sabato 16 marzo 2024

pc 16 marzo – Il governo Meloni corre, ancora e sempre, in aiuto dei padroni approvando pure il “Ddl Capitali”...

  ...per “Interventi a sostegno della competitività dei capitali" e mettere le mani sulla nomina dei consigli di amministrazione -  l’opposizione… approva!

Se qualche padrone si fosse accidentalmente distratto la Meloni glielo ripete forte con determinazione da ogni palco: “Non vogliamo disturbare chi produce”. Ed è chiaro che per la fascista Meloni “chi produce” sono appunto i padroni! E dice anche che “pagare le tasse non è bellissimo” strizzando l’occhio bellamente a quei padroni, grandi, piccoli e medi che non pagano le tasse (ricordiamo che l’evasione negli ultimi dieci anni è arrivata quasi a 1000 miliardi secondo il Sole 24 Ore); certo tutti i politici in quanto rappresentanti della borghesia aiutano i padroni, industriali o della grande finanza – e ne sono lautamente ricambiati - ma la Meloni esprime davvero un lecchinaggio sfacciato.

Ce lo ricordano anche i commenti di chi questa legge, il cosiddetto Ddl Capitali, approvata il 27 febbraio e recante “Interventi a sostegno della competitività dei capitali", la voleva a tutti i costi come Casiraghi, Presidente di illimity Bank: «L’elemento essenziale di questo pacchetto sta nel fatto che il governo ha ascoltato il mercato…», e altri commenti dicono che si tratta di una legge che investitori

e PMI attendono da tempo perché il mercato nazionale dei capitali “fatica a crescere”. Anzi negli ultimi anni c’è stata una vera e propria fuga di grandi gruppi quotati dalla Borsa italiana (delisting) con perdite per miliardi, di cui il più noto è quello della Stellantis.

La Meloni “ascolta il mercato”, cioè i padroni che si lamentano sempre, e coerentemente qui non si limita alle chiacchiere, passa ai fatti: dalla “riforma fiscale”, appunto, a questa più sottile, e quasi invisibile agli occhi delle masse: la cosiddetta legge sulle piccole e medie imprese chiamata, come si diceva, “Ddl Capitali”, per “attirare capitali”.

Al Senato in via definitiva: “L’aula ha approvato le norme con 80 voti a favore, l’astensione delle opposizioni (47) e nessun voto contrario.” Come si vede, e come è successo in altre occasioni, per esempio l’approvazione della legge di bilancio, la cosiddetta opposizione continua a sostenere di fatto il governo.

Si tratta in realtà di necessità stringenti del capitalismo-imperialismo italiano per la concorrenza anche nel campo della finanza a livello mondiale cui la Meloni obbedisce ma che cerca di ammantare con le frasi solite sugli “interessi della nazione”, sul capitale “nostrano”, “patriota”… tutto impossibile nell’era dell’imperialismo.

Questa nuova legge, quindi, agevola i capitalisti italiani delle Piccole e Medie Imprese (PMI) nella quotazione di Borsa, semplificando “le regole di governance, modificando gli oneri amministrativi per le imprese, rivedendo il sistema di controlli da parte degli organi preposti come la Consob: “il DDL Capitali va apprezzato per «l’ossessione per la semplificazione e la razionalizzazione» dice infatti una dirigente della Borsa Italiana.

Insomma l’“ossessione” del governo per fare risparmiare i padroni anche nella speranza di fare rientrare alcuni gruppi e marchi italiani che hanno trasferito la loro sede all’estero.

Si aboliscono controlli, dunque, per dare mano libera ai padroni su operazioni considerate per niente trasparenti, vedi “l’abrogazione della norma che imponeva ai soggetti con più del 10% di azioni di comunicare alla Consob operazioni fatte anche per interposta persona”.

E c’è anche la cosa più importante, la modifica dei criteri per la votazione dei membri del Consiglio di Amministrazione di queste società attraverso cui la Meloni prova a mettere le mani sulle nomine, e infatti per lei il ddl Capitali serve a “limitare il meccanismo attraverso il quale, in alcuni casi, si perpetuano all’infinito i cda, a prescindere dai soci” e per questo si dà più peso al voto dei cosiddetti investitori di minoranza per agevolare un gruppo invece che un altro, come per esempio nell’affare Mediobanca e Generali, nella speranza di promuovere “soci” che siano italiani fedeli e stabili.

Questa possibilità di “tentare l’avventura in Borsa a costi più bassi” per le PMI per le quali “si modifica la definizione innalzando la soglia di capitalizzazione massima da Euro 500 milioni a Euro 1 miliardo, al fine di consentire la possibilità di beneficiare della maggiore flessibilità della disciplina applicabile alle PMI”, serve a portare anche i soldi che i ricchi tengono fermi nei conti correnti (circa 1.800 miliardi) o nei fondi di investimento, nel sistema industriale-finanziario: «Ci sono 18,5 miliardi di fondi PIR che sulle PMI non sono arrivati. La drammaticità riguarda proprio la raccolta», dice il presidente di Assonext. E un altro “esperto” aggiunge “Abbiamo fondi pensione e casse di previdenza che gestiscono oltre 300miliardi di euro”.

Per agevolare questa raccolta c’è anche la spinta alle banche popolari a darsi da fare se vogliono trasformarsi in società per azioni “per le quali la soglia minima dell’attivo per la trasformazione in spa passa da 8 a 16 miliardi”.

Secondo un quotidiano finanziario questo Ddl “attribuirebbe inoltre al governo italiano ampi poteri per riformare il Testo unico della finanza e la disciplina sulle società di capitali contenuta nel codice civile italiano”.

Tutto queto fa parte della “visione per l’Italia” (fascista) della Meloni che procede “a 360°” come le piace dire. Una “visione” che propaganda ogni giorno da ogni pulpito… in questo senso è da vedere anche l’inserimento in questa nuova legge dell’educazione finanziaria nelle scuole!

A questa “visione” di rafforzamento del capitalismo-imperialismo italiano all’interno del processo di trasformazione del Paese in senso moderno fascista, i lavoratori e le masse popolari possono e devono opporre la loro visione di radicale rovesciamento di questo governo e di questo sistema.

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