da ORE 12 Controinformazione Rossoperaia -
Il gruppo Stellantis insieme agli effetti della crisi che viene scaricata sui lavoratori ha visto in questi mesi un costante peggioramento dell'occupazione in tutti gli stabilimenti. Ora è scoppiata la protesta dei lavoratori rispetto al premio di produzione, una cifra esigua e vergognosa erogata nelle prossime retribuzioni di aprile e stabilita dall'azienda con la collaborazione dei sindacati firmatari del contratto aziendale, da cui è esclusa la Fiom.
I lavoratori, in particolare a Pomigliano, lo hanno fortemente criticato e sono passati allo sciopero. A fronte delle penalizzanti condizioni economiche derivate dalla cassa integrazione e dai salari miseri, l'azienda ha deciso di destinare ai lavoratori una cifra esigua e irrisoria di 630 € che è sostanzialmente la metà di quello che realmente i lavoratori si aspettavano. Chiaramente la cosa fa arrabbiare i lavoratori se si pensa alle scandalose cifre astronomiche distribuiti in dividendi ai soci e alle redazione di un premio di uscita di decine di milioni di euro riconosciuti ad esempio al dimissionario amministratore delegato Tavares..
I lavoratori hanno protestato fortemente non solo contro l'azienda ma anche contro le sigle sindacali firmatarie, Film, Uilm, Fismic, Ugl, AQCF, con forti contestazioni per il loro ruolo collaborazionista e consenziente assunto verso l'azienda che ha determinato oggi un premio di produzione irrisorio ma in un quadro di costante peggioramento delle condizioni di lavoro, dei salari e di perdita di posti di lavoro e diritti.
Nella fabbrica sono aumentati i ritmi di lavoro a livelli insostenibili, con un incalzare delle patologie psicofisiche correlate. Vi è una mirata distruzione degli spazi di democrazia e lo sforzo in ogni caso di tenere calmi i lavoratori o di ingabbiarne le lotte necessarie.
Lo sciopero di Pomigliano, quindi, ancora una volta è un segnale che si rivolge a tutti gli operai della Stellantis. I lavoratori contestano apertamente sia il premio di produzione sia gli annunci di piani industriali e tavoli col governo che finora non hanno dato nessun risultato per i lavoratori. Chiaramente ha fatto parecchio rabbia che Elkann abbia giustificato questo premio di produzione dicendo che è un “ringraziamento per il vostro duro lavoro”, mentre agli azionisti sono stati dati 5 miliardi e mezzo di euro di dividendo agli operai vengono dati 630 € lordi. I 5 miliardi e mezzo per gli azionisti e i 600 milioni di elemosina per gli operai peraltro sono tutti frutto del lavoro degli operai.
E’ chiaro che l'unica risposta sono gli scioperi ma gli scioperi partiti a Pomigliano devono poter estendersi a tutti gli stabilimenti, perché in tutti gli stabilimenti esiste preoccupazione per il peggioramento delle condizioni di lavoro e per i salari sempre più miseri.
In questo senso noi riteniamo che sia ancora valido quello che diciamo da diversi mesi e che in particolare dopo lo sciopero generale del 18 ottobre abbiamo ribadito: questa della Stellantis è una lotta generale reale che deve riattivare l'intera classe operaia non solo della Stellantis ma di tutto il settore auto e indotto in un conflitto prolungato e permanente e i lavoratori in questa contesa non possono che contare sulla propria iniziativa.
Opporsi stabilimento per stabilimento è necessario, ma questo non deve portare alla concorrenza tra i vari stabilimenti che porta solo alla divisione dei lavoratori. Dobbiamo provare a rovesciare questo stato di cose. Scrivevamo in tempi non sospetti: partire dagli interessi operai concentrati in una Piattaforma operaia approvata e garantita dal potere dell'Assemblea sempre in un quadro di scontro prolungato. E anche la battaglia contrattuale doveva far leva sul rapporto tra la battaglia generale e la battaglia particolare, per quello che riguarda il gruppo Stellantis.
La vicenda Stellantis è legata alla situazione mondiale caratterizzata dalla crisi economica scaricata su operai, sui lavoratori, crisi che peraltro ora si sposa e alimenta il pericolo di una nuova guerra, crisi che si trasforma in una spaventosa crescita delle spese militari e di una generale economia di guerra. L'economia di guerra lega le vicende Stellantis a quelle delle grandi fabbriche e delle realtà produttive dell'intero paese perché mentre si fanno sempre peggiori, misere, spesso con prospettive a medio e lungo periodo, le condizioni in fabbrica del gruppo Stellantis guidato da Elkann, si inserisce pienamente nel quadro dell'economia di guerra. Il governo - come scrive il Fatto Quotidiano in un articolo di martedì 6 Marzo - sta perorando una fusione militare tra Iveco e Leonardo. Esisterebbe - sempre secondo ciò che scrive il Fatto Quotidiano - un piano segreto per riconvertire alla difesa non solo l'Iveco, ma tutte le fabbriche auto Stellantis.
Per ora ci si limita a sperare che la Leonardo si prenda le attività militari di Iveco, ma, tenendo conto che già un anno Elkann aveva già provato a venderla al gruppo italiano della difesa ma a quel tempo era stata rifiutata un'offerta vicina al miliardo, ora invece quest'operazione viene ampiamente sostenuta dal ministero della Difesa, da Crosetto stesso. Il 7 Febbraio - sempre secondo l'articolo del Fatto Quotidiano - l'amministratore delegato di Iveco, presentando i conti del ‘24 ha ufficializzato che la società studia la possibilità di separare quest'anno il Business Defence, che comprende i marchi Iveco, Astra, da quelle specificamente legate alla produzione automobilistica della Iveco. Quindi è questo il punto, così come evidentemente tutta la pressione fatta a livello europeo dai padroni dell'auto sta producendo risultati.
La Commissione europea ha fermato le multe per la CO2 e ha rallentato tutto il processo di transizione ecologica che passava il primato della produzione all'auto elettrica.
Su questo abbiamo già detto tanto e di più in precedenti interventi, il nostro problema è di insistere attraverso il lavoro, l'azione, la propaganda, il collegamento tra i vari stabilimenti. Gli operai in particolare, all'interno della loro discussione – e laddove ci si riesce alle iniziative di lotta - devono comprendere che è nelle loro mani la possibilità di resistere e che la loro resistenza ai piani aziendali negli stabilimenti Stellantis è un elemento più generale della lotta contro i piani dei padroni a livello mondiale.
La presidenza Trump ha impresso un'accelerata a tutto questo: attraverso la politica dei dazi, si vuole da un lato favorire la produzione automobilistica con base negli Stati Uniti e dall'altro, di fatto, costringere le altre realtà automobilistiche a trasferirsi negli Stati Uniti, a intensificare la loro presenza negli USA. Tutto questo si traduce obiettivamente in una ricaduta in negativo sugli stabilimenti dell'auto in tutta Europa e nel quadro dell'Europa in una ricaduta negativa all'interno delle fabbriche italiane.
Il tempo vola e su questo i sindacati confederali sono in parte strettamente legati ai piani padronali e affidano ai piani padronali e all'azione, in combutta con essi, del governo, le sorti degli operai. In questo senso la riorganizzazione delle file del sindacalismo di classe nelle fabbriche Stellantis è il problema della fase, quanto più si avanzerà nelle lotte che partono da uno stabilimento e arrivano ad altri stabilimenti, quanto più si riuscirà, attraverso le assemblee e l'azione degli scioperi, a condizionare le stesse forze sindacali e in particolare quelle che sostanzialmente sono escluse attualmente dal piano di padroni/governo/sindacati collaborazionisti.
Noi siamo per l'autonomia operaia, l'organizzazione di classe sindacale, politica e la lotta di classe come carattere fondamentale in questa fase.
Serve ricostruire dal basso il sindacato di classe e ricostruirlo sulla base delle lotte e non certamente su aspetti puramente organizzativi.
La lotta rivendicativa, assolutamente necessaria in questo stabilimento, ha necessità di contaminarsi e diventare brodo di cultura di una lotta politica generale che vede gli operai delle grandi fabbriche protagonisti.
Oggi, in particolare, ci muoviamo secondo l'indicazione di uno sciopero generale dal basso contro il riarmo europeo e dell'imperialismo italiano, contro il carovita, l'attacco ai salari, per la difesa dei lavoratori a fronte delle condizioni di lavoro sempre più peggiorative.
Nello sciopero generale di 8 ore indetto il 28 Marzo per il contratto - a cui comunque invitiamo gli operai a partecipare - è importante che le avanguardie operaie svolgano un ruolo di indicazione di una piattaforma alternativa e soprattutto considerino questo sciopero un'occasione, un'opportunità, per un vero sciopero generale secondo le caratteristiche di cui abbiamo parlato.
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