Dipendenti
in nero, anche irregolari, vivevano nel laboratorio tessile di proprietà di un
italiano
Bambini costretti in una fabbrica clandestina senza finestre, con muri di cartone a dividere gli spazi; un laboratorio illegale di proprietà di un italiano ma gestino da un cittadino cinese a Busto Arsizio, dove i piccoli vivevano insieme ai genitori sfruttati. La scoperta è dell'Ispettorato del lavoro di Varese. Entrati nello stabilimento durante la notte del 23 settembre scorso insieme a carabinieri e Asl, hanno trovato nell'azienda tessile clandestina undici lavoratori cinesi, di cui sei irregolari e con bambini al seguito. Le indagini, coordinate dalla procura di Varese, hanno appurato che i turni di lavoro per gli operai erano di quindici ore consecutive, senza riposo giornaliero o settimanale. I carabinieri di Busto Arsizio, dopo aver identificato tutti i presenti e denunciato i lavoratori clandestini, hanno denunciato a piede libero il titolare dell'attività per occupazione e sfruttamento di lavoratori clandestini e violazione di norme in materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, con una multa fino a sessantamila euro. Altri quarantottomila euro li dovrà pagare per il "lavoro nero". La fabbrica - senza finestre che si potessero aprire, con un impianto elettrico non a norma e in pessimo stato - é stata sequestrata. Solo pochi giorni fa, sempre nella provincia di Varese, era stato trovato un bambino di otto anni al lavoro insieme ad altre due minorenne in un laboratorio di Olgiate Olona. |
Lavoro minorile: “Fornitori di
Nestlè sfruttano i bambini nei campi di cacao”
L'azienda elvetica, insieme a Mars e a Hershey's, è
accusata di chiudere un occhio sulle condizioni di lavoro degli schiavi-bambini
in Costa d'Avorio. La denuncia collettiva è stata presentata in California
In California è stata depositata una denuncia collettiva contro Nestlè, Mars e Hershey’s in merito allo sfruttamento di bambini nei campi di cacao in Costa d’Avorio. A occuparsi della causa è Steve
Berman, specializzato nella difesa dei consumatori e già protagonista di azioni legali contro Enron e General Motors. L’annuncio è stato dato sul sito dello studio di avvocatura Hagens Berman, che contesta ai fornitori di cacao la tratta e il lavoro forzato dei bambini: “I consumatori che si sono rivolti a noi sono scioccati dal fatto che i dolci che consumano abbiano un prezzo di produzione oscuro e amaro”, scrive Berman nel comunicato. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite “tra il 2013 e il 2014 più di un milione e 100mila bambini sono stati venduti ai proprietari delle piantagioni e sottoposti a lavori pesantissimi e pericolosi. Respirano pesticidi e altre sostanze tossiche e spesso di feriscono perché per lavorare devono usare il machete“. “Le aziende di cibo più grandi e ricche d’America non devono tollerare il lavoro minorile, e tanto meno il lavoro degli schiavi bambini – si legge nella denuncia – Queste compagnie non dovrebbero chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani, specialmente se le società mostrano costantemente di agire in modo socialmente ed eticamente responsabile”. “Il lavoro minorile non ha posto nella nostra catena di creazione di valore”, ha replicato Nestlé all’agenzia Awp. Il gruppo aggiunge che occorre un atteggiamento “proattivo e orientato sul lungo termine” di tutte le parti per mettere fine allo sfruttamento dei bambini in Costa d’Avorio, ma denunce collettive come quella depositata in California non rappresentano il metodo adatto. “Prendiamo misure per eliminare a tappe il lavoro minorile. Esaminando ogni caso affrontiamo il problema alla radice”, ha aggiunto Nestlé, ricordando che inoltre in Costa d’Avorio esiste un sistema di sorveglianza contro il lavoro dei bambini. Non è la prima volta che Berman si scontra con l’azienda elvetica: nemmeno un mese fa l’aveva accusata di sfruttamento del lavoro minorile in Thailandia, dove Nestlé avrebbe ignorato l’impiego di bambini birmani e cambogiani nella pesca finalizzata alla produzione di cibo per gatti.
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