Aumenta l’isolamento degli Usa tra i Paesi membri delle Nazioni Unite. L’Assemblea generale dell’Onu ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione presentata da Yemen e Turchia che condanna il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele annunciato dal presidente americano Donald Trump lo scorso 6 dicembre. Il testo è passato con i voti favorevoli di 128 Paesi
che hanno deciso di sfidare Washington, che ha minacciato di tagliare
gli aiuti economici agli Stati che sorregge economicamente. Nove i voti
contrari, 25 le astensioni.
l’ambasciatrice di Washington alle Nazioni Unite Nikki Haley era tornata a minacciare: “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto farà cambiare questo proposito. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti terranno a mente“. E’ stato il secondo avvertimento in poche ore: “All’Onu – aveva scritto il 20 dicembre la Haley su Twitter – ci chiedono sempre di fare e donare di più. Quindi, quando prendiamo la decisione, su volontà del popolo americano, su dove collocare la nostra ambasciata, non ci aspettiamo di essere presi di mira da quelli che abbiamo aiutato. Giovedì ci sarà un voto che critica la nostra scelta. Gli Usa prenderanno i nomi“.
Il testo afferma che “ogni decisione e azione che mira ad alterare il carattere, lo status o la composizione demografica della Città Santa di Gerusalemme non ha effetto legale, è nulla e non è valida”. Per questo “deve essere rescissa in linea con le risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza e a questo proposito invita tutti gli Stati a non portare missioni diplomatiche nella città Santa di Gerusalemme”. La risoluzione chiede a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di rifarsi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza riguardo a Gerusalemme (ben 10 dal 1967), secondo cui lo status finale di Gerusalemme può essere deciso solo nell’ambito di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi, e a non riconoscere alcuna azione o misura contraria a queste risoluzioni.
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