In uno dei momenti più atroci del genocidio in corso, i criminali sionisti hanno compiuto nuovi massacri nelle ultime 24 ore, colpendo deliberatamente civili, un ristorante, un mercato popolare e due scuole che ospitavano sfollati. Decine di persone disarmate — per lo più donne e bambini — sono state martirizzate, mentre centinaia sono rimaste ferite.
Questo ennesimo atto di sterminio fa parte di una strategia di annientamento totale che da oltre venti mesi colpisce l’intero popolo palestinese: omicidi di massa, fame imposta, politiche di terra bruciata, distruzione sistematica. Tutto questo avviene con il pieno sostegno degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali, che forniscono armamenti, tecnologia e legittimità politica alla macchina di morte sionista.
È urgente e necessario che tutte le persone libere e coscienti del mondo abbandonino l’attesa, il simbolismo sterile e le azioni sporadiche e sensazionalistiche. Non basta più indignarsi: serve agire con lucidità strategica e coerenza politica. Serve una mobilitazione continua, strutturata e radicata sui territori, capace di generare pressione reale. Dobbiamo costruire reti efficaci di resistenza popolare, politica e mediatica per fermare i massacri, denunciare i crimini dell’occupazione, rompere l’assedio e sabotare gli ingranaggi della complicità globale.
Che Gaza continui a sanguinare sotto lo sguardo del mondo è una macchia incancellabile sulla fronte dell’umanità. Il popolo palestinese non dimenticherà né perdonerà i carnefici, né i complici, né chi ha scelto il silenzio.
Scendiamo nelle piazze. Blocchiamo la macchina di guerra. Ora.

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