...il Comune di Lodi ha deciso di ritirare la concessione della sala Granata, autorizzata fin dal 30 Gennaio, agli organizzatori della Mostra “HeART of Gaza” che domani avrebbero tenuto un incontro a chiusura dell’iniziativa, alla presenza di un rappresentante di un’ Associazione di Palestinesi in Italia e di un docente universitario.
La motivazione di questo atto, prevaricatorio e grave, adottato dal Comune di Lodi è tanto vaga quanto palesemente inconsistente. Scrive infatti il Comune, dopo 40 giorni dall’autorizzazione, “di non avere avuto modo di effettuare le opportune valutazioni, anche di carattere organizzativo circa l’evento”.
La realtà è che il Comune ha deciso di piegarsi alle proteste sollevate da un Consigliere Comunale di opposizione circa la presenza di uno dei relatori e sul fatto che nella mostra, a proposito di quanto
avvenuto a Gaza, si usasse il termine “Genocidio”, accusa di cui Israele, come noto, è chiamato a rispondere davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja e avanzata dall’ONU e organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch.A dare fastidio, in realtà, è che di quanto avvenuto a Gaza, o avviene in Cisgiordania dove è in corso l’ennesima operazione di pulizia etnica, si possa parlare.
Poco rilevano comunque gli strilli e le accuse pretestuose sollevate dal consigliere Maggi. A contare ed essere estremamente discutibile è la scelta del Comune di Lodi perché ci si trova, nei fatti, davanti a un grave caso di censura e all’esercizio di una discrezionalità che le norme non consentono all’Ente.
Non è infatti compito del Comune sindacare i contenuti delle iniziative che si svolgono negli spazi che l’Ente, vale la pena di ricordarlo, gestisce per conto dei Cittadini esclusivamente secondo i regolamenti esistenti. E il Regolamento esistente che riguarda la concessione di spazi non prevede in alcun modo che il Comune possa, davanti a delle richieste presentate regolarmente fare valutazioni d’altro tipo.
Stupisce
che un Ente che parla spesso di partecipazione la possa negare nei
fatti attraverso scelte discrezionali che, secondo le norme, non può
assolutamente compiere. Un grave infortunio politico che non può che
essere condannato con la massima severità possibile, che mina l’immagine
stessa di questa Amministrazione e che, per quanto ci riguarda,
condanniamo duramente, invitando altri, in nome della liberta
d’espressione tutelata dalla Costituzione Italiana, a fare altrettanto.
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