“Ford Motor, per gli stessi motivi, a maggio ha sospeso per una settimana la produzione del suv Explorer in uno stabilimento di Chicago, riferisce il Wall Street Journal”; i motivi che hanno portato la Ford, ma anche tante altre multinazionali di produzione del settore auto sono anche altri, per esempio la sovrapproduzione mondiale con la conseguente ristrutturazione produttiva che significa quasi sempre
licenziamenti a migliaia: 20.000 alla Volkswagen, Ford 4.000 in Europa, Stellantis in Italia in Messico e Canada, Toyota, Mercedes…Come si vede la decisione della Cina di limitare l’esportazione di alcune materie prime, in particolare quelle che si chiamano terre rare (7 metalli critici di questo gruppo che in totale ne conta 17 fondamentali per la produzione di alta e altissima tecnologia), ha gettato nel panico molte industrie che temono di dover chiudere nei prossimi mesi e per questo fanno “appelli a trovare una rapida soluzione politica per sbloccare i rifornimenti di terre rare, oggi ridotti al lumicino a causa della lentezza con cui Pechino sta rinnovando le licenze di esportazione”
“Si spera nella diplomazia per
uscire dall'impasse – dunque - ma le imprese non hanno tempo e dall'industria
automobilistica, già in difficoltà, arrivano sollecitazioni pressanti non solo
in Europa e negli USA, ma anche in Asia.” In India, per esempio: “La Society of
Indian Automobile Manifacturers Siam ha chiesto al governo di Narendra Modi di
mediare con Pechino per evitare un brusco arresto della produzione di auto fin
da questo mese. E prima ancora si era mobilitata l'industria statunitense. Con
una lettera dell'amministrazione Trump datata 9 maggio, firmata da due
associazioni, Alliance for automotive innovation e MEMA, che rappresentano
tutta la filiera: dai produttori di veicoli con stabilimenti negli USA, tra cui
Stellantis, ai fornitori di componenti di ogni genere, compresi batterie e
semiconduttori. Senza un accesso affidabile a questi elementi, le terre rare e ai
magneti si legge nel testo filtrato alla Reuters, i fornitori del settore
automobilistico non saranno in grado di produrre componenti fondamentali, tra
cui i cambi automatici, corpi farfallati, alternatori, motori ausiliari,
sensori, cinture di sicurezza, altoparlanti, luci, motori servosterzi e
telecamere.”
Ma queste terre rare, continua il
quotidiano dei padroni, sono indispensabili non solo in questo settore, sono “Materie
prime indispensabili in molte applicazioni, non solo nell'automobile. Ma anche,
ad esempio, nell'industria della difesa e di cui la Cina controlla il 70% delle
estrazioni minerarie e il 90% della capacità di lavorazione.”
Questa del rilascio delle licenze
di esportazione delle terre rare è un’altra mossa del socialimperialismo cinese
contro la guerra dei dazi scatenata dall’imperialismo statunitense per mezzo di
Trump e come si vede si tratta di una carta molto forte visto l’importanza
ormai raggiunta dalle terre rare, molto forte ma con il solito effetto boomerang
sulla stessa produzione cinese.
L’isterismo mostrato da Trump che
continua a lanciare accuse a chiunque non si adegui ai suoi diktat e ai tempi dei suoi "ordini esecutivi", mostra chiaramente
tutta la profondità della crisi dell’imperialismo e l’insofferenza soprattutto verso
quello che considera il suo principale rivale strategico mondiale.
È inevitabile, ma di questo nell’articolo del Sole 24 Ore non c’è parola, che la tensione costante a livello mondiale creata anche dalla guerra dei dazi e controdazi, oltre che scaricarsi in generale sul proletariato e le masse popolari per l’aumento dei prezzi di tutte le merci, si scarica in particolare sugli operai delle fabbriche del mondo.

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