sabato 7 ottobre 2023

pc 7 ottobre - Torino - Dopo le cariche poliziesche contro gli studenti, rivendicate dal Governo Meloni e il suo ministro degli Interni, bisogna davvero 'cambiare rotta'!

Ma quale 'gestione scellerata', questa è la sostanza del moderno fascismo e Stato di polizia incarnato dal nuovo governo.

«Gestione scellerata della piazza, Piantedosi e prefetto si dimettano»

Mini corteo verso la sede Rai di via Verdi

«Vogliamo le dimissioni del ministro Piantedosi e del prefetto Cafagna per la gestione scellerata della piazza». Due giorni dopo gli scontri avvenuti durante la manifestazione di protesta per l’arrivo della premier Giorgia Meloni a Torino, i collettivi studenteschi tornano a prendere la parola «per fare sentire la voce di una generazione che in piazza c'era eccome e ha ricevuto botte e manganellate». 

Ada, studentessa dell’Accademia delle Belle Arti e militante di Cambiare Rotta, porta sul volto i segni degli scontri: «Chi parla di strumentalizzazione del corteo da parte dei centri sociali fa una narrazione falsa di quello che è successo. E alla Meloni diciamo che siamo noi, gli studenti che protestano per il

diritto allo studio, per calmierare gli affitti e per tenere fuori i privati dalle grandi opere universitarie, a essere dalla parte giusta. Non chi ordina le manganellate, che sono le uniche risposte che abbiamo ricevuto». Oggi, 5 ottobre, gli studenti hanno improvvisato un piccolo corteo verso la sede della Rai in via Verdi, dove hanno appeso uno striscione: «Questo è solo l’inizio di un percorso – ribadisce Nicola, del collettivo del liceo Einstein e anche esponente del Ksa -. Io faccio la terza superiore e vivo una scuola che ogni giorno diventa sempre di più una caserma. Vogliamo invertire questa tendenza e non siamo spaventati. Sarà un autunno di mobilitazione, picchetti e cortei». 

Gli studenti hanno rimandato al mittente anche la solidarietà ricevuta dai parlamentari del Pd: «Sono parole utili alla loro strategia di opposizione al governo – spiega Tommaso -. Ma con noi questa retorica non funziona: le manganellate ai quindicenni le abbiamo già viste e il governo Meloni risponde alle nostre istanze come ha fatto il governo Draghi».

 

“Ribadiamo le motivazioni della protesta”

“La repressione è stata vergognosa, così come la gestione della piazza. – afferma Ada di Cambiare Rotta Torino, con una vistosa ferita alla guancia causata da un poliziotto – Si è parlato molto delle manganellate, spesso con un frame scorretto, dicendo che in strada c’erano i centri sociali violenti. Non è vero, in strada c’erano gli universitari, i liceali. Non si è parlato delle motivazioni di questa protesta, quindi siamo qui per ribadirle. Vogliamo l’abolizione della legge 431/98, la reintroduzione dell’equo canone, il finanziamento del Pnrr a enti pubblici e non a privati (al contrario del caso Ex Moi ndr), l’ampliamento dei posti disponibili nelle residenze. E poi anche più investimenti nelle strutture scolastiche, qui di fronte c’è Palazzo Nuovo che cade a pezzi ad esempio; vogliamo anche un piano strutturale di studentati pubblici.”

“La parte giusta della storia”

Indignazione anche per le parole con cui la Meloni ha liquidato la protesta e la sanguinosa repressione: “Al contrario della premier, noi crediamo che le manganellate non siano mai la parte giusta della storia, così come la retorica dei buoni e cattivi. Quelli che stanno lottando per un futuro migliore e per un diritto allo studio siamo noi e la repressione non ci fermerà.”

Contro la retorica del merito

Presenti anche gli studenti del liceo Einstein di Torino, che hanno messo il focus su un altro aspetto della contestazione: il modello scolastico. “Vogliamo una scuola davvero emancipatrice, – spiega il portavoce del collettivo liceale – dove sia possibile studiare senza essere assillati dalla retorica imprenditoriale o l’enfasi sulla guerra. Dove i professori non attuino la repressione e la forza e non spingano su una retorica del merito infondata. Continuamente il nostro volantinaggio viene interrotto, veniamo chiamati in presidenza da soggetti che più che educatori sembrano sceriffi.”

La contestazione alla Rai

“La Rai ha scelto di non parlare dei duri scontri che si sono verificati martedì. – spiegano gli studenti sotto gli studi di via Verdi – Quando lo ha fatto, ha messo al centro la presunta infiltrazione dei centri sociali. Siamo stati descritti come professionisti del disordine, ma non è così. Il nostro corteo era pacifico!”

Al termine della manifestazione, gli studenti hanno appeso uno striscione al cancello di ingresso del centro di produzione: “Adesso parliamo noi”, si legge.

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