giovedì 8 febbraio 2024

pc 8 febbraio - Formazione operaia - "Portare dall'"esterno" la coscienza socialista", oggi sempre più necessario - Sempre sul 'Che Fare?' di Lenin


Nei passi tratti dal ‘Che fare?’ e pubblicati nella Formazione Operaia di giovedì 25 gennaio, le questioni e le indicazioni poste da Lenin sono abbastanza chiare, e a noi tocca “solo e semplicemente” collocarle nell’attuale situazione delle avanguardie operaie e proletarie, ovunque esse siano collocate e, diremmo noi, disperse, nel sindacalismo di base, nei movimenti e in misura molto ristretta nelle forze che si dicono “di sinistra” e “comuniste”; e nell’azione dei comunisti, che lavorano per la costruzione del Partito, con queste avanguardie di classe.

Domina la lotta sindacale ed effettivamente la coscienza è completamente soffocata dalla spontaneità che obiettivamente si riduce alle rivendicazioni più immediate e ad un generale rifiuto della politica e della prospettiva della lotta per il socialismo. Questo, diremmo con Lenin, è l’amara verità.

Ma purtroppo dobbiamo aggiungere che questo è addirittura il male minore, perché - sempre parafrasando Lenin – “significa che lo si voglia o no un aumento dell’influenza dell’ideologia borghese sugli operai“, che nel contesto attuale significa influenza dell’ideologia reazionaria dei partiti della destra politica e, in particolare, di quelli di stampo fascista nei loro contenuti più beceri, dal nazionalismo al razzismo, che cementano le concezioni individualiste e particolariste cresciute negli anni, che hanno fatto da contraltare alla crisi nella classe e nelle masse delle forme dominanti del riformismo, dell’elettoralismo sviluppate negli anni precedenti dagli ex partiti di “sinistra”.

Se nelle fase del dominio di queste influenze il problema era, per le forze comuniste autentiche, di sviluppare una critica ad esse ponendo l’alternativa della ricostruzione del partito comunista e del sindacato di classe, in un processo che diremmo classico e più volte rappresentato nel movimento operaio e comunista, ora dobbiamo considerare che questa fase è passata e non è più l’aspetto principale proprio nelle fila della nostra classe e delle masse oppresse.

Questo vuol dire che aumenta ancor più la necessità di portare dall’”esterno” la coscienza socialista, i principi della lotta di classe, l’agitazione e propaganda politica; ricostruendo per tappe, dai piccoli numeri a forme via via più elevate e sviluppate, un tessuto di avanguardie operaie che faccia da base reale alla ricostruzione del Partito comunista.

E’ chiaro che questo bisogna farlo necessariamente nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame

con le masse; nel fuoco delle reali lotte che ci sono, anche quando esse sono poche e ristrette – è il caso delle fabbriche attualmente. Questo lavoro va fatto con estrema fiducia, perché le condizioni oggettive e gli effetti nella classe e nelle masse lo permettono sempre di più: miseria e impoverimento relativo e assoluto, condizioni di sfruttamento sempre più intense e al limite dello schiavismo, in un contesto generale e sociale di crisi sempre più devastante e di tendenza alla guerra imperialista.

Quindi, ora più che mai occorre concentrare l’azione dei comunisti autentici verso il proletariato e in esso la classe operaia industriale. L’azione d’avanguardia dei comunisti, per combattere e sottrarla dall’influenza dell’ideologia borghese e delle sue forme attuali dominanti.

E’ quella che noi chiamiamo “guerra civile” nelle fila del proletariato e delle masse popolari, con una lotta aperta e dispiegata, con tutti i mezzi e linguaggi necessari per separare innanzitutto le avanguardie dalle masse, affinché siano in grado di svolgere esse nella classe e nelle masse la funzione di trasformazione, nella lotta e nelle lotte, della coscienza e del movimento reale della classe e delle masse. Separare per formare alle “cognizioni teoriche” del marxismo, leninismo, maoismo, ovvero della scienza della rivoluzione socialista e della lotta per trasformare realmente la situazione attuale e il mondo.

Come si può fare questo senza prendere nelle proprie mani il leninismo, e oggi, il ‘Che fare?’; senza la comprensione, pratica innanzitutto, fondamentale per fare un lavoro teorico effettivo e sistematico e tradurlo nella lotta di posizione, nella propaganda e agitazione politica; senza che l’organizzazione dei comunisti sia strutturata per fare questo; senza che sia saldamente afferrato il punto “la coscienza socialista è quindi un elemento importato nella lotta di classe del proletariato dall’esterno e non qualche cosa che ne sorge spontaneamente”?

E’, quindi, assolutamente naturale la battaglia che noi ‘proletari comunisti’ facciamo, o almeno cerchiamo di fare, in critica, differenza, distinzione con altre forze che pur proclamano gli stessi obiettivi, ma che purtroppo, come dice Lenin “invece di esortare operai e proletari ad andare avanti verso l’organizzazione rivoluzionaria ed estendere l’attività politica… esortano gli operai ad andare indietro, alla sola lotta tradunionista”.

Così come verso altri compagni e forze presenti nel movimento – vedi Operai contro, partito operaio, ecc. - che, vogliano o no, coltivano la spontaneità in forme anche più esasperate, ai limiti del populismo operaio, va usata la frase di Lenin “dal momento che non si può parlare di una ideologia indipendente elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro movimento, la questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o ideologia socialista”. E se parliamo di Partito è: o partito operaio borghese o partito comunista.

Certo, siamo noi per primi consapevoli che tra il dire e il fare ci corre il mare e che noi stessi per primi dobbiamo elevare la nostra coscienza socialista e costruire organizzazione e quadri capaci di agire come affermiamo di dover fare. Ma partire da questo e farlo, sia pure attraverso diversi tentativi, errori, è sicuramente sempre meglio, più giusto e più necessario che non farlo.

Questo è il senso di ciò che dice Lenin “il nostro compito consiste nel combattere la spontaneità, deviare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l’ala della borghesia e avviarlo sotto l’ala della socialdemocrazia rivoluzionaria”, oggi dei comunisti rivoluzionari.

Nella nota 13, anche pubblicata il 25 gennaio, Lenin ci aiuta a comprendere anche meglio il tipo di operai che possono essere parte di questa impresa, gli operai che partecipano a questa elaborazione non in quanto operai bensì come teorici del socialismo, ovvero operai che comprendono l’importanza della formazione marxista-leninista-maoista e dell’azione di propaganda e agitazione politica nella classe e nelle lotte della classe.

Lenin stesso è consapevole della difficoltà del problema e della sua soluzione “Ma perché gli operai possano riuscirvi più spesso, bisogna sforzarsi di elevare il livello della loro coscienza in generale”.

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