futura persona matura nella fase precedente ma ad un certo punto si produce un salto; se non c'è quella rottura, salto, non c'è la persona, la potenzialità non diventa realtà.
I processi che si sviluppano nei nove mesi di gravidanza sono processi propri del corpo della donna. L'ovulo, l'embrione, il feto sono costituiti da cellule vive, ma non hanno la possibilità di un'esistenza
indipendente, una vita separata dalla vita della donna. L'embrione non è in grado di alimentarsi, né eliminare le sue scorie, né tantomeno di respirare. E la sua crescita e sviluppo è inseparabile dalle altre cellule che costituiscono l'utero della donna, il suo sistema ormonale, quello dell'alimentazione, delle respirazione, ecc. E', quindi, una parte del corpo della donna per tutta la durata della gravidanza.
Ma la vera questione è cosa si intende per “persona”, per “essere umano”. Una persona per essere definita tale, è capace di vivere autonomamente, di nutrirsi. Vi sono miriadi forme di vita. Cosa rende differente la vita umana? La capacità di essere autonoma, di pensare, di trasformare la realtà.
Quando si dice che con l'aborto si uccide un bambino che non ha la possibilità di decidere, si conferma, senza volerlo, il contrario di quello che si vuole affermare: se non può decidere è perchè non è già un bambino; è come dire che una parte del corpo della donna può decidere indipendentemente, come se fosse separato dall'essere umano donna.
La questione dell'aborto, quindi, ha a che fare con una lotta anche nel campo delle concezioni filosofiche, su cosa e come si deve intendere l'essere umano. Su questo ci viene in aiuto la concezione materialistico dialettica del rapporto tra uomo e natura. Secondo questa concezione, l'uomo diventa uomo, dando così inizio al suo continuo processo storico di ominazione, quando con il lavoro si sgancia dall'immediato rapporto con la natura. Prima dell'avvio di tale dinamica, la relazione tra uomo e natura, non essendo mediata da nulla, a rigor di termine non può essere considerata nemmeno una relazione. Non c'è relazione tra due cose completamente assorbite l'una nell'altra e pienamente identificabili. Se al posto della “natura” mettiamo la donna e al posto dell'”uomo” mettiamo l'embrione, allora possiamo dire: Embrione/potenzialità di essere umano e donna sono anch'essi completamente assorbiti l'uno nell'altra e pienamente identificabili. Non sono due soggetti distinti; l'embrione è assorbito nel corpo della donna e pienamente identificabile con esso nei 9 mesi; mangia, respira essendo parte del corpo della donna; finchè l'embrione non si stacca dal corpo della donna non si può quindi considerarlo bambino.
Con la nascita, l'uomo (l'embrione) inizia con il suo separarsi e distinguersi dalla natura (dalla donna). Ancora, per farci aiutare sempre dal paragone: rapporto uomo-natura. Il rapporto tra l'uomo è la natura risulta non un rapporto meramente naturale ma storico e sociale dal momento stesso in cui l'uomo è uomo e quindi non più, o almeno non solo, natura.
Sulla seconda obiezione, la concezione cattolica.
Qui non è in discussione (o, per dirla chiara, non è trattabile ora e soltanto rispetto all'aborto, anche se in un certo senso la posizione sull'aborto in termini ideologici è un summa esemplare della concezione cattolica) la fede religiosa, né il rispetto verso coloro che dicono “io sono cattolica”, ma il fatto che occorre riconoscere, e lo dovrebbe fare anche chi lo afferma, che far discendere il No all'aborto dal fatto di essere cattolica, è un'argomentazione che non ha nulla di scientifico, ma è appunto solo ideologica. E' come dire: io sono cattolica e quindi penso che il mondo è stato creato da Dio. Il problema è che questa concezione, che non ha nulla di scientifico, ha delle conseguenze sociali, politiche molto concrete. Di fatto si opera un rovesciamento delle questioni. Mentre all'embrione viene conferito il titolo di persona e dunque anche tutto il diritto a non essere abortito; alla donna, negandole ogni possibilità decisionale, si nega il diritto di persona che può decidere!
Vale a dire, si cancella l'idea stessa che le donne possano essere un soggetto autonomo, che possano scegliere e decidere della loro vita. L'embrione diventa persona e la donna diventa embrione. E' lo Stato che si arroga il diritto di decidere e legiferare. Le donne sono considerate “contenitori biologici” di embrioni che assumono più dignità delle stesse madri. Questo non solo è antiscientifico, è inumano! Altra conseguenza è la colpevolizzazione delle donne di operare contro i valori fondamentali della vita. E su questo si torna sempre al cuore della concezione cattolica: la donna è “Eva”; quella che si ribella, che in nome della “conoscenza” viola le leggi e fa sgretolare “il paradiso terrestre” e il potere dell'uomo. La donna che mette in discussione la concezione cristiana di “tutela della vita umana”, che invece di procreare abortisce, che non si mette al servizio della “sacra famiglia”, sta di fatto minando alla radice una parte importante dei “valori” su cui poggia la società borghese. Ma, c'è da dire che questo da un pesante attacco diventa di fatto un riconoscimento della donna come portatrice di una concezione e possibile prassi sociale di trasformazione radicale e complessiva di questo “mondo”. E non è poco...

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