sabato 7 giugno 2025

pc 7 giugno – La Cina blocca l’esportazione delle terre rare in risposta alla guerra dei dazi degli USA e le fabbriche anche in Europa cominciano a chiudere

“… la stretta cinese sulle terre rare che sembrava diretta a colpire soprattutto gli Stati Uniti … sta facendo chiudere fabbriche anche in Europa” scrive Il Sole24Ore del 5 giugno… infatti “La mancanza di questi minerali critici e dei magneti che li contengono, anch'essi made in China e sottoposti a restrizioni all'export, ha già costretto a fermarsi diversi stabilimenti e linee di produzione di componenti per auto nel vecchio continente.” E se non si risolve la “guerra dei dazi” che Trump ha allargato all’acciaio e all’alluminio, per altre fabbriche “lo stop potrebbe arrivare nelle prossime 3-4 settimane, ha avvertito ieri la Clepa, associazione europea dei fornitori del settore automotive confermando la gravità di un allarme che circola già da qualche tempo anche in altre aree del mondo.”

“Ford Motor, per gli stessi motivi, a maggio ha sospeso per una settimana la produzione del suv Explorer in uno stabilimento di Chicago, riferisce il Wall Street Journal”; i motivi che hanno portato la Ford, ma anche tante altre multinazionali di produzione del settore auto sono anche altri, per esempio la sovrapproduzione mondiale con la conseguente ristrutturazione produttiva che significa quasi sempre

licenziamenti a migliaia: 20.000 alla Volkswagen, Ford 4.000 in Europa, Stellantis in Italia in Messico e Canada, Toyota, Mercedes…

Come si vede la decisione della Cina di limitare l’esportazione di alcune materie prime, in particolare quelle che si chiamano terre rare (7 metalli critici di questo gruppo che in totale ne conta 17 fondamentali per la produzione di alta e altissima tecnologia), ha gettato nel panico molte industrie che temono di dover chiudere nei prossimi mesi e per questo fanno “appelli a trovare una rapida soluzione politica per sbloccare i rifornimenti di terre rare, oggi ridotti al lumicino a causa della lentezza con cui Pechino sta rinnovando le licenze di esportazione”

“Si spera nella diplomazia per uscire dall'impasse – dunque - ma le imprese non hanno tempo e dall'industria automobilistica, già in difficoltà, arrivano sollecitazioni pressanti non solo in Europa e negli USA, ma anche in Asia.” In India, per esempio: “La Society of Indian Automobile Manifacturers Siam ha chiesto al governo di Narendra Modi di mediare con Pechino per evitare un brusco arresto della produzione di auto fin da questo mese. E prima ancora si era mobilitata l'industria statunitense. Con una lettera dell'amministrazione Trump datata 9 maggio, firmata da due associazioni, Alliance for automotive innovation e MEMA, che rappresentano tutta la filiera: dai produttori di veicoli con stabilimenti negli USA, tra cui Stellantis, ai fornitori di componenti di ogni genere, compresi batterie e semiconduttori. Senza un accesso affidabile a questi elementi, le terre rare e ai magneti si legge nel testo filtrato alla Reuters, i fornitori del settore automobilistico non saranno in grado di produrre componenti fondamentali, tra cui i cambi automatici, corpi farfallati, alternatori, motori ausiliari, sensori, cinture di sicurezza, altoparlanti, luci, motori servosterzi e telecamere.”

Ma queste terre rare, continua il quotidiano dei padroni, sono indispensabili non solo in questo settore, sono “Materie prime indispensabili in molte applicazioni, non solo nell'automobile. Ma anche, ad esempio, nell'industria della difesa e di cui la Cina controlla il 70% delle estrazioni minerarie e il 90% della capacità di lavorazione.”

Questa del rilascio delle licenze di esportazione delle terre rare è un’altra mossa del socialimperialismo cinese contro la guerra dei dazi scatenata dall’imperialismo statunitense per mezzo di Trump e come si vede si tratta di una carta molto forte visto l’importanza ormai raggiunta dalle terre rare, molto forte ma con il solito effetto boomerang sulla stessa produzione cinese.

L’isterismo mostrato da Trump che continua a lanciare accuse a chiunque non si adegui ai suoi diktat e ai tempi dei suoi "ordini esecutivi", mostra chiaramente tutta la profondità della crisi dell’imperialismo e l’insofferenza soprattutto verso quello che considera il suo principale rivale strategico mondiale.

È inevitabile, ma di questo nell’articolo del Sole 24 Ore non c’è parola, che la tensione costante a livello mondiale creata anche dalla guerra dei dazi e controdazi, oltre che scaricarsi in generale sul proletariato e le masse popolari per l’aumento dei prezzi di tutte le merci, si scarica in particolare sugli operai delle fabbriche del mondo. 

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